Omicron, stangata per treni e bus: «Lo Stato ci aiuti»

by Gabriele Simmini | 10 Gennaio 2022 14:03

Lievitano i costi, diminuiscono i viaggiatori, anche a causa della diffusione della variante Omicron: così il settore del trasporto ferroviario e bus resta al palo e si moltiplicano le cancellazioni degli operativi. Tanto che i maggiori operatori del settore (tra questi Italo, FlixBus, Itabus e Simet) hanno inviato infatti due lettere al ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, e dell’Economia, Daniele Franco sollecitando misure urgenti a sostegno dell’alta velocità e del trasporto di linea su strada di media-lunga percorrenza.

Proprio Italo ha annunciato lo scorso 7 gennaio la riduzione dei servizi giornalieri sull’Alta Velocità. “Le prime soppressioni riguarderanno 6 servizi che dal 14 gennaio diventeranno 27 (di cui 21 soppressi tutti i giorni e ulteriori 6 il martedì, mercoledì e giovedì)”, ha comunicato con una breve nota la società. Misure che servono ad «evitare di essere costretti a scelte ancora più drastiche», ha ribadito all’Ansa il ceo Gianbattista La Rocca. Secondo Italo, infatti, la domanda di trasporto nel 2021 non ha mai raggiunto i livelli prepandemici, attestandosi a un -57% medio rispetto al 2019, “ed ora bisogna anche fronteggiare l’aumento del pedaggio in base all’inflazione programmata e, soprattutto, dell’energia elettrica”.

Criticità che interessano anche le aziende private di autobus. “Il già prolungato periodo temporale in cui le imprese hanno continuato ad operare in assenza di fondi adeguati – lamentano le società nella lettera inviata ai ministri – mette a rischio l’iniziativa imprenditoriale privata, il connesso servizio di trasporto pubblico e i posti di lavoro generati e indotti, nonché la possibilità per le aziende di affrontare nuovi investimenti negli asset strategici». La richiesta è quindi innanzitutto di rinnovare la cig, ma anche di concedere nuovi contributi a fondo perduto, di ridurre i pedaggi autostradali e i canoni d’accesso alle Ztl”.

Sul fronte Trenitalia, invece, sarebbero 180 i treni regionali (pari al 3% dell’offerta locale), che sono stati cancellati a partire da questo fine settimana, “mentre complessivamente – tra cancellazioni e sostituzioni con autobus – saranno 550 le corse interessate, pari al 9% del trasporto regionale”, sottolinea l’Ansa. Trenitalia, quindi, sta riorganizzando i collegamenti regionali e anche le Frecce, con cancellazioni pianificate, “quanto più possibile contenute nei numeri e, soprattutto, mirate alle fasce orarie di minore affluenza – prosegue l’agenzia di stampa – restano regolari al momento Intercity Giorno e Notte”.
La riprogrammazione non riguarda, infine, le fasce orarie pendolari e i collegamenti maggiormente utilizzati dagli studenti, che saranno salvaguardati.

Intanto anche i sindacati chiedono di incontrare il governo. «Abbiamo preso atto dell’allarme lanciato da Italo Ntv e da alcune aziende di trasporto ferroviario merci e trasporto su gomma, che affermano di avere difficoltà a causa della carenza della domanda di trasporto e del blocco dei sussidi. Abbiamo necessità di capire meglio qual è l’impatto che le aziende prevedono sia sul servizio sia sui livelli occupazionali – dichiara Salvatore Pellecchia, segretario generale della Fit-Cisl – Nel caso di Italo Ntv, ad esempio, abbiamo inviato una richiesta di incontro proprio per affrontare questi temi; lo stesso faremo per la gomma. Va detto che entrambi questi settori dopo due anni di pandemia sono al limite dell’emergenza, e parliamo sia delle aziende pubbliche sia di quelle private. Le imprese infatti devono fare i conti con il calo della domanda dovuto allo sviluppo dello smart working e alla crisi del settore turistico dovuta alle restrizioni della circolazione delle persone imposte dal nostro e dagli altri Governi per contrastare la diffusione del Covid, con l’aumento, nel settore ferroviario, di circa il 120% dei costi dell’energia elettrica e con il blocco, a partire dal mese di settembre 2021, dei sussidi atti a finanziare lo sconto sul pedaggio delle tracce ferroviarie, in controtendenza quest’ultimo con le decisioni prese nel resto d’Europa».

Conclude Pellecchia: «In questo momento non si deve parlare di posti di lavoro a rischio, ma appare chiaro che, se la congiuntura negativa persisterà e se non ci sarà una risposta del Governo in termini di sussidi in analogia a quanto avviene nel resto d’Europa, le aziende inizieranno a scaricare i problemi sul lavoro. Per tutte queste ragioni chiediamo un incontro al Mims che includa le associazioni datoriali e le aziende in modo da compiere un’inversione a U rispetto alla crisi attuale, individuando soluzioni concrete che garantiscano i livelli di mobilità di persone e merci di cui il Paese ha bisogno, preservando al contempo i livelli occupazionali e il reddito dei lavoratori».

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