Rotta verso nord, tutti a poppa per il Sole di Mezzanotte

by Giorgio Maggi | 13 Ottobre 2017 7:00

Alzi la mano chi conosce esattamente la differenza tra baccalà e stoccafisso. Anche se per scoprirlo non occorre di certo andare oltre al Circolo Polare Artico, è solo arrivando in quella che è la vera e propria patria del merluzzo che si può avere un’idea di cosa c’è dietro un’industria dove i numeri sono davvero insospettabili.

Benvenuti, dunque, nel Grande Nord di Giver Viaggi e Crociere: le isole Lofoten, un arcipelago dove la luce cambia ogni due ore, si vivono quattro stagioni nell’arco di una giornata e si mangia lo stesso pesce cucinato in tutti i modi possibili. «Sotto sale diventa baccalà, mentre quando viene fatto asciugare all’aria aperta è stoccafisso», mette subito le cose in chiaro di fronte agli ignari viaggiatori Steinar Larsen, proprietario e inventore del Lofoten Tørrfisk Museum di Å, tipico villaggio tutto casette rosse-gialle-blu nella municipalità di Moskenes. «Questo è l’unico museo al mondo di pesce secco», rivendica orgoglioso prima di raccontare in un italiano impeccabile (al commercio del Gadus Morhua, ovvero il merluzzo artico, il signore norvegese ha dedicato buona parte della sua esistenza) quali sono le tipologie che vanno di più nello Stivale, un Paese dove il consumo annuo arriva a circa 9mila tonnellate (contro le 56mila del Portogallo e le 36mila della Gran Bretagna). «Esportiamo anche in Nigeria, dove persino le teste del pesce sono una specie di piatto nazionale. Ma con l’Italia la storia d’amore risale alla Repubblica di Venezia, quando nel 1432 Pietro Querini naufragato in queste isole riportò a casa lo stoccafisso. Adesso, il mercato si divide in due categorie: al nord solo il merluzzo magro, per cucinarlo viene prima battuto, poi messo a bagno, e dopo due giorni può essere cucinato. Nell’Italia meridionale, viene invece esportato solo il merluzzo essicato più a lungo».

Ma se nelle isole Lofoten tutto gira intorno allo skrei – addirittura si racconta che a Røst, all’estremità sud-occidentale dell’arcipelago, i bambini cominciano dai 7 anni a prendere confidenza con il taglio delle lingue del merluzzo, che sulle isole si mangiano impanate e fritte nel burro – per chi ci arriva dalle nostre latitudini sono altre le cose che colpiscono.

Tra scogliere a picco e vette in cui a fine luglio la neve non è ancora del tutto scomparsa, il paesaggio è davvero a metà strada tra le acque cristalline dei paradisi tropicali (il bagno, però, è questione da superuomini, anche se le acque di tutto il nord della Norvegia sono attraversate dalla Corrente del Golfo) e gli angoli più incontaminati delle Alpi o delle Montagne Rocciose. Insomma, un vero e proprio paradiso in pochi chilometri quadrati, dove i turisti sono solo una presenza sporadica, concentrati tra le poche cittadine e i porticcioli nascosti tra le insenature.

Più frequenti invece gli avvistamenti, con una delle tante possibili escursioni in gommone, di ogni genere di vita marina: orche, foche e balene, per non parlare dei birdwatcher che tra cormorani, pulcinelle di mare, gazze marine e aquile di mare hanno solo l’imbarazzo della scelta su dove puntare il binocolo.
Ma se alle Lofoten tutto è (quasi) a portata di mano, è tutto il nord della Norvegia a essere la meta ideale per chi vuole un’immersione totale nei grandi spazi. E se durante i mesi più freddi il paesaggio diventa quasi irriconoscibile per la neve, è in estate che la magia della luce artica svela il meglio di sé. A terra, percorrendo le interminabili distanze tra fiordi, laghi e foreste, ma soprattutto una volta saliti a bordo di una delle 12 imbarcazioni della flotta Hurtigruten.

Un servizio, quello del Postale dei fiordi, che tutto l’anno va da Bergen fino a Kirkenes e ritorno, 4.646 chilometri avanti e indietro fermandosi in 34 porti. Tutto da cancellare, però, l’immaginario romantico del tempo che fu, con navi spartane sul modello di quelle che decenni fa collegavano tra loro villaggi e città della costa norvegese che durante l’inverno rimanevano isolati dal resto del Paese. Adesso, le navi sono tutta un’altra cosa: dimensioni medie, da 318 a un massimo di 1.000 passeggeri (su quelle più grandi anche palestra e jacuzzi all’aperto); e poi un solo (ottimo) ristorante (con cene placée di tre portate), bar rigorosamente con vista mare e spazi comuni all’insegna di giochi di società, scacchi e puzzle. Insomma, niente a che vedere con il fascino degli esploratori di fine Ottocento, ma una navigazione con tutti i comfort interrotta solo dagli annunci dell’altoparlante. «Ci vediamo fuori tra un’ora esatta», è l’annuncio multilingue che a un certo punto della serata dà appuntamento a tutti sul ponte di poppa per ammirare il Sole di Mezzanotte (d’inverno, la stessa cosa accade con l’aurora boreale).

Ma anche una volta a terra dopo qualche giorno di navigazione, il fascino della Norvegia non finisce. Anzi, basta mettersi comodi – i trasferimenti sono lunghi, tra strade panoramiche e l’acqua, dolce o salata, sempre a fare da fedele compagna di viaggio – e anche Capo Nord diventa realtà. Da Honningsvag, il porto più vicino, per raggiungere i 71° 10’ 21” di latitudine nord e i 25° 47’ 40” di longitudine est del punto più a nord dell’Europa (il primato, in realtà, è conteso da un paio di altri promontori situati nei dintorni) è questione di un’ora o poco più di bus, in mezzo a un paesaggio dove l’unica presenza di vita è quella delle renne appartenenti a qualche famiglia Sami. Un popolo di circa 75mila persone, arrivati nelle regioni più settentrionali di Finlandia, Svezia e Norvegia, circa 9mila anni fa; e ancora oggi gli unici, insieme alle loro mandrie, capaci di sopravvivere a questi climi.

SEI NEW ENTRY NELL’ESTATE 2018. Saranno in tutto sei le new entry di Giver nella programmazione estate 2018 dedicata alla Norvegia del nord. «Sei itinerari nuovi per il mercato italiano improntati sulla visita delle Lofoten, Capo Nord, la Lapponia, le grandi distese della tundra, i fiordi delle zone più famose ma anche le meraviglie incontaminate e la navigazione sul Postale dei Fiordi Hurtigruten, di cui Giver è agente principale per l’Italia. Abbiamo rinnovato la programmazione diversificando gli itinerari con programmi nuovi e non banali, prendendo spunto dalla conoscenza del territorio e dalla nostra esperienza», spiega la  product manager Cristina Ferrando. 

QUANDO L’ALBERGO È UNA CHICCA. Strutture business, ma non solo. Per chi viaggia nel nord della Norvegia non sempre è facile comprendere come sia possibile avere una scelta limitata in fatto di hotel. «Alcune volte ci si deve accontentare di alberghi pensati per una clientela più d’affari – spiega Giorgia Paciotta, direttrice commerciale di Giver – si tratta di una caratteristica del Paese. Ma ciò non significa che non esistano piccole chicche che cerchiamo sempre di inserire nei nostri itinerari». Proprio come accade nel bel mezzo delle isole Lofoten, a Henningsvær, la Venezia dell’arcipelago. Due piccoli gioielli come il Lofoten Arctic Hotel Skata e il Lofoten Arctic Hotel Knusarn: poche camere, ma immerse nell’atmosfera pittoresca di un paesino di pescatori, tra casette colorate e le montagne a fare da sfondo.

CHARTER DA MALPENSA A BODØ. La novità per la prossima estate di Giver si chiama charter, con un volo speciale operato con un B737-800 da 189 posti di Albastar da Milano Malpensa a Bodø, punto di partenza ideale per una serie di itinerari lungo la costa settentrionale della Norvegia, primi fra tutte le isole Lofoten e Capo Nord. Una scommessa sul prodotto Norvegia del nord – da sempre simbolo de Il Grande Nord© (iniziali in maiuscolo e simbolo del copyright a fianco), marchio di fabbrica dell’operatore genovese – fino a oggi penalizzato dai tempi di avvicinamento nonostante i numeri in costante crescita.
«Il viaggio non è arrivare alla meta, ma viverla. Il nostro payoff sintetizza il senso del nostro investimento. Attualmente, per arrivare a Bodø da Milano ci si mettono dalle 7 alle 9 ore di volo, tra scali e dogana. Con il nostro charter, il tempo complessivo sarà di 3 ore e 45 minuti», spiega Andrea Carraro, direttore marketing dell’operatore genovese.
In totale, saranno dieci le rotazioni no-stop previste, tutte le domeniche dal 10 giugno al 12 agosto, con la possibilità di vedersi omaggiata una notte in hotel a Malpensa prima o dopo il viaggio, per chi risiede a più di 250 Km dal capoluogo lombardo. La nuova proposta di Giver nasce da un’intuizione di Cristina Ferrando, storica product manager de Il Grande Nord©, che ha voluto applicare al nord della Norvegia lo stesso approccio dei voli diretti su Rovaniemi, che ha consentito a Il Mondo di Babbo Natale di diventare il metro di paragone per i viaggi verso il villaggio di Babbo Natale.

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