Legge Ue sui mercati digitali: Ota e parity rate sotto esame

26 Agosto 14:59 2022 Stampa questo articolo

In cinque anni, dal 2016 al 2021, ben poco è cambiato nella distribuzione turistica, se non un consolidamento di posizioni, soprattutto riguardo alle Ota, le agenzie di viaggi online, da cui transitano ora ben il 44% delle vendite degli alberghi indipendenti.

È quanto emerso da uno studio realizzato dall’Unione europea su un campione di sei Stati membri: Austria, Belgio, Cipro, Polonia, Spagna e Svezia. Un’indagine finalizzata a ottenere dati aggiornati sulle pratiche di distribuzione dell’offerta alberghiera, dopo un monitoraggio analogo condotto nel 2016 dall’Ecn – European Competition Network; stabilire se le pratiche differiscono da uno Stato membro all’altro; individuare eventuali cambiamenti nelle suddette pratiche.

Nel confermare i trend commerciali, lo studio ha pure accertato come Booking ed Expedia restino le principali Ota per le prenotazioni alberghiere e non vi siano segnali di cambiamenti significativi nelle quote di mercato di tali piattaforme né rispetto all’ingresso di nuovi player.

Inoltre, le commissioni pagate dagli alberghi alle Ota risultano essere rimaste stabili o appena diminuite, mentre la differenza di prezzo e disponibilità delle camere degli alberghi tra le diverse Ota e tra queste e i portali degli alberghi risulta in calo.

Lo studio ha poi rilevato che le Ota usano vari accorgimenti commerciali, come una maggiore o minore visibilità, per incentivare gli alberghi a offrire loro prezzi e condizioni migliori e che l’importanza dei diversi canali di vendita (online/offline, diretti/indiretti) varia da uno Stato all’altro, ma non si osservano differenze significative nelle condizioni di concorrenza tra le Ota.

Dal punto di vista regolamentare, non risulta che le leggi di Austria e Belgio, che vietano alle Ota di applicare clausole di parità ampie o ristrette, abbiano mutato in modo sostanziale le pratiche di distribuzione dell’offerta alberghiera rispetto agli altri Stati membri.

Ora il prossimo step è l’esame dei risultati dello studio da parte della Commissione Ue e delle Autorità garanti della concorrenza. Un passaggio necessario in vista della legge sui mercati digitali, che dovrebbe entrare in vigore in autunno, e che potrebbe avere un impatto sulla concorrenza in questo settore: le piattaforme che esercitano un controllo dell’accesso (gatekeeper) dovranno offrire condizioni eque agli utenti e non potranno ricorrere a clausole di parità ampie o ristrette, né a misure commerciali equivalenti. Il processo per designare le piattaforme gatekeeper inizierà una volta che la legge sarà divenuta applicabile, ossia sei mesi dopo l’entrata in vigore.

Da tener presente, poi, che negli ultimi anni la distribuzione dell’offerta alberghiera è stata oggetto di diversi interventi normativi e antitrust: ad esempio, dal 2010, varie Autorità nazionali garanti della concorrenza hanno esaminato l’uso delle clausole di parità nella vendita al dettaglio da parte delle Ota nei loro contratti con gli alberghi. Clausole ampie di parity rate non consentono all’albergo di offrire prezzi o disponibilità migliori in nessun altro canale di vendita, mentre clausole ristrette permettono di offrire prezzi migliori in altre Ota e nelle vendite offline, ma non sul proprio sito web.

In virtù di queste indagini, nell’aprile 2015 le Autorità garanti della concorrenza di Francia, Italia e Svezia hanno accettato l’impegno di Booking di sostituire volontariamente le clausole ampie di parità nella vendita al dettaglio con clausole ristrette in tutto lo Spazio Economico Europeo (See) per un periodo di cinque anni.

Sempre nel 2015, anche Expedia ha deciso di non applicare più le clausole ampie a favore di quelle ristrette in tutto il See. E nel dicembre 2015 l’Antitrust tedesco ha messo al bando le clausole di parità ristrette di Booking, decisione che, in seguito a un ricorso presentato dall’impresa, è stata confermata in via definitiva dalla Corte suprema di Germania.

Tra il 2015 e il 2018 la Francia, Austria, Italia e Belgio hanno adottato leggi che vietano alle Ota di usare clausole di parity rate, ampie e ristrette, nelle vendite al dettaglio nel settore alberghiero.

Da qui, nel 2016, un gruppo di dieci Autorità nazionali garanti della concorrenza e la Commissione Ue hanno condotto un monitoraggio nel settore della prenotazione alberghiera per misurare gli effetti prodotti dalle modifiche delle clausole di parità applicate dalle Ota in seguito a tali interventi normativi: ebbene, ciò che allora venne fuori fu che occorreva più tempo perché le misure correttive della concorrenza già adottate producessero effetti e che la situazione sarebbe stata riesaminata a tempo debito.

Nel 2020 Booking ed Expedia hanno comunicato alla Commissione e alle Authority che avrebbero continuato a non applicare clausole di parità ampie nella vendita al dettaglio in tutta l’area See almeno fino al giugno 2023. Infine, a maggio 2022, la Commissione ha adottato il nuovo regolamento di esenzione per categoria per gli accordi verticali (nuovo Vber). L’esenzione non riguarda le clausole di parità ampie nella vendita al dettaglio applicate dalle piattaforme online, ma continua ad offrire un “porto sicuro” (safe harbour) ad altri tipi di clausole di parità, comprese quelle ristrette nella vendita al dettaglio.

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