Mauritius coast to coast: avventura sull’isola formato Beachcomber

by Serena Martucci | 18 Febbraio 2020 7:00

Un taglio secco, che trancia di netto la corona. Poi il coltello comincia a roteare velocemente, come una sorta di danza magica, e dopo alcuni affondi precisi a zig zag, l’ananas è pronta. Pochi minuti sono bastati a Elisabeth, una delle nostre guide, per sbucciare il frutto e offrirmi un’ampia fetta accompagnata da un grande sorriso. «Provala con un pizzico di sale e salsa piccante», mi consiglia a metà tra il creolo e l’inglese. Intorno il sole si fa largo tra gli alberi di filao, l’oceano color turchese risplende nella baia, poco lontano esplode il ritmo della segà, la danza inventata dagli schiavi, e mentre addento quel trancio di frutta fresca penso davvero che Mauritius sia un piccolo angolo di paradiso.

Il tour alla scoperta della dolce isola parte dal nord, o meglio, dalla lingua di sabbia bianca di Pointe aux Canonnier. È questa la prima tappa del Beachcomber Discovery, l’adventure game ideato da Beachcomber Resorts & Hotels, in collaborazione con Alitalia e il Gruppo Alpitour. L’appuntamento, arrivato alla sua quarta edizione, coinvolge 40 agenti di viaggi, divisi in otto diverse squadre, che si sfidano tra gare in spiaggia, caccia al tesoro e prove da superare lungo il tragitto.

I primi enigmi da risolvere cominciano tra i campi da golf, le salette della Spa allestita sui rami di un banyan bicentenario e l’area kids del Cannonier Beachcomber. Il mare si tinge di mille sfumature di azzurro, la baia guarda verso i resti di un vecchio faro, i piedi affondano nella sabbia finissima e dalle stanze la vista regala un tramonto che lascia senza fiato. Dopo una sosta nel meraviglioso Trou aux Biches, resort a cinque stelle superior immerso in un giardino tropicale di 35 ettari, si risale la costa occidentale verso Grand Baie. Stavolta il tragitto, di circa sette chilometri, è da percorrere a piedi o al massimo con mezzi di fortuna.

La pace e la tranquillità lasciano pian piano spazio al fermento dei piccoli negozietti e bazar che vendono souvenir, borse di foglie intrecciate, modellini in legno che ricordano gli antichi velieri o le case coloniali. Ci si perde tra le bancarelle del market, dove campeggiano grandi statue di Buddha, ci si attarda tra i cafè del Sunset Boulevard, si ammirano i colorati templi tamil e soprattutto ci si innamora della gente locale, una miscela di etnie e culture differenti, dai modi gentili, tempi rilassati e sorrisi disarmanti che contagiano con la loro allegria. È proprio questo mix che colpisce, come se l’antica colonia avesse accolto ma rivisitato usi e consumi delle varie dominazioni: così si preferisce parlare francese, ma si guida a sinistra come gli inglesi, l’organizzazione di ogni minimo dettaglio è attento e scrupoloso e allo stesso tempo si svolge con estremo relax.

Scendendo verso sud, si leva il vento. La natura, già rigogliosa, diventa più selvaggia, i campi di canna da zucchero invadono il paesaggio, scorci e calette sembrano più autentiche. La meta è il Paradise Beachcomber, situato in una delle location più spettacolari della costa ovest, la penisola di Le Morne, patrimonio dell’Unesco. A questa bellissima montagna è legato un drammatico pezzo di storia del Paese: qui tempo fa si nascondevano gli schiavi fuggiaschi e, ancora oggi, questo verde monte roccioso, che contrasta con il turchese della laguna, è il simbolo del loro sacrificio e della lotta per la libertà.

Da ovest si punta a est, a bordo delle mini moke elettriche, in un vero “coast to coast” lungo la strada di Baie du Cap. Attraversiamo placidi villaggi di pescatori, calette dalla sabbia borotalco come quella di Pomponette, alternate a scogliere scavate dalle onde come quella di Gris Gris. Qui l’odore salmastro si confonde con quello della vaniglia, l’oro dell’isola. Per capire quanta cura serve per ottenere le preziose stecche ci si ferma a Le Domaine de Saint Aubin, una dimora coloniale del 19esimo secolo dove in alcune serre viene coltivata questa speciale orchidea per i cui frutti bisogna pazientare almeno un anno, e dove è possibile scoprire i processi di trasformazione della canna da zucchero o di produzione del rum, aromatizzato anche al cocco, al caffè o alle spezie.

L’ultima tappa è fissata allo Shandrani Beachcomber, incorniciato dal parco marino di Blue Bay. Da qui in barca si raggiunge facilmente la riserva naturale di Ile aux Aigrettes, un’isola di corallo di 26 ettari, protetta dalle associazioni ambientaliste, dove è possibile imbattersi in tartarughe giganti e piccioni di mare, oppure la più famosa Isola dei Cervi, che fa parte della barriera corallina di Mauritius, ed è famosa per le spiagge di sabbia bianchissima e le baie di acqua cristallina. L’emozione di immergersi e fare snorkeling tra i coloratissimi pesci tropicali è indescrivibile. Il Discovery termina ed è solo un assaggio di quello che può riservare questa perla vulcanica e i suoi 330 chilometri di coste sull’Oceano Indiano. I sensi si accendono, l’odore dei delicati fiori di frangipane si mescola con mille altri e il gusto ha un gradevole sapore. Quello dolce della vaniglia.

PROGETTI. Il resort Les Salines, il nono di Beachcomber, che aprirà nel 2021 e sorgerà sulla Rivière Noir, e il restyling dello Shandrani, situato nella costa sud di Mauritius. Sono le due principali novità del Gruppo. «Crediamo molto nel mercato italiano che fa registrare tassi di crescita dal 18 al 23% – spiega Sheila Filippi, da 30 anni alla guida di Beachcomber Italia – Lo Shandrani invece resterà chiuso quattro mesi, dal 4 maggio al 4 novembre, per presentarsi in una veste rinnovata».

PAROLA ALLE ADV. Un social game per conoscere i resort a 4 e 5 stelle targati Beachcomber. Un’esperienza nuova e creativa rispetto alle solite site inspection. Parola delle adv che hanno partecipato alla quarta edizione del Beachcomber Discovery. «È stato un modo speciale di conoscere l’isola – racconta Roberto Marzeddu della Ro Viaggi di Rho (Milano) – Ho avuto la possibilità di guidare autonomamente e, una volta in hotel, mi sono sentito coccolato». «Era la mia prima volta a Mauritius e sono rimasta colpita dalla natura e il calore delle persone – aggiunge Barbara Marmo di Viaggi di Pegam di Ladispoli (Roma) – Ho adorato il gioco a squadre che permette di condividere emozioni uniche». «Un format vincente – conferma Massimo Ferrara, titolare della Freelander Viaggi di Napoli – Ci ha permesso di scoprire le strutture in maniera innovativa e spiritosa e, allo stesso tempo, di interagire con gli abitanti. Ho avuto la conferma che si tratta di un Paese sicuro e accogliente». «Ho scoperto che qui non c’è solo mare, ma tante altre bellezze – spiega Mirella Gruppo, titolare della Ebube Viaggi di Matera – Ho apprezzato molto l’organizzazione, ma anche il servizio e la cucina». Per Anna Andreoli, che ha cominciato a lavorare nella New Baldense Viaggi a Costermano sul Garda (Verona) solo un anno fa, è stata una rivelazione: «Ho fatto una fatica assurda – dice – ma mi sono divertita tanto». Mentre per Bea Olowska della Simonetta Viaggi di Reggio Calabria «Mauritius è stata una scoperta. Si può vendere tutto l’anno ed è adatta a diversi target. E poi il valore aggiunto è la cordialità dei mauriziani».

 

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