Viaggio nelle Marche tra birra, tartufi e creatività

26 Ottobre 07:00 2020 Stampa questo articolo

L’era del Covid ha portato allo sviluppo del turismo di prossimità. Rivedere la geometria del territorio, rivalutarne gli itinerari, i percorsi e i luoghi di cui probabilmente non si è a conoscenza, nonostante i pochi km di distanza: capire cosa si nasconde dietro a un monumento, a un borgo o a un produttore di una tipicità del territorio. 

Sulla scia di questi nuovi ragionamenti, si inserisce il progetto delle Alte Marche Creative: una rete di nove comuni che punta a valorizzare un patrimonio culturale e artistico attraverso le singole peculiarità del territorio.

Nove realtà vicine tra loro (Acqualagna, Apecchio, Arcevia, Cagli, Cantiano, Frontone, Piobbico, Sassoferrato e Serra Sant’Abbondio) in cui chiese, monasteri, antichi borghi, e una natura incontaminata si sposano a un’enogastronomia che fonde perfettamente tradizione e innovazione. 

Il viaggio parte da Acqualagna, nota Capitale del Tartufo, in cui il Museo Truffle Experience regala un’esperienza che punta a celebrare e valorizzare il prezioso prodotto locale: tre sezioni che culminano con un incontro gastronomico per assaporare il pregiato fungo. Acqualagna è immersa nella Riserva Naturale Statale Gola del Furlo, un’ampia spaccatura attraversata dal fiume Candigliano e racchiusa fra i monti Pietralata e Paganuccio, da scoprire grazie a itinerari in bici con pedalata assistita.

Il tartufo ha spinto il vicino borgo medievale di Apecchio a sperimentare un insolito abbinamento: birra artigianale e tartufo. La cittadina ai piedi dell’Appennino fra Marche e Umbria da qualche anno è riconosciuta come la “Città della Birra”, grazie alla presenza sul territorio di quattro birrifici artigianali, ma è anche il paese dell’alogastronomia, neologismo coniato per indicare le connessioni virtuose tra birra artigianale, prodotti di qualità e territorio di provenienza. Infatti qui ha sede l’Associazione Nazionale Città della Birra con l’obiettivo di dar vita a una filiera turistica legata alla birra, vanto del territorio grazie alle acque del Monte Nerone, particolarmente idonee alla produzione brassicola. 

Si prosegue per Arcevia, in provincia di Ancona, patria del Mais Ottofile di Roccacontrada, riscoperto nel 2005 da Marino Montalbini. Il nome è dovuto alla disposizione dei chicchi sulla spiga. Il comune, oltre a eccellenze enogastronomiche, ha una vastità territoriale che vanta ben 18 frazioni e nove castelli: Avacelli, Castiglioni, Caudino, Loretello, Montale, Nidastore, Piticchio, Palazzo e San Pietro in Musio. La conformazione del paesaggio rende ogni località particolarmente adatta per passeggiate ed escursioni, anche in mountain bike. Infatti, il Monte della Croce e il Monte Sant’Angelo sono solcati da suggestivi sentieri facilmente percorribili. 

In tema di castelli, Frontone, comune con poco più di 1.200 abitanti, ne vanta uno risalente all’XI secolo che, arroccato su uno sperone, domina la vallata. Dopo svariate vicissitudini e anni di abbandono, è stato acquistato dal Comune di Frontone nel 1985 ed oggi, restaurato, è visitabile solo su appuntamento. Il paese è noto ai più per la famosa crescia, da non confondere alla tradizionale piadina romagnola. Infatti, questo piatto tipico si differenzia sia per gli ingredienti che per la modalità di cottura, alla brace.

Cagli punta sull’arte offrendo una passeggiata nel centro storico che parte dal Teatro Comunale, vero gioiello della cittadina marchigiana. Costruito nel 1871, al posto del precedente Teatro delle Muse, e restaurato nel 1999, è ricco di decorazioni e figure simboliche realizzate dalla mano dell’artista Alessandro Venanzi. Negli anni è diventato un punto di riferimento per artisti italiani ed internazionali, adottando la formula delle “brevi residenze artistiche e creative”.

È la gola che sposta l’itinerario a Cantiano, paesino noto per la produzione delle famose amarene che richiamano una tradizione antica quanto La Turba, la sacra rappresentazione del Venerdì Santo. Ma Cantiano richiama anche il Monte Catria, sede di una delle quindici “razze di cavalli a distribuzione limitata”: il Cavallo del Catria, utilizzato un tempo per trasportare legna dai boschi vicini, ed oggi, grazie anche alla loro docilità, impiegati per compiere gite nella natura del Monte Catria. Attualmente la maggior parte degli esemplari vivono allo stato brado sul monte.

Abbracciata dal Monte Catria è Serra Sant’Abbondio che con i suoi mille abitanti è il comune più piccolo della zona. Nel centro del borgo sorgerà un ecomuseo dedicato alla storia e all’identità delle comunità appenniniche che risiedono nel territorio: un patrimonio culturale e umano fatto di antichi saperi e mestieri, di usanze ma anche di sapori locali. Tra questi, le pencianelle, una pasta preparata con due tipi di farine oggi condita con un sugo di fagioli e salsiccia, ma un tempo cibo povero di chi lavorava nei campi.

Ubicato in una stretta valle racchiusa dagli aspri versanti dei monti Nerone e Montiego, Piobbico sorge attorno alla confluenza tra i torrenti Biscubio e Candigliano, dominato dalla sagoma del suo elemento architettonico più rilevante, il Castello Brancaleoni, che sorge al centro del paese su di una panoramica collinetta. Con ben 130 stanze, è  sicuramente la maggiore attrattiva turistica di Piobbico. Le sale del piano nobile sono decorate con stucchi dorati ed affreschi aventi per soggetto episodi mitologici e l’esaltazione dei Brancaleoni. 

Il percorso termina a Sassoferrato, uno dei Borghi più belli d’Italia. La cittadina vanta tesori d’arte e beni culturali frutto dell’intelligenza, della creatività e della genialità di uomini illustri che qui sono nati. Personaggi come il giurista Bartolo, l’umanista Niccolò Perotti e il pittore Giovan Battista Salvi hanno dato lustro, con la loro sapienza e loro opere, all’immagine di Sassoferrato nel mondo. Importante è il Complesso di San Pietro, con opere di pittori locali, e una canonica che racchiude antichi reperti e libri. I musei e le raccolte d’arte “raccontano” la storia, la capacità creativa e le tradizioni di una città fortemente ancorata alle radici e ai valori dell’entroterra marchigiano.

L'Autore

Antonella Caporaso
Antonella Caporaso

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