Quanto hanno perso gli aeroporti italiani per colpa del virus

12 Maggio 13:24 2020 Stampa questo articolo

Con circa 12 milioni di passeggeri in meno, il trimestre gennaio-marzo per gli aeroporti italiani viene archiviato come il peggior periodo di sempre.

Dall’inizio dell’anno a marzo, infatti, i dati di Assaeroporti, infatti,  segnalano appena 2 milioni di passeggeri negli scali italiani,  con una perdita dell’86% di utenti rispetto allo stesso trimestre del 2019.

L’emergenza sanitaria da coronavirus ha praticamente azzerato il traffico in tutti gli scali nazionali, molti dei quali sono rimasti operativi per assicurare la continuità del servizio pubblico di trasporto aereo e per garantire esigenze operative di voli cargo e posta, nonché di voli di Stato e di Enti di Stato, di emergenza sanitaria o di emergenza di altro tipo.

Nonostante le limitazioni, il settore del trasporto merci, che registra un -33,9%, ha comunque consentito i necessari collegamenti, con enormi sforzi logistici, assicurando l’approvvigionamento dei dispostivi sanitari, oltre alle merci di prima necessità e non solo.

Per Assaeroporti gli scali italiani sono ora pronti a reagire alle emergenze e ripartire insieme a tutta la filiera del trasporto aereo ma è fondamentale che le misure di prevenzione sanitaria adottate nel nostro paese all’interno degli aeroporti e degli aeromobili siano coerenti con quelle definite o in corso di definizione a livello internazionale ed europeo.

«È evidente – dichiara il vice presidente vicario di Assaeroporti Fulvio Cavalleri – che le procedure ed i protocolli tesi a disciplinare il trasporto aereo, in questa fase emergenziale e nei mesi a venire, dovranno essere adottati al più presto ed essere necessariamente allineati alle indicazioni provenienti dalla comunità internazionale. Il distanziamento sociale a bordo degli aeromobili non è sostenibile e determinerebbe, di fatto, una sostanziale prosecuzione del blocco del traffico aereo da e per l’Italia, penalizzando ulteriormente il nostro Paese ed aggravando così una situazione di crisi già insostenibile».

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