Una low cost per amica: la ricetta di Bergamo Airport

06 Luglio 12:42 2022 Stampa questo articolo

«Basta con la definizione di compagnie low cost: è un concetto che non esiste più». Emilio Bellingardi, direttore generale di Sacbo (aeroporto di Bergamo), è convinto che il modello di business del trasporto aereo nel network europeo è cambiato per sempre «e non si tornerà più indietro. L’unica differenza di servizio al momento è solo quella offerta dalle legacy sulle tratte intercontinentali. Ma per il resto nel nostro continente i modelli sono ormai simili per tutti: sia dal punto di vista tariffario, sia per i servizi».

Una visione che non è intaccata dall’attuale emergenza cancellazioni e disguidi negli aeroporti di mezza Europa, ma che rilancia invece una maggior collaborazione proprio tra le varie compagnie aeree.

Anzi, lo sguardo di Bergamo – dove Ryanair ha la più grande base europea – si allarga al nuovo concetto di self hubbing e a una ricerca di alleanze tra low cost e compagnie classiche. «C’è una crescita importante sulla capacità di creare transito e fare da hub (senza esserlo formalmente) tra Nord Europa, Bergamo e Sud Europa. È un modello che sta funzionando grazie all’ampio network di Ryanair che in alcuni casi sta iniziando a offrire il servizio di bagaglio a destinazione su collegamenti in connessione che passano per il nostro scalo. È un evoluzione di un processo che il cliente ha già iniziato a fare da solo in questi anni».

Bellingardi è convinto che – soprattutto per gli aeroporti periferici – questa sia la nuova realtà. Tanto che Sacbo ha varato BergamoLink, una piattaforma per i viaggiatori che permette di pianificare il viaggio utilizzando l’aeroporto come connettore e che permette di raggiungere più di 100 destinazioni in Europa e nel mondo. «Acquistando anche biglietti di compagnie aeree differenti si ha diritto al check in dedicato in sala Vip per l’imbarco del tuo bagaglio, alla Fast Track e a una vera e propria esperienza di connessione. Crediamo che sia un sistema che può crescere e cerchiamo di convincer i vettori a investire in questo progetto».

L’altro grande tema, però, è il modello dei grandi hub internazionali. «Credo che sia necessario trovare in futuro un accordo tra legacy e low cost affinché queste ultime facciano feederaggio sulle rotte intercontinentali che le compagnie classiche fanno fatica ad alimentare – rimarca il manager –  Ci sono limiti, diffidenze reciproche e tecnologie da integrare, ma questa è la strada da percorrere perchè solo così i vettori legacy possono sostenere le rotte a lungo raggio che sono diventate molto competitive e iniziano ad avere basse marginalità che non vengono ripagate a sufficienza dai voli a corto raggio di avvicinamento».

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L'Autore

Gabriele Simmini
Gabriele Simmini

Giornalista. Specializzato in trasporto aereo e ferroviario, economia, agenzie di viaggi, tecnologia ed estero. Segue convention e fiere internazionali.

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