Tipicità 2018, tutto il bello delle Marche in una fiera

by Giulia Di Camillo | 27 Marzo 2018 12:43

Cibo, manodopera e senso di appartenenza. Tre elementi imprescindibili per Tipicità, giunta ormai alla sua 26ª edizione e tenutasi al Fermo Forum, nelle Marche, dal 3 al 5 marzo scorsi, con l’Isola d’Elba ospite d’onore. Il festival, che come recita il suo pay off è un vero e proprio “crocevia delle qualità”, «mette a circuito tutto il bello della regione», afferma il sindaco di Fermo, Paolo Calcinaro, e sfodera da sempre un’arma infallibile: lo spirito di squadra, che si traduce nella capacità di mettere «il vino accanto alla scarpa come se fosse la cosa più naturale possibile, in un promuoversi reciproco», ribadisce più volte il direttore della fiera, Angelo Serri. Da Sorbatti, storico cappellificio, fino ai prodotti tipici di Falerone, orgoglioso del suo olio del piantone, passando per la tradizione del salumificio Casa Ciriaci.

«Tipicità è diventato, negli anni, uno strumento di marketing territoriale importante. E lancia messaggi che bisogna recepire, cogliendo così le giuste opportunità di crescita, soprattutto per i giovani che devono poter restare nella nostra terra», dice Serri.

Tre padiglioni tematici, Wine & Food, Experience e Art & Genius, circa 10mila biglietti staccati, oltre 200 realtà presenti e 100 eventi in cartellone, permettendo il dialogo tra i vari professionisti di settore, compresi chef di livello mondiale del calibro di Chicco CereaDavide BottaEnrico Derflingher e Silvia Baracchi. Al centro dello spazio espositivo, inoltre, un innovativo bio garden, teatro di una serie di dibattiti sul tema del biologico.

Ma alla base del progresso regionale, di pari passo con i principi di Tipicità, c’è la formazione. L’apertura della kermesse, infatti, ha visto incontrarsi i tre rettori delle università marchigiane, insieme con Nunzio Tartaglia, responsabile macro area centro-sud Italia di Ubi Banca, project partner dell’evento, intervallati dalla moderatrice Cinzia Poli di Radio 2.

«È necessario recuperare il senso della comunità, puntando su più avanzati modelli di sviluppo», commenta Francesco Adornato, dell’Università di Macerata. Interviene subito, poi, Sauro Longhi, dell’Università Politecnica delle Marche, secondo cui «ci vorrebbe almeno il doppio degli studenti per crescere ancora».

«Una parola: innovazione – aggiunge Claudio Pettinari, dell’Università di Camerino – Non potremo mai essere un polo per un qualcosa di grande, però in compenso siamo capaci di collegare più cose, di fare relazione». Ed è per questo che Tartaglia considera «la frammentazione interna come una situazione da evitare ora e sempre».

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