Settore dei congressi in rivolta:
«Il dpcm brucia 36 miliardi di Pil»

Settore dei congressi in rivolta: <br>«Il dpcm brucia 36 miliardi di Pil»
21 Ottobre 09:04 2020 Stampa questo articolo

Il dpcm del 18 ottobre mette in profonda crisi il settore dei congressi, dei convegni e degli eventi. Con la sospensione comunicata dal primo ministro Giuseppe Conte, infatti, rischia la chiusura un settore che genera un indotto di 64,7 miliardi di euro con un impatto diretto sul Pil di 36,2 miliardi di euro all’anno e che impiega 569mila addetti.

Un allarme, questo, rilanciato con forza dalle associazioni di categoria, pronte a fare fronte comune un comunicato congiunto firmato da Admei, Confindustria Alberghi, Alleanza Cooperative Italiane, Associazione Internazionale Interpreti di Conferenza in Italia, Associazione Nazionale Banqueting e Catering, Assoturismo, Club degli Eventi e della Live Communication, Confturismo – Confcommercio, Convention Bureau Italia, Federalberghi, Federcongressi&eventi, Federturismo, Fiavet, Icca Italian Committe, Mpi e Site.

Quello dei congressi e degli eventi è “un settore trainante del turismo – spiega la nota – Che assicura l’occupazione alberghiera anche in bassa stagione, riveste un peso importantissimo per le città d’arte attualmente in crisi e promuove all’estero l’immagine dell’Italia, coinvolgendo tutta la filiera e l’intera destinazione. Congressi e convegni sono volano di produttività e formazione e sono uno strumento decisivo per espandere le esportazioni delle imprese italiane”.

Per le associazioni la situazione attuale è incomprensibile oltre che insostenibile: “prevedere che in una location sia possibile svolgere attività di spettacolo, fieristica, o una manifestazione sportiva in presenza di pubblico ma non un’attività “convegnistica” appare incomprensibile e certamente discriminatorio nei confronti dei soli organizzatori congressuali e di eventi. La chiusura dei congressi mette in definitivo lockdown un settore che oggi ha già cancellato più della metà degli eventi previsti per il 2020 e che, privato della possibilità di programmazione, non ha nessuna possibilità di lavorare anche nel 2021. Un congresso, un convegno o qualsiasi altra tipologia di evento pubblico o privato richiede mesi se non anni di programmazione”.

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