Mice ancora al palo: pressing di Italialive sul governo

by Redazione | 2 Novembre 2021 13:00

Il mondo dei congressi e degli eventi è ancora fermo al palo e chiede per l’ennesima volta di ripartire in sicurezza: l’ulteriore denuncia arriva da Italialive, il manifesto che riunisce le associazioni del comparto. Il recente successo del G20 – secondo i rappresentanti della filiera Mice –  conferma l’imprescindibile necessità di salvaguardare il comparto della live industry e degli eventi, fattore primario per garantire la realizzazione di un avvenimento come quello appena concluso con grandissimo successo ed eco internazionale.

Successo da sottolineare, da non sottovalutare e ribadire con forza, dovuto anche grazie alla responsabilità dei professionisti del comparto che, nonostante tutti i sacrifici patiti fino ad oggi, con grande professionalità, creatività e senso del dovere lo hanno reso memorabile. Evidentemente, quanto appena avvenuto non è ancora sufficiente per far accendere una volta per tutti i riflettori e salvaguardare un comparto in continua sofferenza, sempre a rincorrere decreti legislativi, in molti casi tardivi.

Come il decreto legge n°139 dell’8 ottobre, che ha stabilito la piena capienza per cinema e teatri, cancellando il distanziamento di un metro tra gli spettatori ma non facendo assoluta menzione del comparto congressi ed eventi.

In una nota Italialive, infatti, rivela come “la Conferenza delle Regioni riunitasi il 13 ottobre ha finalmente fatto giustizia equiparando le location per eventi, le sale meeting e i centri congressi ai luoghi della cultura, cancellando cioè il distanziamento sociale. Le linee guida per la riapertura delle attività economiche e sociali aggiornate con questa tanto attesa misura sono state inviate al governo per essere recepite con ordinanza dal ministro della Salute. Ma da allora, silenzio”.

Da qui una rinnovata e pressante richiesta di #Italialive ai ministeri competenti affinché ci sia un intervento sul tema distanziamento e capienza per avere risposte concrete sottolineando che l’industria dei congressi e degli eventi è da quasi un mese in attesa di un’ordinanza che le permetta di lavorare a pieno regime dopo un fermo durato oltre un anno. Il ritardo del ministro nell’emettere l’ordinanza sta compromettendo l’anno congressuale.

“Organizzare un congresso o un evento con il distanziamento di un metro – si legge nella nota –  fa chiaramente aumentare i costi di affitto degli spazi e, quindi, frena la volontà e il bisogno di aziende e associazioni di organizzare eventi e congressi proprio nel momento della ripartenza del turismo. Senza dimenticare, inoltre, che i centri congressi, gli alberghi e tutta la filiera connessa all’organizzazione degli eventi hanno investito ingenti risorse in sistemi di sanificazione e applicano i protocolli di sicurezza stabiliti nelle “Linee guida per la riapertura delle attività economiche, produttive e ricreative” elaborati da Federcongressi&eventi e approvati dalla Conferenza delle Regioni e delle Province”.

Esplicito il messaggio lanciato da Salvatore Sagone, portavoce di Italialive: «Nonostante la event industry sia una leva fondamentale per fare ripartire l’economia, come dimostrato dal sistema fieristico, dagli eventi aziendali, dagli incentive, dai grandi eventi sportivi e, in ultimo ma non  meno importanti, dai grandi summit politici ed economici internazionali, rimaniamo davvero stupiti per la scarsa considerazione che proprio il mondo politico dedica al nostro settore».

Da parte sua, Alessandra Albarelli, presidente di Federcongressi&Eventi e portavoce dei rapporti istituzionali e politici di Italialive aggiunge: «Comprendiamo tutte le ragioni di merito ma siamo ormai davvero esausti. Nonostante i confronti con i rappresentanti di riferimento del nuovo governo a oggi i nostri operatori stanno affrontando il periodo dell’anno che concentra la maggior parte degli  eventi e dei congressi senza poter contare su un’ordinanza che equipari la capienza dei nostri spazi a quella di cinema e teatri. Il prolungarsi di questa diseguaglianza si traduce in un ingente danno per un settore come il nostro che ha bisogno anche di tempi lunghi di programmazione».

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