Musei del made in Italy, l’altra vita delle imprese

15 Ottobre 07:00 2018 Stampa questo articolo

Le aziende del made in Italy raccontano. E possono fare turismo, non solo offrendo occasioni di shopping, ma anche aprendo le proprie porte. Basti pensare a Ivrea: il suo ingresso tra i siti Patrimonio Unesco ha sancito la portata culturale della visione industriale di Olivetti. E sono tantissime le storie che nascono come successi di famiglia e diventano simbolo dell’ingegno italiano. Oggi sono anche musei aziendali e un’associazione, Museimpresa, ne raccoglie 76. Tra gli ultimi ingressi il neonato Museo Lavazza di Torino e la Casa Menabrea di Biella.

L’obiettivo? Valorizzare il patrimonio e le storie di lavoro e innovazione, contribuendo alla promozione del territorio. «Vogliamo diffondere la cultura di impresa in Italia lavorando sui progetti culturali – ci spiegano dall’associazione – Sta crescendo da parte delle aziende l’attenzione a dare valore alla propria storia, e aumenta anche l’interesse: l’anno scorso i visitatori sono stati complessivamente oltre 1 milione». Gli associati intensificano il lavoro per aprirsi al pubblico, investono sul territorio e ora tra le scommesse di Museimpresa c’è il networking: «Stiamo cercando di metterli in rete per lavorare su progetti comuni e rinforzare così anche l’offerta turistica». È il caso per esempio del marchigiano Paesaggio dell’eccellenza, in cui le aziende locali collaborano in nome del patrimonio industriale e artigianale comune. Ecco alcuni di questi musei:

Sesto S. Giovanni, la storia in un Campari
Dagli affiche della Bella Epoque ai manifesti d’autore – Guido Crepax per esempio – passando per caroselli e spot: la storia del brand viaggia con quella del design e della pubblicità nella Galleria Campari do Sesto San Giovanni. Il museo dà nuova vita allo stabilimento fondato da Davide Campari nel 1904 e l’anno scorso ha ospitato circa 14mila visitatori. «Lavoriamo con t.o. italiani e stranieri», informa la curatrice Anita Todesco. Ingresso e visita guidata sono gratis.

Firenze, tutti pazzi per Ferragamo
Il Museo Salvatore Ferragamo di Firenze è la prova di quanto le storie del made in Italy possano attirare turisti stranieri. Il medievale Palazzo Spini Feroni, sede storica dell’azienda, l’anno scorso ha contato 40.514 ingressi, di cui il 67% dall’estero. I t.o., con cui il museo è in costante contatto, sono informati sulle attività in corso, come le mostre temporanee. È un’esposizione permanente, invece, quella delle calzature dagli anni Venti ai Sessanta.

Verona: Luciano Nicolis, il collezionista
Tecnologia e design del XX secolo sono il cuore del museo d’impresa Nicolis di Verona: qui lo spirito da collezionista di Luciano Nicolis ha raccolto centinaia tra biciclette, moto, strumenti musicali, auto d’epoca. I visitatori oggi sono circa 35mila, soprattutto stranieri. Il museo (ingresso a pagamento) collabora con adv e t.o., anche per il congressuale, con tariffe particolari e per alcuni Paesi propone anche pacchetti su misura.

Il mito della Vespa a Pontedera
Il Museo Piaggio di Pontedera (ingresso libero) dopo 18 anni si è rinnovato con i suoi 5mila metri quadrati di memorabilia e pezzi unici. Gli spazi sono gli stessi dove fino agli anni ‘70 vedevano la luce i veicoli storici: oggi accolgono modelli di Vespa, Ape e le collezioni dei marchi motociclistici, come la prima creazione di Giuseppe Gilera. E chicche come la Vespa guidata nei suoi viaggi da Giorgio Bettinelli. «Nel 2017 abbiamo chiuso a circa 56mila visitatori – racconta il presidente della Fondazione Piaggio, Riccardo Costagliola – e quest’anno, in virtù delle attività di promozione messe in campo a seguito dell’ampliamento del museo, contiamo di chiudere con un +30%, con l’obiettivo di arrivare a quota 100mila. Da diverso tempo collaboriamo con t.o. e adv e con strutture ricettive della zona, offrendo tariffe agevolate».

Il caso della liquirizia di Rossano
Tra i musei d’impresa italiani, c’è un caso molto particolare: la liquirizia Amarelli. Simbolo della storia economica e culturale della Calabria, l’azienda operativa dal 1731 oggi apre le sue porte partendo dalla tenuta storica di famiglia a Rossano (Cs), affresco di una “holding” ante litteram. Le visite sono gratuite e guidate. «Nell’ultimo anno abbiamo superato i 60mila visitatori, che corrisponde alla nostra media, e collaboriamo con molte agenzie di viaggi e t.o. soprattutto italiani», ci raccontano dal museo, che è stato anche celebrato da un francobollo nel 2004.

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Mariangela Traficante
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