Stagione sciistica al palo: la conta dei danni di Anef

by Redazione | 2 Marzo 2021 10:18

Bilanci degli impianti di risalita dei comprensori sciistici a disposizione del governo per commisurare i ristori e i sostegni da erogare appena possibile: è la mano tesa dell’Anef, l’Associazione nazionale degli esercenti  funiviari che rappresenta circa il 90% degli impianti, all’indomani delle preannunciate ulteriori restrizioni che di fatto compromettono definitivamente la stagione sciistica 2020-2021.

Oggi più che mai Anef ritiene indispensabile garantire un futuro alla filiera socio-economica delle comunità di montagna, che rappresenta una colonna portante per il presidio del territorio montano italiano e che garantisce un’importante percentuale del Pil del turismo nazionale.

Forte della rappresentanza di circa 1800 impianti associati su un totale di 2000, distribuiti su Alpi e Appennini, in tutte le regioni sia a Statuto Ordinario che a Statuto Speciale, e una forza lavoro che supera le 15mila unità, tra collaboratori fissi e stagionali, l’Anef specifica in una nota che le aziende associate generano un fatturato aggregato annuo che, in media, supera gli 1,1 miliardi di euro (di cui circa 850 milioni di euro dalla sola attività di vendita dei titoli di transito), e un indotto a favore del sistema socio economico territoriale calcolato tra 7 e 10 volte.

Alla luce di questi numeri, la categoria risulta tra le più danneggiate dalle conseguenze dell’epidemia in quanto, pur non rappresentando lo sci un’attività di per sé stessa pericolosa ai fini del contagio, le aziende sono state completamente bloccate e impossibilitate a lavorare fin dal 10 marzo 2020, in ragione della scelta, peraltro comprensibile, di limitare la mobilità dei turisti e di evitare qualsiasi occasione di assembramento. I continui spostamenti delle date di apertura, prima annunciate e poi annullate con ben 7 rinvii in 3 mesi, hanno comportato, oltre alla profonda delusione di tutti gli operatori, enormi disagi organizzativi e pesanti costi di preparazione, che ora compromettono la sostenibilità aziendale. I gestori delle aree sciabili infatti, avendo completamente perso ogni occasione di ricavo per la stagione invernale 2020-2021, si stanno trovando in una situazione di grave difficoltà, per la necessità di continuare a sostenere gli ingenti costi fissi, senza poter contare su alcuna prospettiva di incasso da oggi fino a dicembre 2021. In totale saranno 21 mesi senza ricavi, a fronte di costi strutturali che superano, a livello aggregato, i 600 milioni di euro annui.

Ecco perché, l’associazione  intende basare il confronto su dati oggettivi, certi e verificabili. Per fare questo ha avviato un’approfondita indagine alla quale hanno partecipato più di 170 aziende associate, per un totale di ca. 1200 impianti su 1800, che si sono rese disponibili ad operare una riclassificazione analitica dei propri bilanci, allo scopo di far emergere in modo puntuale sia il valore della produzione (valore medio in un anno normale rispetto al dato 2020/2021), sia l’incidenza dei costi, considerati in ogni singola voce e suddivisi tra fissi, semi-fissi e variabili.

Una indagine che è stata presentata al governo a metà gennaio, dalla quale è emerso che il comparto presenta delle peculiarità che lo differenziano da tutti gli altri settori industriali del Paese, in quanto concentra quasi il 90% degli incassi annuali in soli 4 mesi (dal 1° dicembre al 31 marzo circa) e, al contempo, deve confrontarsi con una struttura di costi fissi estremamente rigida, tanto che i costi incomprimibili, in quasi tutte le aziende, superano abbondantemente il 70% del fatturato.

Da qui è stato avviato un intenso confronto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, al fine di arrivare alla definizione di misure di indennizzo che potessero risultare adeguate e coerenti con la dimensione del danno subito dalle singole società. Il dialogo con il Governo sulle misure di indennizzo ha portato nelle scorse settimane a individuare come ragionevole l’applicazione anche in Italia del modello studiato in Francia e già notificato alla Commissione Europea.

Un modello che, partendo dai limiti imposti dal Temporary Framework, garantisce tempestività nell’intervento e tutela degli interessi dello Stato, in quanto offre il vantaggio di consentire una definizione rapida e sicura dell’entità dell’indennizzo di spettanza ad ogni impresa, pur nel rispetto di tutte le necessarie procedure di controllo e di verifica dei requisiti dei singoli richiedenti.

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