Sigilli al Twiga (e al sogno pugliese di Briatore)

16 Maggio 15:12 2017 Stampa questo articolo

A pensare male si fa peccato, ma spesso si indovina. Anche se qualcuno l’avrà fatto, forse questa volta non è davvero il caso di andare a ripescare il vecchio adagio più o meno giustamente attribuito a Giulio Andreotti. In attesa di capire che piega prenderà la cosa, la notizia che arriva dal Salento – la Procura di Lecce ha disposto il sequestro del Twiga, la struttura che stava nascendo a Otranto sotto l’egida di Flavio Briatore – è di quelle che possono fare piacere a molti, sicuramente a chi aveva storto il naso quando l’imprenditore cuneese (che peraltro nel progetto di Otranto non aveva investito un centesimo, limitandosi a concedere al futuro stabilimento balneare l’uso del celebre marchio) aveva qualche settimana fa sferrato un nuovo attacco a mezzo stampa all’industria del turismo salentina.

«Stiamo aprendo una struttura a Otranto, ma non riusciamo a trovare personale qualificato», era stato il commento alle telecamere di CartaBianca, programma in onda su Rai3. «L’Italia è un paese votato al turismo – aveva proseguito Briatore – e il sud Italia potrebbe essere la Florida dell’Europa». Ma mancano – secondo l’imprenditore – scuole e strutture alberghiere capaci di formare professionisti. «Il turismo in Italia è una macchina pronta, ma manca la benzina e un autista disposto a guidarla».

Per chi non se lo ricordasse, la polemica arrivava a distanza di qualche mese dalla critica al modello di turismo che va per la maggiore in Puglia. «Il ricco vuole tutto e subito: non vuole prati, né musei, ma lusso, servizi impeccabili e tanta movida. Masserie e casette, villaggi turistici, hotel a due e tre stelle, tutta roba che va bene per chi vuole spendere poco ma non porterà qui chi ha molto denaro», aveva detto in una tavola rotonda Briatore, sottolineando come per arrivare al suo locale (quello che adesso non si sa che fine farà), «servono anche strade, aeroporti, infrastrutture».

Per il momento però, secondo la Procura, a mancare sarebbero anche le autorizzazioni per alcune costruzioni – dai prefabbricati alla piscina, passando per il solarium e la spianata realizzata per far posto a un parcheggio – del futuro Twiga; tutte costruzioni per cui non ci sarebbero state le adeguate concessioni da parte del Comune. Risultato: i lavori sono stati bloccati, mentre la società Cerra srl (proprietaria del terreno di Otranto e dello stabilimento) e la Billionaire Lifestyle Sarl (proprietaria del marchio Twiga) hanno sospeso la licenza per l’uso della denominazione che avrebbe consentito di accomunare il locale salentino agli altri di proprietà di Briatore.

E anche se la Cerra in una nota ha spiegato che, prima di iniziare i lavori, la società ha «legittimamente ottenuto una concessione edilizia corredata da ben 11 pareri favorevoli da parte di tutte le pubbliche amministrazioni coinvolte», l’inaugurazione estiva del locale rimane un’incognita. Proprio come le affermazioni di Briatore sul turismo in Salento: vere o false?

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Giorgio Maggi
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