Paese che vai, Airbnb che trovi

23 Maggio 11:27 2017 Stampa questo articolo

Non esistono regole comuni a livello europeo su tutta la materia che va sotto il nome di affitti brevi e sharing economy dell’ospitalità. Dalle tasse di soggiorno a un tetto massimo di giorni in cui i proprietari possono cedere a terzi le loro abitazioni, ogni città del Vecchio Continente si trova in questi anni nella difficile situazione di negoziare con Airbnb, HomeAway e i loro competitor la soluzione più efficace per tenere assieme le esigenze di bilancio con quelle dei locatori. Così, se nelle pieghe della recente manovra del governo Gentiloni, si è riaffacciata – ma è ancora da approvare – la cosiddetta tassa Airbnb (cedolare secca al 21% per tutti gli affitti turistici, cioè di durata inferiore ai 30 giorni), i casi in giro per l’Europa sono i più disparati.

Federalberghi, a questo proposito, cita cinque buoni esempi da imitare. Il primo è Amsterdam, dove dal 2014 gli appartamenti privati possono essere affittati per non più di 60 giorni all’anno e non possono ospitare più di quattro persone. Poi Barcellona, dove chi vuole affittare il proprio appartamento per periodi brevi deve chiedere una licenza, così come a Berlino, dove addirittura i vicini possono denunciare chi affitta illegalmente il proprio appartamento per usi turistici. E ancora Bruxelles, dove può affittare casa per meno di 90 giorni solo chi rispetta una serie di requisiti rigidissimi e solo con il consenso di tutti i condomini del palazzo. Nel caso di Parigi, i proprietari degli immobili affittati per brevi periodi devono iscriversi in un registro pubblico, dichiarando le proprie generalità, l’indirizzo e le caratteristiche dell’alloggio, oltre che pagare una tassa di soggiorno.

E se a Londra vige solo il limite temporale dei 90 giorni in un anno, guardando oltreoceano a New York i regolamenti sono i più restrittivi in assoluto: nell’intero Stato, è proibito cedere a terzi una casa per meno di tre mesi. A San Francisco, infine, dove Airbnb è nata, le cose sono ancora in alto mare, e nei prossimi mesi dovrebbe vedere la luce un nuovo accordo tra il portale e il governo cittadino per regolamentare meglio l’offerta.

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