L’effetto virus sugli eventi: i numeri di Astra e Adc Group

13 Ottobre 13:31 2020 Stampa questo articolo

In un contesto in cui il nuovo dpcm introduce provvedimenti restrittivi nelle possibilità di aggregazione, conferme e novità arrivano dalla quarta rilevazione della ricerca quantitativa L’Industry degli Eventi e della Live Communication di fronte alla crisi Covid-19, realizzata dall’istituto Astra Ricerche per conto di Adc Group e Club degli Eventi tra il 18 e il 25 settembre.

A rispondere un campione di 427 aziende appartenenti ai diversi anelli della catena del valore: aziende clienti, agenzie specializzate in eventi (o di comunicazione ma con una divisione specializzata in eventi) e fornitori di servizi. Una catena che lavora all’organizzazione di eventi corporate, privati e consumer, convention, congressi, concerti, conferenze internazionali e fiere, e che esprime un volume d’affari annuo di 65,5 miliardi di euro.

Per le agenzie e gli altri attori dell’offerta la quota di perdita di fatturato annuo è mediamente del68%. Ma per il 38,7% degli intervistati si parla di una perdita di almeno l’85% del fatturato, a cui si somma il 34,8% che dice fra il 65 e l’80%. Solo il 4% perde meno del 20% del fatturato, e meno del 2% non ha riduzioni, probabilmente grazie alle possibilità, non risolutive, offerte dai mezzi digitali. In sintesi, l’82,7% degli operatori perde, in maniera molto significativa, almeno la metà del fatturato.

Un dato importante è quello relativo al numero degli eventi cancellati o rinviati: quelli cancellati definitivamente sono il 55% del totale previsto per il 2020. Nel 23% dei casi sono stati rinviati a data certa o da definirsi, e un ulteriore 15% è a rischio rinvio.

Uno dei temi fondamentali è il momento della ripartenza dell’industry, quando si pensa che si potrà tornare a fare gli eventi senza vincoli stringenti. Mentre a giugno il 28% sosteneva che si sarebbe ripartiti non prima di marzo 2021, nella nuova rilevazione la percentuale sale drammaticamente al 68,4%. Soltanto il 2% pensa che si ripartirà fra novembre e dicembre 2020 (era il 9% a giugno), e solo per l’8,2% (contro il 28,5% di giugno) da gennaio-febbraio.

Il tema del lavoro è drammatico. In media le agenzie dichiarano che dovranno rinunciare al 27,4% dei dipendenti, al 37% dei collaboratori continuativi e semi continuativi e al 38,4% di quelli saltuari. Solo il 37% pensa di non ridurre i dipendenti, il 26% i collaboratori continuativi e il 29% i saltuari, mentre quelli che dichiarano di dover limitare almeno del 45% (cioè dimezzare o peggio) il personale dipendente sono il 33% (per collaboratori e partite Iva è il 40%).

Contrariamente alle aspettative crescono solo in minima parte gli eventi online. Una domanda di questa edizione dell’indagine riguarda la chiarezza delle norme e dei protocolli attuali. I rispondenti si dividono a metà tra chi sostiene che siano sufficientemente chiari e chi, invece, ritiene che non lo siano.

«I risultati di questa ricerca confermano la grande preoccupazione da parte degli operatori del settore per un’industria che ha un ruolo fondamentale per la crescita economica del Paese – afferma Salvatore Sagone presidente di Adc Group e del Club degli Eventi – Per questi motivi urge un’azione del governo che supporti economicamente e protegga le migliaia di imprese e lavoratori che fanno parte di una filiera lunga e articolata, anche non introducendo ulteriori limitazioni alla possibilità di realizzare eventi in sicurezza. Agenzie specializzate, sedi congressuali, e location per eventi, service audio-video, allestitori, scenografi, registi, società di catering sono alcuni degli attori di un comparto che contribuisce in maniera decisiva anche allo sviluppo del turismo in Italia, dell’occupazione alberghiera e dei trasporti».

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