Manifesto della Montagna, le nove priorità dell’Anef

Manifesto della Montagna, le nove priorità dell’Anef
19 Settembre 13:49 2022 Stampa questo articolo

Emergenze, necessità, per farla breve: nove priorità per una “nuova centralità delle terre alte”. È il contenuto del Manifesto della Montagna, redatto a corollario dell’annuale assemblea di Anef – Associazione Nazionale Esercenti Funiviari, che ha visto la riconferma alla presidenza di Valeria Ghezzi. Ed è dalla numero uno della dinamica sigla di settore che parte un appello: «Siamo l’unico argine allo spopolamento della montagna, ci assumiamo responsabilità e chiediamo alla politica una legge per la montagna che riconosca il nostro ruolo e ci metta nelle condizioni di operare al meglio.

Il documento pubblico, frutto del lavoro di oltre 280 fra aziende, imprenditori, istituzioni e protagonisti della vita ad alta quota, pone l’attenzione sul valore e sulle potenzialità dei territori montani, come spazio di vita peculiare e unico per chi ci abita (o ci potrebbe abitare) e per chi ci lavora (o ci potrebbe lavorare) e come patrimonio territoriale di cui siamo tutti beneficiari e responsabili.

Vediamo, dunque, i nove punti, affidati alla narrazione di altrettanti capofila locali di Anef.

SOSTENIBILITÀ. «I turisti scelgono la montagna perché – spiega il presidente di Anef Toscana, Rolando Galli – c’è un ambiente straordinario, in inverno per sciare in estate per passeggiate o andare in mountain bike. Noi vendiamo il nostro territorio che negli ultimi anni, a causa dello spopolamento, si è molto impoverito dal punto di vista umano. Noi siamo l’ultimo baluardo. Per chi vive in montagna ambiente e territorio sono tutto: casa, prodotto, vita. Per questo il loro rispetto è per noi sacro. Ci spaventa non poco un certo ambientalismo di facciata, utilizzato in modo strumentale e demagogico da chi non abita i territori di montagna. Perché l’unico circolo virtuoso possibile è questo: lo sviluppo socio-economico dei territori come chiave per mantenerli abitati e il non-abbandono dei territori come chiave per il rispetto e la valorizzazione sociale e ambientale».

ACQUA. Essenziale per la nevificazione, un processo che permette di sciare anche in assenza di precipitazioni e quindi di programmare la stagione sciistica, l’acqua è oggi al centro del dibattito pubblico visti gli ultimi mesi di siccità. «Per la produzione di neve – spiega Helmut Sartori, presidente di Anef Alto Adige – l’acqua non viene in nessun modo sprecata né, tantomeno, inquinata. Semplicemente viene presa in prestito e trasformata in neve per essere poi naturalmente restituita in primavera nelle stesse condizioni idriche e sugli stessi versanti di prelievo».

ENERGIA. «Gli impianti di risalita sono ad azionamento elettrico, così come i generatori per la produzione di neve. Energia per di più pulita perché ottenuta con gli impianti idroelettrici», sottolinea Giuliano Grani, presidente di Anef Emilia Romagna. E aggiunge: «Affrontare i rincari, per aziende che sono energivore e che concentrano i consumi per 5 mesi all’anno, è uno sforzo che rischia di andare al di là delle nostre capacità e possibilità. E il rischio è che le aziende più piccole non ce la facciano. Chiediamo con forza che il governo riconosca in modo formale le aziende funiviarie quali energivore e le aiuti ad affrontare questa situazione di difficoltà che, purtroppo, non dipende dalla capacità imprenditoriale. L’energia passerà a pesare dal 10 al 30% nei bilanci degli imprenditori funiviari, i rincari degli skipass che si attesteranno tra il 5 e il 12% copriranno l’inflazione, non i maggiori costi energetici.»

PRESIDIO DEL TERRITORIO E SICUREZZA IDROGEOLOGICA. «Le comunità di montagna si sono sempre occupate di mantenere e curare il territorio – evidenzia Luca Guadagnini, presidente di Anef Trentino – Con l’abbandono negli anni dell’economia agricola e zootecnica questo ruolo è stato assunto dagli impiantisti. Il rischio idrogeologico è molto minore dove ci sono gli impianti di risalita. Siamo importanti perché facciamo economia, ma anche come manutentori di un territorio delicato che è ancora più fragile con gli eventi climatici estremi che sono sempre più frequenti».

 LAVORO. Gli impiantisti, come ricorda Danilo Chatrian, vicepresidente vicario di Anef e presidente dell’associazione in Valle d’Aosta, hanno appena rinnovato il Ccnl per il triennio 2022/2025, dimostrando vicinanza e attenzione ai lavoratori. «È stata una decisione difficile e coraggiosa quella di avviare la trattativa dopo il periodo del Covid e della chiusura – sottolinea – Abbiamo agito con grande senso di responsabilità e rispetto verso i nostri lavoratori e la stessa responsabilità l’abbiamo trovata nelle organizzazioni sindacali. Ora chiediamo alla politica un intervento importante sul costo del lavoro e sul cuneo fiscale».

SICUREZZA. Prerequisito di ogni impianto di risalita, per Anef è fondamentale che il trasporto sia sicuro, come è, e che sia percepito chiaramente come tale. Statisticamente il trasporto più sicuro è quello a fune.

TURISMO. Si tratta di un punto-chiave sul quale interviene Nicola Bosticco, vice presidente di Arpiet Piemonte: «La montagna italiana è fonte di ricchezza, di Pil, di diffusione del made in Italy, dalle Dolomiti alla Skyway, fino all’Etna passando per gli Appennini. Le va data la giusta attenzione, e quindi va dotata di strumenti normativi adeguati».

VALORE SOCIO-ECONOMICO DELLA FILIERA DELLA MONTAGNA. «Gli impiantisti, con il loro 1.2 miliardi di euro di fatturato – sottolinea Marco Grigoletto, presidente di Anef Veneto – Rappresentano il motore dell’intera filiera della montagna che comprende hotel, ristoranti, rifugi, maestri di sci, producendo un indotto sull’intero comparto pari a circa 8 miliardi di euro. È essenziale, quindi, che la sostenibilità venga intesa anche come economica e sociale, oltre che ambientale, e ricordiamoci tutti che dove sparisce un impianto non c’è più possibilità di creare lavoro e reddito e quel territorio muore».

INVESTIMENTI.Tema cruciale su cui interviene Massimo Fossati, vice presidente di Anef e presidente dell’associazione in Lombardia: «Gli impianti a fune, i sistemi di innevamento e la gestione del territorio comportano ingenti investimenti, essenziali per garantire da una parte la sicurezza e dall’altra la competitività delle località sciistiche. Ora servono investimenti e risorse per mantenere i nostri comprensori al passo con i tempi e competitivi. Noi continuiamo a investire sulla montagna e non vogliamo vivere di assistenza, i ristori sono stati un unicum per tenere in vita le aziende. Non chiediamo assistenza, ma semplificazione burocratica e supporto per poter continuare a investire in modo efficace le nostre risorse e continuare, così, a sviluppare e tutelare la montagna».

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