Shutdown Usa, aeroporti e vettori alla conta dei danni

18 Gennaio 13:47 2019 Stampa questo articolo

Milioni di dollari di ricavi andati in fumo e la necessità di rimandare l’entrata in flotta di otto aeromobili. Lo shutdown che sta interessando i dipendenti dell’amministrazione pubblica americana dallo scorso dicembre incomincia a fare sentire i suoi effetti anche sulla travel industry, a cominciare da compagnie aeree come Delta Air Lines.

«Nel solo mese di gennaio – ha detto questa settimana Ed Bastian, coo del vettore a stelle e strisce – Abbiamo calcolato di avere perduto circa 25 milioni di dollari in termini di mancati ricavi a causa dei disservizi negli aeroporti. Inoltre, abbiamo dovuto posticipare il lancio dei nuovi Airbus A220 per la mancanza degli ispettori di sicurezza facenti capo alla Federal Aviation Administration».

Problemi analoghi anche in casa Southwest, che proprio in questi giorni avrebbe dovuto lanciare i nuovi collegamenti per le Hawaii, che invece sono stati rimandati in assenza delle certificazioni dell’Agenzia federale dell’aviazione.

Meno problematiche, invece, le conseguenze dello shutdown del governo Usa per chi viaggia. Se le autorità aeroportuali fanno sapere di arrivare ai checkpoint almeno tre ore prima del volo per evitare brutte sorprese, in un sondaggio condotto dalla società specializzata Mmgy Global, sono più del 16% i viaggiatori americani che hanno già cancellato una vacanza in seguito ai disagi dello shutdown. Ma non è tutto, perché tra coloro che ancora hanno intenzione di programmare un viaggio nei prossimi mesi, solo la metà hanno assicurato di farlo senza alcun tipo di preoccupazione.

Intanto, sono sempre di più gli scali in giro per gli Usa dove i disagi incominciano a farsi sentire. Al Miami International Airport, ad esempio, l’assenza dal lavora dei controllori di sicurezza ha provocato nei gironi scorsi la chiusura di un settore dedicato agli imbarchi; la stessa cosa è avvenuta al George Bush Intercontinental Airport di Houston e al Dulles International di Washington, mentre ad Atlanta i tempi di attesa ai checkpoint sono aumentati di più di un’ora.

Secondo la U.S. Travel Association, il blocco degli stipendi federali sta già costando 100 milioni di dollari al giorno in mancate spese legate ai viaggi, mentre sul fronte dei viaggi d’affari un sondaggio condotto tra gli iscritti della Global Business Travel Association ha sottolineato come già ora siano i due terzi i viaggiatori d’affari convinti di subire conseguenze negative dallo stato di cose esistente.

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Giorgio Maggi
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