Mentre avanza il Movimento Cinque Viaggi

by Roberta Rianna | 13 Ottobre 2016 14:14

Oddio le fideiussioni. Ci mancava solo il fondo di garanzia. Al bando gli abusivi. Il preventivo – che diamine – si paga. Una pernacchia alle compagnie aeree con quelle commissioni striminzite. Un pernacchione ai clienti che confondono Capo Passero con Cape Town e per cinquecento euro pretendono le Maldive in formato “ollinclusiv” (ben noto arcipelago al largo di Piombino).
L’agente di viaggi che guarda se stesso è tartassato, vessato, e per questo incazzato nero. Lo urla su Facebook, alle convention, scrive lettere-fiume, sporge denunce. Si prepara, perché no, a scendere in piazza sotto il vessillo del Movimento Cinque Viaggi per conquistare finalmente i palazzi del potere (Quello del Mibact? O forse di Fiavet).
Fatto sta che ragione ne ha da vendere. Finché la rabbia, però, non gli sottrae il sorriso. Magari l’entusiamo. A quel punto il piano si ribalta.
Distribuire viaggi – che poi si tratta di emozioni, ricordi – resta e deve restare il lavoro più bello del mondo (pensiamo ad altri mestieri, l’esattore per dirne una: non c’è paragone). C’è qualcuno che, in questa spirale di legittima bile, perde quella leggerezza che è linfa per la consulenza turistica. E mica solo per quella.
Sorvolando sul fatto che, in Italia, le altre categorie professionali non è che se la passino poi così bene. Le tasse le pagano tutti, compreso chi (povero lui) le riscuote, e chi (poveri noi) ha il compito di scriverne.
Perciò, va bene incazzarsi, ma senza perdere il gusto e l’allegria di vendere viaggi.

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