Così Preatoni junior reinventa Sharm

by Silvia Pigozzo | 8 Maggio 2018 7:00

«Gli italiani stanno tornando in Egitto? Ma noi abbiamo iniziato a riportarli a Sharm el Sheikh già due anni fa, quando abbiamo ripreso i nostri voli». Sono le prime parole di Eugenio Preatoni, oggi ceo di Domina e presidente del tour operator Domina Travel, e figlio di quell’Ernesto Preatoni, che con l’apertura negli anni Novanta del Domina Coral Bay si guadagnò il soprannome di “inventore di Sharm”.

Gli attentati, la Primavera araba e l’omicidio Regeni. Fatti che in qualche modo hanno incrinato il rapporto tra gli italiani e l’Egitto. In che modo oggi riparte la destinazione e il business di Domina?
«Il contesto è cambiato, così come il nostro business model, pur mantenendo i fondamentali che mio padre ideò per lanciare Sharm, ovvero “una destinazione a tre ore di volo dall’Italia, un mare unico e sole tutto l’anno”. Allora il Coral Bay nasceva come operazione immobiliare, oggi i valori della marca si sono evoluti e stiamo diventando un’azienda di servizi. C’è l’offerta all inclusive di base e poi ci sono una serie di servizi esclusivi dedicati ai nostri soci DClub, coloro che hanno acquistato la propria casa al mare in comproprietà alberghiera».

Si affaccia, dunque, un nuovo concetto di lusso.
«Il lusso è una questione di immagine e di percezione. Noi puntiamo al lusso ispirazionale per offrire quei servizi ad alto valore aggiunto, che fanno vivere esperienze e rendono più piacevole la vacanza. Offriamo esperienze a tutti i clienti, ma ci piace riservare una coccola in più a coloro che ci hanno dato fiducia, diventando nostri soci. Ecco perché per loro ci sono check-in dedicato e spiagge, piscine e ristoranti riservati. Per una maggiore esclusività del servizio».

Il Coral Bay si prepara a diventare una destinazione di nicchia?
«Più che altro intende essere il club degli italiani. Non vogliamo massificare la nostra offerta, pur consapevoli di essere una struttura industriale. Per questo stiamo pensando di terziarizzare alcuni servizi come la ristorazione e l’intrattenimento, dove non siamo in grado di garantire quell’artigianalità e quella tipicità che, ad esempio, marchi come Sorbillo e il Cirque du Soleil possono trasmettere».

Estate 2018. Che numeri prevedete?
«Ci aspettiamo un riempimento del 90% del Coral Bay. Oggi siamo a 800 camere e con l’apertura a luglio di un altro blocco abitativo arriveremo a 1.200 camere totali occupate. Nelle scorse settimane abbiamo dovuto sostituire i nostri A320 con aeromobili A330 per avere più capienza. Un upgrade che stiamo valutando di mantenere per sfruttare al meglio questa nuova richiesta. Oggi voliamo con il nostro partner AlMasria da Milano, Roma, Napoli, Bari e da giugno anche da Catania e Verona».

Intravede una “nuova Sharm” in Egitto o altrove?
«Abbiamo individuato diverse aree, ma per ragioni politiche legate alle realtà di ogni singolo Paese al momento abbiamo sospeso i progetti. Eccezion fatta per l’Oman, dove il governo locale ha mostrato interesse nell’accogliere investimenti stranieri per lo sviluppo turistico».

E sul fronte italiano?
«Puntiamo sul Domina Zagarella Sicily, un quattro stelle da 340 camere e 45 villini acquistato e ristrutturato con un’operazione da 65 milioni di euro. Si trova tra Palermo e Cefalù ed è stato concepito con l’idea di una struttura glamour e leisure, fortemente identificata con il concetto di happening. Ovvero, un punto di incontro e riferimento per eventi, mostre e ristorazione. L’hotel diventa, così, luogo di socializzazione e non soltanto per i clienti che ci dormono. E in questo modo si allunga anche la stagionalità della destinazione».

Che ne pensa delle grandi acquisizioni di t.o.?
«Il nostro modello di business ci differenzia da queste realtà e non abbiamo pretese di fare concorrenza a Eden o Alpitour. Anzi, siamo aperti alla collaborazione per il rilancio di Sharm. Quest’anno contiamo 20mila passeggeri trasportati, numeri destinati a crescere. Un’opportunità che tutti noi dovremo cogliere».

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