Turismo, il re è nudo.
Bce: «Economia in frenata»

Turismo, il re è nudo. <br>Bce: «Economia in frenata»
04 Agosto 12:14 2022 Stampa questo articolo

Da un lato la vigorosa ripresa del turismo nel terzo trimestre, dall’altro il rischio – sempre più concreto – che la bolla della ripartenza post Covid esploda in autunno. A delineare questa prospettiva, fatta più di ombre che di luci, è il bollettino economico della Bce – La Banca centrale europeo, guidata in passato proprio dal nostro premier uscente Mario Draghi, che ora sembra salutarci prima dello schianto.

“Le imprese continuano a fronteggiare costi più elevati e interruzioni nelle catene di approvvigionamento, sebbene vi siano timidi segnali di un allentamento di alcune strozzature dal lato dell’offerta. Considerati congiuntamente, tali fattori stanno gettando più di un’ombra sulle prospettive per la seconda metà del 2022 e oltre”, si legge nel documento rilanciato dalle agenzie di stampa.

Senza troppi giri di parole, la Bce rileva come “l’attività economica nell’area dell’euro stia rallentando” e ll conflitto russo-ucraino “rappresenti un persistente freno alla crescita”, nonostante la ripresa dei viaggi e “il turismo dovrebbero favorire l’economia nel terzo trimestre di quest’anno”.

“Il protrarsi della guerra in Ucraina – sancisce il bollettino – continua a rappresentare una fonte di significativi rischi al ribasso per la crescita”

“Nei trimestri a venire – si legge ancora – l’elevata incertezza, le pressioni sui prezzi delle materie prime e l’inasprimento delle condizioni di finanziamento dovrebbero frenare la spesa per consumi e investimenti”.

Inoltre, “un’ulteriore riduzione delle forniture di gas dalla Russia, con la prospettiva di razionamenti nei mesi autunnali e invernali, potrebbe indebolire l’attività economica in misura significativa e determinare nuovi rincari energetici”.

Ma qualche soluzione-tampone dovrebbe e potrebbe esserci: “L’impatto di ulteriori turbative energetiche potrebbe essere attenuato dalla tenuta del mercato del lavoro, dagli elevati livelli di risparmio accumulato e da misure di bilancio aggiuntive e mirate“. Una patata assai bollente per il governo che verrà.

Guardando i numeri, nel primo trimestre del 2022 il Pil in termini reali nell’area dell’euro è cresciuto dello 0,5% sul periodo precedente, trainato dal contributo positivo fornito dell’interscambio netto e dalle scorte, mentre la domanda interna ha segnato una contrazione. Se si esclude l’Irlanda, il Pil dell’area dell’euro è aumentato dello 0,3% sul periodo precedente, fa sapere la Bce.

Per il secondo trimestre del 2022, specifica l’istituto di Francoforte, l’impatto positivo sull’attività dell’area dell’euro esercitato dalla revoca delle restrizioni dovute alla pandemia sembra avere più che compensato il persistere di fattori sfavorevoli alla spesa per consumi e investimenti.

Nel frattempo, in particolare a giugno, l’inflazione è ulteriormente salita all’8,6%. L’impennata dei prezzi dei beni energetici è stata ancora la componente più importante dell’inflazione complessiva. Si è inoltre registrato un ulteriore aumento dell’inflazione dei beni alimentari, attestatasi all’8,9% a giugno, riflettendo in parte la rilevanza di Ucraina e Russia quali produttori di beni agricoli.

Di qui il caro prezzi che si sta diffondendo in un numero crescente di settori, turismo in primis, causato soprattutto dall’impatto indiretto degli elevati costi dei beni energetici sull’intera economia. Di conseguenza, la maggior parte delle misure dell’inflazione di fondo è ulteriormente aumentata.

Alla luce di ciò, il Consiglio direttivo della Bce si attende che l’inflazione si mantenga su livelli superiori a quelli desiderabili per qualche tempo, con pressioni derivanti anche dal deprezzamento del tasso di cambio dell’euro.

In una prospettiva di più lungo periodo, tuttavia, in assenza di nuove turbative, prevede la Banca centrale europea, i costi dell’energia dovrebbero stabilizzarsi e le strozzature dal lato dell’offerta dovrebbero attenuarsi. Tutto ciò, unitamente alla normalizzazione in atto della politica monetaria, dovrebbe contribuire al ritorno dell’inflazione sull’obiettivo fissato dal Consiglio direttivo.

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