Roma, l’accoglienza d’altri tempi di Villa Spalletti Trivelli

14 Marzo 07:00 2022 Stampa questo articolo

È una fredda mattina di marzo a Roma, ma c’è una luce spettacolare e io mi trovo in via Piacenza, al civico 4, davanti ai giardini del Quirinale, in un angolo miracolosamente silenzioso del centro di Roma. Suono il campanello di Villa Spalletti Trivelli, una delle pochissime dimore storiche ancora non trasformate in ufficio, banca o sede diplomatica, situata nel Rione Monti. Mi apre un gentile signore – che poi scopro essere il concierge – e in un battibaleno faccio un salto nel tempo… e nello stile.

Mi ritrovo a conversare in un vero salotto d’altri tempi, anzi nella biblioteca (a proposito… la boiserie è vincolata dai Beni Culturali e conserva oltre 10.000 volumi, i libri più preziosi della famiglia Spalletti Trivelli), con uno squisito ed entusiasta padrone di casa, Andrea Spalletti Trivelli.

Ahimè, di questi tempi la conversazione versa sulla guerra in Ucraina, ma il fascino di questo posto è anche questo: sono venuta qui per visitare questo gioiello dell’ospitalità romana e mi trovo in un elegante salotto a scambiare opinioni sulla situazione internazionale. Come fossi ospite di un amico.

Villa Spalletti Trivelli ha una storia affascinante che ha inizio nei primi del secolo scorso e da allora ha visto passare innumerevoli personalità dell’aristocrazia e nobiltà romana, oltre che della cultura e dello sport. Qui furono ospiti Sidney Sonnino, ministro degli Affari esteri e della Cooperazione Internazionale della Repubblica Italiana dal 1914 al 1919, il poeta e filosofo indiano Rabindranath Tagore, premio Nobel per la letteratura nel 1913. Qui, poi, prendeva il tè la regina Maria José del Belgio insieme alla padrona di casa contessa Guendalina Cavazzi della Somaglia, moglie di Cesare Spalletti Trivelli che ereditò la villa negli anni Trenta.

Insomma, un posto niente affatto “solito” e che questa sua esclusività vuole continuare a proporre.

«Quello che vogliamo offrire ai nostri ospiti è un’accoglienza calorosa ma formale al tempo stesso, aristocratica – ci racconta Andrea Spalletti Trivelli – Un tipo di ospitalità come poteva essere quella della mia trisnonna, fondatrice della casa a inizio ‘900, quando accoglieva il re e la regina allo stesso modo del cugino che veniva a trovarla da Reggio Emilia. Il soggiorno a Villa Spalletti Trivelli, oggi, accompagna in un viaggio in un mondo che non c’è più, ma qui sopravvive ancora».

Una sensazione diversa, un po’ alla Downton Abbey, quella che si prova, con un servizio sempre presente ma discreto, i desideri dell’ospite vengono avverati chiamando il personale attraverso degli invisibili campanelli.

L’arredamento? «Quasi tutti sono i mobili originali della villa, gli abbiamo dato valore – aggiunge – Mia madre Susanna (figlia del campione d’equitazione Raimondo d’Inzeo, ndr) ha fatto da “interior designer”, integrando con qualche tocco di modernità che la rende più leggera, meno museo e più casa viva, per dare la sensazione a chiunque venga a Villa Spalletti di essere nella propria dimora. Chi lo desidera si può servire di caramelle e drink senza doverlo chiedere a nessuno. È tutto incluso, senza bisogno di interfacciarsi continuamente con i membri dello staff. Che ci sono sempre, comunque, in caso di bisogno».

Da quando esiste Villa Spalletti Trivelli come struttura ospitale?
«Dall’ottobre del 2006, dopo due anni di lavori di ammodernamento degli impianti, di realizzazione dei bagni e della Spa. A parte le modifiche tecniche e tecnologiche necessarie, comunque, la casa è stata mantenuta come in origine. Lo scheletro e l’anima non sono stati toccati».

Guardo ammirata il pavimento con un parquet d’epoca di una bellezza unica, a piccoli tasselli quadrati. Osservo le opere d’arte, gli arazzi, gli oggetti, le foto di famiglia che raccontano una storia. Un’altissima qualità, quella offerta facendo rivivere la casa come se questa abbracciasse gli ospiti, li coccolasse.

Come avete viene pubblicizzata questa struttura così particolare?
«Effettivamente il concetto di ospitalità che proponiamo non è facilissimo da promuovere o vendere online. Il sito, per quanto può essere ben fatto e dettagliato, non riesce a trasmettere l’atmosfera e il calore che si vive a Villa Spalletti. Per questo, prima della pandemia, passavo sei mesi all’anno all’estero a spiegare cosa fosse Villa Spalletti, la sua storia, i suoi must. E il fatto che una persona che avesse lo stesso cognome della villa andasse in giro a presentare la sua stessa proprietà è stato certamente un particolare che ha colpito e che ha dato alle agenzie estere delle motivazioni in più per proporre Villa Spalletti Trivelli. Poi, dopo un inizio un po’ “artigianale”, una grande mano nel marketing e nella comunicazione ce l’ha data essere una delle strutture di Small Luxury Hotels».

Un “piccolo hotel di lusso”, quindi, nel cuore di Roma, con 12 camere tra suite, junior suite e deluxe, tranquillo ed esclusivo, dove è impossibile trovare l’ovvio ed è impossibile che il concierge proponga l’ovvio. L’ospite è un viaggiatore che deve conoscere la vera anima della città, anima che non è fatta solo di bellezze archeologiche, storiche e artistiche. Tutto è fatto per far toccare una realtà non intaccata dalla banalità. Anche il particolare accordo che porta da Roma in Umbria, alla scoperta di Bevagna e della sua tradizione tessile con la lavorazione del cachemire, e poi la degustazione di vini nell’azienda agricola di famiglia e il soggiorno a Palazzo Seneca, a Norcia, con i cui proprietari è in essere una sorta di “gemellaggio” di stile e intenti.

L'Autore

Natalia Cascio
Natalia Cascio

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