Vent’anni di Maurizio Levi, il t.o. senza confini

25 Settembre 07:00 2019 Stampa questo articolo

Maurizio-LeviCome nel cinema un film d’autore spicca per fantasia e originalità, nel mondo dei viaggi l’unicità di un tour d’autore deriva dalla ricchezza di luoghi inesplorati o quasi inaccessibili.
I Viaggi di Maurizio Levi, tour operator specializzato in itinerari ad alto contenuto culturale, ne ha fatto una filosofia operativa che, in 20 anni di attività, gli sta dando ragione, come spiega Maurizio Levi.

Cos’è cambiato in 20 anni nel concept del viaggio?
«La cultura del viaggio è aumentata in qualità. Oggi si fanno scelte di viaggi, così come si compiono radicali scelte di vita, e i clienti diventano più esigenti sulla selezione degli itinerari e i luoghi da visitare. Tutto questo comporta una forte attenzione alla preparazione del nostro team che dialoga con agenzie e clienti. Si devono dare le risposte giuste per far sì che non ci si rivolga a operatori generalisti».

Cosa vi rende diversi dagli altri operatori?
«Noi ci differenziamo dagli altri perché investiamo nelle ricognizioni di nuovi luoghi; siamo alla continua ricerca di tour particolari, con visite a monumenti o luoghi fuori rotta. E oggi c’è molta più richiesta per questa modalità di viaggio-scoperta».

Come si è evoluta la struttura del t.o. I Viaggi di Maurizio Levi?
«Rispetto ai primi anni di attività, oggi siamo aumentati in tutti i reparti, dal booking all’amministrazione, alla comunicazione. Attualmente lo staff è composto da 25 persone».

Di conseguenza, si sta ampliando anche la programmazione? Con quali novità di prodotto?
«Per la programmazione del 2020 riproporremo l’Egitto: non il deserto perché è ancora chiuso, ma crociere con accompagnatori archeologici ed egittologi e con le stesse modalità stiamo programmando la Turchia con due itinerari, uno sulla costa Egea e un altro verso l’Iran e già da questo mese abbiamo chiuso la partenza di un primo gruppo per l’Anatolia. Questi tour, in Italia, non li programma nessuno. Poi c’è la Cina con viaggi a connotazione etnografica: ad esempio programmiamo lo Yunnan, i festival nelle zone tibetani, e ancora per Natale il festival del ghiaccio nella Manciuria, unico t.o. a proporlo».

Altre destinazioni sulle quali state investendo?
«Stiamo riproponendo il Nicaragua che è sicuramente, per me, il più bel Paese del Centro America, ancora meglio di Panama o del Guatemala. Lo programmiamo con un accompagnatore del luogo molto preparato. E poi c’è il Sudan che riprendiamo dopo un periodo burrascoso e siamo convinti che avrà l’interesse dei viaggiatori e infatti abbiamo già richieste per Natale sia per il tour verso la Nubia che verso l’Egitto, un’area di fronte ad Abu Simbel, un itinerario molto bello e inedito.»

Clienti finali e adv: qual è il vostro approccio al mercato?
«Circa la clientela, abbiamo molti repeater, solitamente tra 50 e 60 anni, ma stiamo investendo su nuove generazioni di viaggiatori, grazie anche ai canali social. A loro proponiamo fly and drive o, ad esempio, il trekking in Argentina. Il nostro staff al booking ha una media di 30 anni e questo facilita anche l’approccio con le adv. Con loro, poi, facciamo spesso serate a tema, soprattutto in provincia, dove è più radicato il rapporto adv-cliente. Poi organizziamo fam trip con stampa e adv nelle mete di punta come Oman e Algeria».

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L'Autore

Andrea Lovelock
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