Sapore di sale in Albania: l’altro volto del Mediterraneo

21 Maggio 07:00 2019 Stampa questo articolo

Lasciate ogni luogo comune, voi ch’entrate in Albania. Oltrepassare l’Adriatico è il miglior modo per riscrivere la percezione italiana di questa terra e di questo popolo. Non una nazione anziana, conservatrice e povera, piuttosto un popolo giovane (più di quello italiano), proiettato verso il futuro e con un’economia in sviluppo (l’Onu stima la crescita del Pil intorno al 4%).

Spiagge simili alle nostre e un mare che somiglia a quello greco. Una cucina che ha sintetizzato in modo proprio e originale gli influssi greci, ottomani e anche italiani e un’accoglienza che è quella tipica di una meta turistica giovane, quindi un po’ acerba, ma che vuole migliorare. L’Albania può significare prima di tutto mare. Al sud, sotto lo stretto di Otranto, ci sono le coste che si affacciano sullo Ionio: terreni rocciosi e acque limpide. Una sorta di Grecia o di Puglia dei Balcani.

A Saranda, una delle maggiori località turistiche, si affacciano sul mare grandi alberghi costruiti dal Duemila in poi. Strutture come il Bouganville Bay, che ospita una Spa, due piscine interne alimentate con l’acqua dello Ionio e una serie di stanze con vista baia, oltre che un affaccio sul mare riservato ai clienti, con sdraie posizionate fin nell’ultimo metro a disposizione della piattaforma. In origine piccolo porto albanese, la città ma un lungomare ricostruito nell’ultimo decennio dove passeggiare e fare quattro salti in discoteca.

Il vicino borgo di Ksamil propone invece un paesaggio più verdeggiante, con le sue spiagge ricavate rimuovendo le rocce e sostituendole con sabbia da riporto. Ai tempi del comunismo la chiamavano la “città senza cimitero” perché lo Stato aveva incentivato le giovani famiglie a spostarsi in questa zona, all’epoca abitata solo da qualche baracca, e per i primi decenni non ci fu nessun funerale da celebrare.

Un mare un po’ diverso è invece quello di Durazzo (più a nord lungo la costa). Molto più simile alla riviera romagnola o marchigiana, qui le spiagge sono lunghe e piene di sabbia naturale. Le strutture alberghiere sono costruite direttamente a ridosso della spiaggia e molti alberghi come il Blu Fafa offrono una piscina affacciata sulla battigia, e una lunga fila di ombrelloni per chi non vuole rinunciare alla sabbia sotto i piedi. Certo non bisogna stupirsi se camminando si inciampa in qualche residuo del comunismo, come le vecchie torrette in cemento armato, un tempo costruite per avvistare l’invasore capitalista che sarebbe potuto arrivare dal mare.

Ma l’Albania non è solo mare. Nel sud del Paese l’Unesco ha riconosciuto due siti Patrimonio dell’Umanità: Butrinto e Girocastro. Il primo è uno degli insediamenti più antichi della zona, oggi parco naturale che si estende su una superfice di 94 kmq. Qui si insediarono i greci, i romani, da qui secondo Virgilio passò anche Enea e secoli dopo arrivarono i veneziani. Girocastro è invece una delle città più antiche, raro esempio di insediamento ottomano, gli albanesi la chiamano la “città d’argento” perché dopo la pioggia le pietre bianche e grigie di cui sono costruiti edifici e tetti sembrano brillare. Da provare nella sua piazzetta uno dei migliori oshaf del Paese, un dolce fatto di latte di pecora condensato, cannella e fichi secchi.

Ma se si vuole conoscere la storia dell’Albania, non si può non passare da Kruja, la città del condottiero Skanderbeg, nel nord del Paese. All’eroe albanese che respinse gli ottomani per decine di volte è stata dedicata una fortezza-museo, ricostruita sulle macerie di quella antica e aggrappata alla roccia. Questa è una delle zone del Paese più votate al turismo, ristoranti come Il Panorama offrono pranzi vista fortezza e le viuzze del paese sono ancora lastricate con ciottoli centenari ormai levigati dai passaggi e dalle intemperie.

Proprio in fatto di storia, l’Albania sembra essere ancora “acerba”. Durante il periodo del comunismo sono state cancellate tutte le tracce delle culture passate in un eterno presente tipico delle dittature. Chiese e moschee chiuse o abbattute, l’unica religione o narrazione possibile era quella di Stato. Una repressione di decenni esplosa in rabbia quando il comunismo si dileguò, al punto da spostare perfino i morti e traslare la salma del leader maximo albanese Enver Hoxha, dal cimitero dei Martiri a un più modesto cimitero comune.

Soprattutto a Tirana, i palazzi popolari sono stati ridipinti per togliere il grigiume del comunismo. Gli edifici di metà ‘900 hanno lasciato il posto a nuovissime costruzioni. E alcune strutture iconiche del regime sono rimaste in piedi dopo mesi di dibattito sull’opportunità di abbatterle. È successo così per il Museo storico nazionale, edificio del 1981, la cui facciata a mosaico ritrae la storia del Paese sin dalla fondazione.

L’Albania sembra volersi raccontare come un foglio bianco pronto per essere riscritto. Si costruisce ovunque, si rifanno le strade, si spostano edifici e se ne cancellano altri. Dopo il ‘91 chi aveva un po’ di soldi li ha usati per ricostruirsi, partendo dalla casa. Attraversando il Paese le campagne sono disseminate di villette a due piani talmente nuove da odorare ancora di intonaco fresco. Molte di queste hanno le colonne allungate verso l’alto, da cui spuntano armature in ferro pronte ad accogliere un nuovo piano non appena si metteranno da parte altri soldi. L’Albania è determinata a proiettarsi nel futuro, a lasciarsi alle spalle il passato. E gli albanesi sono determinati a trovare nel turismo parte delle ricchezze per questo balzo in avanti.

LA SCOMMESSA DI DIROTTA DA NOI. Il tour operator Dirotta da Noi, già dal 2018, investe sulla destinazione Mare Albania. A maggio è stato effettuato il primo fam trip con una rappresentanza delle agenzie di viaggi del sud Italia, accolta insieme allo staff del t.o. dal ministro del Turismo Blendi Klosi nella capitale Tirana.

«Da circa un anno e mezzo ci stiamo impegnando, con viaggi frequenti in tutto il Paese per conoscerlo il più possibile. È una destinazione in cui crediamo molto – spiega Sara Calabrese, ceo e founder di Dirotta Da Noi – Le zone di Durazzo/Golem hanno mare basso e spiagge lunghe e larghe, attrezzate con ombrelloni e lettini, ideali per famiglie con bimbi piccoli. Mentre la zona di Saranda, a sud, offre lo stesso mare della Grecia, solo a prezzi molto più competitivi. E che dire di Ksamil con le sue spiaggette e il mare caraibico».

Sul fronte ricettivo, la gran parte delle strutture alberghiere sono full optional. «Molte sono di nuova costruzione con tutti i comfort richiesti dai clienti italiani – assicura la manager – Proprio per questo abbiamo investito in alcune realtà e creato una serie di servizi per rendere il soggiorno davvero piacevole e sorprendente rispetto al budget di spesa».

I pacchetti prevedono il viaggio in nave Grimaldi Lines fino a Igoumenitsa, poi transfer fino a Saranda (67 km di distanza) e accoglienza di assistente residente che parla italiano. «Abbiamo iniziato a piccoli passi lo scorso anno – conclude Sara Calabrese – ma oggi abbiamo già conferme per agosto e contiamo a breve di riceverne anche per giugno, luglio e settembre».

L’APPELLO DEL MINISTRO KLOSI AGLI ITALIANI. «Cari italiani, perché non venite in vacanza in Albania?». È la domanda che il ministro del Turismo, Blendi Klosi, pone ai viaggiatori nostrani. L’occasione arriva durante un incontro con Sara Calabrese, ceo del tour operator Dirotta da Noi, accompagnata da una ventina di agenti di viaggi.

«I nostri due Paesi hanno molte cose in comune, oltre che buone relazioni che ormai durano da secoli – sottolinea il ministro – Nell’ultimo anno molte aziende di turismo italiane hanno allacciato rapporti con l’Albania: oggi abbiamo voli diretti, crociere che fanno tappa a Saranda o Durazzo, oltre a tanti pacchetti turistici. Offriamo non solo mare, ma anche natura, cultura e sport avventura. Quindi ci aspettiamo che tra i nostri primi visitatori ci siano proprio gli italiani».

Qui ai tempi del comunismo, le canzoni di Sanremo erano merce di contrabbando da cantare e ascoltare di nascosto dal regime e oggi in Albania, molti parlano italiano e quasi tutti lo capiscono. «Nell’ultimo anno – conclude il ministro – abbiamo accolto sei milioni di turisti, l’anno precedente cinque milioni e nei primi quattro mesi del 2019 abbiamo già registrato un +10%. Vorremmo, quindi, che anche il numero dei visitatori italiani crescesse e ci stiamo già impegnando per questo».

L'Autore

Rosita Fattore
Rosita Fattore

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