Venezia, un turista su due è extra europeo

24 Maggio 16:41 2017 Stampa questo articolo

È dei mercati d’oltreoceano la leadership dei flussi turistici in entrata a Venezia negli ultimi dieci anni. Dai dati presentati dal Ciset, infatti, risulta che su un totale di circa 25 milioni di visitatori l’anno di cui 3,4 definiti falsi escursionisti (coloro che pur visitando la città pernottano in terraferma), quasi il 51% proviene infatti dai mercati d’oltreoceano e solo un 14,6% dall’Italia, mentre l’Europa presenta una quota superiore al 35%.

Inoltre, la stima totale del giro d’affari derivante dal turismo si aggira intorno ai 2,5 miliardi di euro. «Negli  ultimi 10 anni – spiega Damiano De Marchi, ricercatore senior del Centro Studi – c’è una forte differenziazione della crescita media annua dei flussi turistici. Gli italiani infatti crescono mediamente la metà della crescita dei flussi europei, mentre i flussi extra europei crescono mediamente il doppio di quelli europei portando la quota del turismo extra Ue oltre il 50%».

Tra i principali flussi extra-europei, a parte gli Usa che vantano il 13,7% di share, figurano la Cina col 4,2%, la Corea del sud con il 3,4%, l’Australia con il 2,9%, il Giappone con il 2,7% e il Brasile con il 2,2%, mentre lo share di tutti gli altri paesi extra europei tra cui Canada, Russia, Argentina e Messico, sfiora il 22%.

«Possiamo osservare un rallentamento della crescita della Cina – ha poi sottolineato De Marchi – mentre altri Paesi asiatici vedono una crescita importante. È il caso della Corea del Sud, che si posiziona al terzo posto scalzando il Giappone e dell’India, anch’essa in crescita sostenuta. Spostandoci in America Latina, vediamo che la crescita impetuosa del Brasile si interrompe nel 2015 mentre continua per Argentina e Messico. Infine, la Russia, nelle prospettive 2016 e previsioni 2017 sembra invertire la rotta (negativa) rispetto agli ultimi anni durante i quali è pesata la componente politica ed economica».

Infine riguardo alla spesa turistica media giornaliera si aggira intorno ai 200 euro e i big spender risultano essere gli asiatici (cinesi e giapponesi) rispetto agli americani.

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