Web Tax: l’Ue si spacca, ma l’Italia va avanti da sola

09 Novembre 14:39 2018 Stampa questo articolo

In Europa proseguono i lavori per giungere a un accordo in materia di tassazione dell’economia digitale. E dopo la battuta d’arresto in Commissione Ue sulla proposta di web tax, durante la riunione Ecofin, il Governo italiano fa sapere che andrà avanti comunque per conto proprio.

A Bruxelles la discussione ha riguardato l’adozione di una misura temporanea del 3% sui ricavi dei giganti della tecnologia, che attualmente hanno sede nei cosiddetti paradisi fiscali. Dibattito, questo, che ha ottenuto il voto contrario di Irlanda, Svezia e Danimarca, con l’Italia che invece ha votato a favore insieme a tutti gli altri membri dell’Unione. Così, se dovesse venire a mancare un accordo politico, alcuni paesi Ue si sono già dichiarati pronti a procedere con forme individuali di tassazione di Big G & Co.

Tra questi c’è anche l’Italia, che ha già adottato una web tax con la legge di Bilancio 2018 (in attesa del decreto attuativo del Mef per l’entrata in vigore dal 1° gennaio 2019) che prevede una tassa del 3% sul valore della singola transazione: tale importo verrebbe “trattenuto” direttamente dai clienti all’atto del pagamento della fattura e il luogo di imposizione corrisponderebbe a quello nel quale si trova l’utente al momento in cui l’imposta diventa esigibile.

Ulteriori decisioni, però, sono a ogni modo rimandate alla prossima riunione del Consiglio Ue in programma il 4 dicembre: in tale sede si capirà se ci sarà una soluzione condivisa tra gli Stati o se i singoli Paesi porteranno avanti iniziative individuali.

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