Ventisei porti turistici a rischio fallimento

11 Gennaio 15:53 2017 Stampa questo articolo

Porti turistici italiani a rischio fallimento per il pericolo dei canoni retroattivi. A lanciare l’allarme sono Ucina, Assomarinas e Assonat. La sentenza della Corte Costituzionale, chiamata a pronunciarsi sul provvedimento, sarà decisiva per la sopravvivenza di 26 porti turistici, fra i maggiori del Paese. Il nodo è l’applicazione della normativa sulle concessioni turistico-ricreative anche ai porti turistici che ha scatenato un contenzioso lungo 10 anni.

L’applicazione di questa normativa ha modificato a posteriori i termini dei contratti firmati dagli investitori con lo Stato, che prevedevano per il comparto una specifica legislazione, riconoscendo gli ingenti investimenti connessi alla realizzazione di queste opere e la differente natura dello stesso titolo concessorio rispetto a quello delle concessioni balneari.

La retroattività ha reso indispensabile il ricorso alla Corte Costituzionale. Conti alla mano, questi 26 porti turistici sostengono che l’aumento retroattivo dei canoni demaniali potrebbe portarli al fallimento, con la perdita di 15 mila posti barca complessivi e un “buco” di 190 milioni di euro a fronte del ricavo di 3,5 milioni di gettito per l’erario derivante dall’aumento.

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