Spendere di più per viaggi green? No di due italiani su tre

04 Luglio 10:39 2022 Stampa questo articolo

Si fa presto a dire digital e sostenibilità: nel turismo c’è ancora una buona parte di utenti-viaggiatori abbastanza diffidenti dei supporti digitali e per nulla disposti a pagare di più per prodotti e servizi ad alta sostenibilità.

Dati che a sorpresa smentiscono un sentiment diffuso mediaticamente da diverso tempo e affiorati dal Rapporto 2022 sulla sostenibilità digitale nel turismo condotto dalla Fondazione per la Sostenibilità Digitale.

«I risultati generali – ha commentato Stefano Epifani, presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale – evidenziano che malgrado molti italiani dichiarano di dare grande importanza alla sostenibilità, a tali convinzioni non corrisponde un reale impatto sui comportamenti quotidiani e sulle scelte. Anche quando parliamo di turismo, e specialmente quando tali scelte toccano il portafoglio. Due italiani su tre, infatti, non sono disposti a spendere di più per strutture sostenibili».

La ricerca ha analizzato il comportamento degli italiani rispetto alle app per il turismo con particolare attenzione a quelle che possono migliorare il fattore della sostenibilità.

Ebbene il rapporto ha rilevato che il 30% degli italiani ritiene che le tecnologie digitali non siano utili nel contrastare il fenomeno del sovraffollamento turistico. Un dato preoccupante, che riflette ancora scarsa consapevolezza da parte dei cittadini italiani rispetto al potenziale ruolo del digitale nell’ambito del turismo: un quarto della popolazione – il 25% – ritiene, inoltre, che l’uso delle tecnologie digitali non abbia migliorato la propria esperienza in questo settore.

Al tempo stesso il 79% degli italiani ritiene che le applicazioni di prenotazione online di alberghi e ristoranti consentano di scoprire mete alternative, al di fuori delle destinazioni ordinarie, supportando dunque gli operatori più piccoli. Tuttavia, secondo il 68% degli intervistati queste stesse applicazioni concentrano l’attenzione del turista sui posti più popolari, favorendo gli operatori più grandi.

Ma il dato certamente più eclatante riguarda l’alta percentuale di italiani (73%) che non è disposto a spendere di più per strutture green: un dato significativo, che esprime come l’aumento delle sensibilità rispetto alle tematiche ambientali da parte dei consumatori non vada ancora di pari passo con le scelte economiche che consentirebbero di concretizzare tale attenzione.

Nel dettaglio il rapporto ha evidenziato differenze significative sulla prenotazione delle strutture green che si notano rispetto al titolo di studio e all’età: chi ha un titolo di studio elevato è maggiormente disposto a spendere di più (60%) rispetto a chi ne ha uno basso; a non voler spendere di più sono in misura maggiore le persone tra i 45 e i 64 anni (76%) rispetto a quelle tra i 18 e i 44 (70%). Inoltre solo il 27% degli italiani utilizza regolarmente app per prenotare strutture ricettive: il dato sale al 39% per i sostenibili digitali e scende al 17% per i sostenibili analogici.

E ancora il 19% degli italiani usa app o siti di monitoraggio della sicurezza sociale dei Paesi che visita, mentre il 31% utilizza regolarmente app per l’acquisto dei biglietti dei musei: il dato varia tra il 49% dei sostenibili digitali e il 17% degli insostenibili analogici

La disamina di Stefani prosegue con un’altra sottolineatura: «La situazione non cambia di molto quando si inserisce nel quadro il ruolo della tecnologia digitale. Se oltre la metà degli italiani, infatti, utilizza strumenti di prenotazione online di alberghi o altre strutture ricettive, solo il 26% di essi sceglie applicazioni che danno importanza alla sostenibilità delle strutture presenti, con un 8% che dichiara di farne un uso regolare, rispetto a un 27% di utenti abituali delle applicazioni tradizionali. Interessante notare come per gli italiani classificati come sostenibili digitali la percentuale di utenti attivi salga al 42%, per scendere al 12% per gli insostenibili analogici».

«Ma ancora più interessante – evidenzia Epifani – è notare come il driver di scelta in questi casi non sia tanto la sostenibilità, ma la digitalizzazione. Infatti, il coefficiente d’uso di tali applicazioni per gli insostenibili digitali è del 36%, contro il 16% dei sostenibili analogici. In altri termini a determinare i comportamenti di sostenibilità contribuisce più la competenza digitale che non il proprio orientamento verso la sostenibilità. Orientamento che talvolta, addirittura, diventa ostativo».

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