Overtourism, clima e stagionalità: a Btm le sfide del turismo che verrà

Overtourism, clima e stagionalità: a Btm le sfide del turismo che verrà
07 Aprile 10:26 2022 Stampa questo articolo

Tra gli oltre 30 incontri e convegni che stanno animando l’edizione 2022 della Btm di Taranto, quello dei megatrend nel turismo che verrà ha catalizzato l’attenzione degli operatori: ad accendere la lanterna per orientarsi tra i possibili scenari dei prossimi 10-15 anni è stata Valentina Boschetto Doorly, esperta di travel e autrice del libro La Terra Chiama.

«Abbiamo avuto due anni di “water boarding” – ha esordito Boschetto Doorly – Ovvero abbiamo utilizzato la nostra casa come un piccolo esilio, con un danno psicologico importante per un’industria come il turismo che lavora sulla presenza, sull’ospitalità, accoglienza e sull’incontro di persone. Quindi ora dobbiamo uscire nella nuova normalità. Ma per farlo dobbiamo capire bene da dove veniamo: ebbene proveniamo dalla globalizzazione, un processo di integrazione e interazione fra popoli, governi ed economie. Ed è stato possibile grazie ai cambiamenti nelle comunicazioni, nei trasporti e nella libera circolazione dei capitali, che hanno ridisegnato il mondo negli ultimi 20 anni. L’industria del turismo è stata ben definita nel processo di globalizzazione: se fino agli ’90 la crescita dei movimenti turistici era morbida, dopo gli anni ’90, con la proliferazione dei trasporti aerei e dei flussi, abbiamo assistito all’esplosione del fenomeno turistico e la nostra industria dei viaggi è passata da 500 milioni di utenti a 1,6 miliardi di viaggiatori nel 2019».

«In tale scenario il nostro continente ha giocato un ruolo predominante: l’Europa nell’ultimo anno prima della pandemia aveva infatti catturato oltre 742 milioni di turisti, più della metà del totale (l’Asia era sotto i 370 milioni). E oggi, nella ripartenza, noi europei ci troviamo al centro del business, così come siamo al centro delle economie, delle eccellenze dei luoghi e anche delle emergenze ambientali: abbiamo la più grande biodiversità, il maggior numero di siti Unesco, la più alta densità alberghiera nel mondo. E proprio nell’anno pre-Covid abbiamo tutti assistito al fenomeno critico dell’overtourism: uno scenario fuori controllo».

Per l’esperta anche l’attività di promozione turistica è stata fortemente condizionata, all’insegna del concetto “facciamo venire più turisti possibili”: «Ma ora sappiamo che non è pensabile continuare a ragionare così ed è meglio avere meno gente, che magari spenda di più. Una riflessione tanto più logica oggi, con la vicenda globale della pandemia che ha fatto perdere al turismo il 75% di arrivi. Nessun altro settore ha avuto effetti così devastanti: un vero e proprio arresto cardiaco del settore in tutto il mondo dove le destinazioni che hanno sofferto di meno sono state quelle che da sempre hanno beneficiato del turismo di prossimità e del traffico domestico. Se vogliano sapere cosa succederà ora dobbiamo guardare alla situazione geopolitica: facciamo ospitalità nel nostro tempo e dobbiamo interpretarlo, governandolo al meglio».

«Occupandomi di megatrend – ha proseguito Boschetto Doorly – non parlo della moda della stagione prossima, ma delle grandi evoluzioni sistemiche che si svolgono nell’arco di decenni e segnano la geografia della nostra società. Quali sono i parametri di questui megatrend? Ad esempio l’invecchiamento della popolazione nel continente europeo, la rivoluzione tecnologica, la crisi climatica. Da queste discendono i concetti di vacanza di domani, del tutto differenti da quelli di pochi anni fa. E allora cosa ci condizionerà?Sicuramente la lacerazione della globalizzazione, mortalmente ferita dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina. Di fatto stiamo entrando nell’era della deglobalizzazione e dovremo saperla governare».

L’autrice de La Terra Chiama ha poi raffigurato lo scenario prossimo venturo con un dato illuminante: Germania, Spagna, Italia e Giappone sono i Paesi dove il numero di persone con 70 anni è il doppio dei bambini. E nel nostro Paese l’Istat prevede che entro il 2045 si avranno quasi 13 milioni di abitanti in meno e ci si attesterà sui 42 milioni di persone: «Ora, questo vuol dire che il nostro Paese potrebbe essere nelle condizioni ottimali per un turismo sostenibile, perché gli scienziati sostengono che la sostenibilità è fortemente legata alla capacità di carico del territorio; ovvero meno incidenza c’è di soggetti sul territorio, maggiore può essere la sostenibilità. Ma nel contempo c’è un’emergenza climatica che l’Italia deve fronteggiare, come il resto del mondo: ad esempio entro i prossimi 20 anni, continuando senza politiche ambientali mirate ed efficaci, avremo perso tutti nostri ghiacciai. E ancora, proprio in Puglia e Basilicata c’è l’allarme per l’erosione delle coste del Metaponto: entro il 2100 il Mediterraneo potrebbe salire di livello di almeno 100 centimetri. Fino alla riviera romagnola dove il mare perderà progressivamente profondità. E tutto questo significa un forte impatto sul turismo».

C’è poi l’impatto diretto dell’industria turistica: il settore è un grande consumatore di acqua; e ancora l’80% del cibo offerto nell’hôtellerie è d’importazione; per non parlare del trasporto aereo che ha un’incidenza dell’8% in termini di emissioni CO2.

«E allora – ha concluso Boschetto Doorly – la vera sfida che ci attende è come fare e come vivere il turismo. Possiamo e dobbiamo raccogliere questa sfida partendo dal presupposto che il turismo è narrazione e in Italia, leader di questa industria, dobbiamo raccontare al meglio la nostra terra, a partire dalla ristorazione negli alberghi dove si deve puntare sulle tipicità e non su piatti e ingredienti internazionali e certamente poco identitari. In altre parole non dobbiamo innovare continuamente l’offerta, ma occorre  personalizzarla. Domani il turismo si farà nei territori coinvolgendo i residenti: non dobbiamo puntare sulla crescita perché questo fattore è un semplice segnale numerico ma bisogna puntare sullo sviluppo, che è miglioramento delle strutture, investendo sulla stagionalità lunga, e condividendo un progetto di resilienza ai cambiamenti climatici».

In conclusione, nel turismo dei prossimi 20 anni non si deve smettere di progettare e investire sul territorio e sul capitale umano. Una scommessa decisiva per mete come l’Italia. «Stiamo vivendo una transizione – ha detto a chiare lettere Boschetto Doorly – Ma non è una cattiva notizia: il mondo di prima era ed è oggi più che mai insostenibile e quello che ci aspetta ora è un mondo che va riprogettato».

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Andrea Lovelock
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