Shopping tax free, la sfida della generazione hashtag

08 Novembre 07:00 2019 Stampa questo articolo

Intercettare le nuove generazioni di nativi digitali. È una delle sfide dei brand della moda, emersa al 24° Fashion Summit di Pambianco in corso a Milano, dove Planet, società che offre soluzioni integrate per i pagamenti internazionali, inclusi i servizi di rimborso Iva, ha offerto un suo contributo al dibattito presentando un’analisi demografica degli shopper mondiali, fra sostenibilità, innovazione e modalità di consumo che tendono sempre più verso l’omnichannel.

SHOPPING INTERNAZIONALE IN ITALIA. Con un volume d’affari che ormai raggiunge circa 4 miliardi di euro l’anno, il settore del commercio tax free rappresenta una risorsa fondamentale per il business dei retailer italiani, specialmente per quei brand che operano nell’ambito dell’alta moda e del lusso. Secondo i dati di Planet, dall’inizio dell’anno ad oggi, l’Italia ha registrato un incremento nel volume delle vendite tax free del 9%. Un dato che la dice lunga sul crescente interesse dei turisti internazionali verso il nostro Paese e sulla loro propensione verso i grandi brand luxury.

Non sorprende, dunque, che a occupare i vertici della classifica delle città con volumi di vendite maggiori ci sia Milano, prima fra tutte, che raggiunge il 31% di quota di mercato. Seguono Roma (18%), Firenze (14%) e Venezia (7%). E cresce anche il peso del comparto outlet (+9% di vendite nel 2019).

L’ASCESA DEI MILLENNIAL. Cinesi, in maggioranza, ma anche statunitensi, russi e da Paesi emergenti come Corea del Sud e Taiwan. Sono queste le nazionalità più rilevanti per il retail di lusso italiano ma, nei dati di Planet, a colpire è soprattutto la composizione generazionale degli shopper. Con la cifra record di ben un acquisto su due in ambito tax free, è ufficiale il sorpasso dei millennial (19-38 anni) sulla generazione X (39-54 anni), ferma al 36% del venduto. Si tratta di un risultato trainato soprattutto dalle percentuali di vendite, costantemente al di sopra del 50%, a millennial cinesi e coreani del Sud, che a Firenze e Roma raggiungono picchi record vicini o addirittura superiori al 70%.

Mediamente più adulto, invece, il profilo degli shopper statunitensi e russi, in cui resiste il primato della generazione X. Una tendenza, quella verso un target più maturo, che fra gli americani si estende fino ai baby boomer, che valgono ancora quasi un acquisto su quattro.

AVANZA LA GENERAZIONE HASHTAG. L’ascesa dei millennial rappresenta un primo passo importante, ma per molti versi ancora interlocutorio, verso un cambiamento epocale, che imporrà un ripensamento radicale del modo in cui i brand si relazionano con i propri clienti. Una trasformazione già in atto che si origina nei nuovi stili di vita digitali della cosiddetta generazione hashtag. Un cluster di nuovi consumatori, compresi tra i 14 e 28 anni, che rappresenta circa un quarto della popolazione mondiale e la cui influenza non potrà che aumentare al suo progressivo ingresso nel mondo del lavoro.

«Dal nostro osservatorio privilegiato sul mondo degli shopper internazionali sono ben evidenti i primi segni di un mutamento di mentalità che avrà effetti enormi sul modo in cui le persone vivono l’esperienza di acquisto, soprattutto nel comparto lusso», commenta Sara Bernabè, general manager di Planet in Italia.

«Il crescente dibattito sui cambiamenti climatici e sulla sostenibilità, insieme all’accelerazione impressa dalle nuove tecnologie, rappresentano oggi il trait d’union che accomuna giovani di nazionalità diverse in gran parte del mondo. Molti brand lo hanno capito e stanno ridisegnando la loro relazione con questo target emergente. Un nuovo approccio in cui trovano spazio nuovi linguaggi e canali di comunicazione. Una dimensione in cui lo smartphone è veicolo di promozione e al contempo comodo e veloce strumento di pagamento», conclude Bernabè.

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