Modello crociere, la chiave per viaggiare in sicurezza

30 Settembre 07:00 2020 Stampa questo articolo

C’è stato un momento, oltre sei mesi fa, in cui il mondo si è fermato. E le crociere sono diventate, loro malgrado, emblema di questo stop. Poteva essere la fine di un settore che negli ultimi anni aveva mostrato i maggiori margini di crescita. E invece non è stato così: i mesi di fermo sono stati impiegati dalle compagnie per studiare e realizzare protocolli di sicurezza con procedure in grado di far ripartire le navi e garantire ai passeggeri la tranquillità di una vacanza per mare.

Il 16 agosto è tornata a salpare dall’Italia Msc Grandiosa, il 6 settembre Costa Deliziosa; con itinerari settimanali che si stanno svolgendo senza intoppi; gradualmente le compagnie stanno reintroducendo altre navi nella programmazione. Dai primi di novembre è prevista la ripresa della navigazione nel mar dei Caraibi, in cui rientrano in gioco gli altri big del settore.

Ma, visto anche lo stato dell’arte dell’epidemia da Covid-19 nel mondo, perché il modello crociere funziona? Il segreto sta innanzitutto nell’approccio: parliamo di un ambito, quello marittimo, in cui le regole non sono un optional, ma l’unica possibilità. Il mondo delle navi è per definizione abituato a ragionare per schemi, processi, istruzioni, in base a gerarchie, ruoli, competenze e responsabilità. Che nel caso del contrasto al Covid-19 si sono tradotti in protocolli rigidissimi, come quello di oltre 200 pagine di Msc Crociere, che ha fatto da apripista, o il Costa Safety Protocol, o l’Healthy Sail Panel a cui hanno lavorato congiuntamente Royal Caribbean e Ncl, presentato ai Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie per dimostrare che si può salpare a novembre.

La chiave è stata l’obbligo di tampone rapido per passeggeri ed equipaggio al terminal, prima dell’imbarco. Che permette di salire a bordo con la consapevolezza di essere negativi al test e che al contempo lo siano tutti gli altri. Ma ciò non sarebbe stato possibile senza i grandi investimenti delle compagnie (dai test al sistema di ventilazione, dalle sanificazioni alla capienza ridotta per il distanziamento, dalle assicurazioni alle mascherine); un’impresa costosa, a maggior ragione oggi che mancano le economie di scala. Altro punto clou sono le escursioni “protette”, possibili solo se organizzate dalla compagnia. In questo modo la cosiddetta “bolla”, l’ecosistema protetto delicatamente costruito sulla nave, trova il suo continuum a terra.

Le navi sono diventate un caso di studio, avendo creato un modello esportabile. E un altro punto a favore è la testimonianza diretta di chi scrive, che ha testato personalmente la macchina organizzativa in tutte le fasi. Da non sottovalutare, inoltre, il fatto che partire significa aver avuto un doppio intermediario: compagnia e agenzia di viaggi. E questo rafforza la percezione di sicurezza. Ma il modello da solo non basta. Affinché funzioni è richiesto impegno. Da parte dell’industria crocieristica nel non abbassare la guardia; da parte delle adv in termini di preparazione, per dare al cliente informazioni e rassicurazioni e rendere il viaggio come lo ha sognato.

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L'Autore

Claudia Ceci
Claudia Ceci

Giornalista professionista, redattore. Specialista nel settore viaggi ed economia del turismo e delle crociere dopo varie esperienze in redazioni nazionali tv, della carta stampata, del web e nelle relazioni istituzionali

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