Viaggi 2022, i numeri della (semi) ripartenza

28 Marzo 12:21 2022 Stampa questo articolo

Abbiamo visto frotte di turisti, molti europei, domenica in Piazza San Pietro per dire “no alla guerra” e nel contempo visitare la Roma papalina. Code lungo i tornanti della Costiera amalfitana, dove sono riapparsi anche i gruppi, presagio dell’ancora temuto overtourism, retaggio pre pandemico che presto o tardi tornerà all’estero come Italia.

La ripartenza (cosiddetta imperfetta) del travel nostrano in questo primo trimestre del 2022 è stata fotografata da Assoturismo Confesercenti. Da gennaio a marzo si contano 12,1 milioni di arrivi turistici e 41 milioni di pernottamenti, ancora circa 16 milioni in meno (-28%) rispetto allo stesso periodo del 2019, l’ultimo senza restrizioni. La macchina ha riacceso i motori, anche se “caro energia e tensioni internazionali rimandano a data da destinarsi il ritorno ai livelli pre Covid”, sostiene l’associazione.

Una ripresa sotto le attese degli operatori: il differenziale con i livelli precedenti alla pandemia è ahinoi ancora significativo. 

Non decolla, in particolare, l’incoming. Nei primi tre mesi dell’anno i pernottamenti di italiani si sono assestati sul -18% rispetto al pre Covid, quelli dei turisti esteri sul -38%, circa 10 milioni in meno. Mancano all’appello soprattutto gli extraeuropei, per il trascinamento dell’incertezza sanitaria e per l’impatto del caro carburante sui voli di lungo raggio; ma la crisi russo-ucraina ha fatto crollare da fine febbraio anche le prenotazioni dall’Europa dell’est. Sotto la media le presenze Usa, mentre resistono quelle da Francia, Germania e Spagna

Ma i prezzi alle stelle della benzina hanno influenzato anche sul turismo domestico. A marzo il 37% degli italiani ha ridotto gli spostamenti con mezzo privato per fronteggiare gli aumenti alla pompa, che sui viaggi del fine settimana hanno un’alta incidenza: per un’automobile privata a benzina fino a oltre il 30% in più per una tratta di 200 km (Milano-mare, ad esempio). 

Guardando alle località, nei primi tre mesi del 2022 quelle di interesse storico e artistico hanno intercettato circa il 34% del movimento complessivo, quota simile alla montagna. Il 10% circa ha scelto la costa, mentre il 4,3% campagna e collina. Nel confronto con il 2019, però, il bilancio è negativo per tutti i prodotti, soprattutto dove la quota straniera è di solito rilevante. Continuano le difficoltà per città d’arte (-39% di presenze) costa (-24%) e montagna (-21%), che ha scontato la mancanza di neve. Resistono invece meglio campagna e collina (-9%), dove il turismo italiano è predominante. 

«Eravamo convinti che nel 2022, superata la fase critica, si potesse rilanciare il turismo ritornando almeno ai livelli pre Covid. Ma le tensioni internazionali pesano sulla ripresa della domanda straniera, e la stangata su carburanti, luce e gas su quella italiana – commenta Vittorio Messina, presidente di Assoturismo Confesercenti – Anche le prospettive per Pasqua e primavera non sono delle migliori, con numerose disdette per aprile e maggio. Bollette e preoccupazione per la guerra rischiano di condizionare i viaggiatori più del rischio pandemia, che ormai fa meno paura. È quindi ancora necessario sostenere il comparto: subito con promozioni, grandi eventi e misure per il lavoro; sul medio-periodo con investimenti in digitalizzazione e ecosostenibilità, per modernizzare il sistema ricettivo e intercettare nuove tendenze di consumo. Gli operatori della filiera turistica hanno già dato testimonianza della loro resilienza: ora sta al governo fare il possibile per sostenerli».

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