Lockdown dei viaggi,
ma è l’ora di ricostruire

Lockdown dei viaggi, <br>ma è l’ora di ricostruire
04 Dicembre 09:43 2020 Stampa questo articolo

Spostamenti tra regioni inibiti, finanche tra comuni nei giorni clou delle feste, niente crociere, niente sci e – tanto per non farci mancare nulla – quarantena d’obbligo per chi rientra dall’estero. Solo gli alberghi, come l’orchestra sul Titanic, potranno restare aperti per ospitare chissà chi, considerando pure il rigido niet ai cenoni di Capodanno che smorzerà persino la staycation: la moda di prenotare una stanza dietro casa per salvare il salvabile. È chiaro che la prospettiva è decadente, in perfetto stile Grand Budapest Hotel (per chi ha visto il film).

Così, se a livello generale l’Italia non vara un lockdown totale, il nuovo dpcm vieta di fatto ogni forma di viaggio e turismo dal 21 dicembre all’Epifania. È l’ultima, cruenta e definitiva (si spera) azione del governo Conte contro il Covid, prima dell’arrivo del vaccino previsto a fine gennaio. Solo allora, con una sorta di immunità di gregge – prima demonizzata, ora auspicata – si potrà immaginare la vera ripartenza del travel. Vaccinazioni di massa che, a detta del commissario per l’emergenza Domenico Arcuri, arriveranno entro settembre 2021 a «tutti gli italiani», consentendo nel frattempo la ripresa dei viaggi nella fantomatica cornice new normal: la nuova normalità fatta di sicurezza e rigide regole igienico-sanitarie, che comunque sia dovranno essere rispettate anche in futuro. Perché la pandemia, si sa, ha irreversibilmente mutato il nostro modo di vivere e comportarci. E non saremo certo come i cinesi, ma gel igienizzanti e mascherine rimarranno nei nostri cassetti per sempre. E torneranno i viaggi di gruppo, ma resteremo sensibili ai rischi degli assembramenti.

Non si può dire che non ce lo aspettavamo. Da settimane abbiamo gettato il cuore oltre l’ostacolo, guardando razionalmente alla prossima primavera, stagione-icona di una timida rinascita del turismo. Ma ora che il decretissimo è firmato, e l’unico spiraglio restano le deroghe malcelate nelle faq del governo, fatichiamo a credere a una ormai incontestabile verità: quello che ci apprestiamo a vivere sarà il primo Natale della storia senza viaggi. Climax di un 2020 da romanzo distopico.

Terrificante, sì. Ma non vale più lamentarsi, non vale neanche minacciare proteste di piazza: la stessa battagliera Enrica Montanucci di Maavi placa i suoi invitando alla cautela, che i ristori del fondo perduto a breve arriveranno e ogni giorno è #ungiornoinmenoallaripresa. Non è più il momento di chiedersi “perché i centri commerciali sì e i mercatini di Natale no?”, per quanto questa domanda abbia pienamente senso. Non vale nemmeno gettare fango su Chigi: questa seconda ondata di Covid è stata più violenta della prima, ha ucciso anche a casa nostra, e la terza potrebbe anche essere peggiore. La salute pubblica difesa dal ministro Roberto Speranza non è una fandonia. Vale la pena mandarlo giù con compostezza questo boccone e guardare avanti, nonostante i sacrifici. Uccidere i mostri e adoperare buon senso, lavorando sin da ora alla ricostruzione del proprio business. Forti di una certezza: la luce lì in fondo ora si vede.

L'Autore

Roberta Rianna
Roberta Rianna

Direttore responsabile

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