Le previsioni di Skipass: «Azzardato ipotizzare Natale sulla neve»

by Andrea Lovelock | 12 Novembre 2020 11:21

La valanga Covid si sta per abbattere anche sui comprensori sciistici italiani: è l’amara previsione della presidente dell’Anef, Associazione Nazionale Esercenti Funviari, Valeria Ghezzi, intervenendo all’incontro online Skipass Panorama Turismo di Modena Fiere, tradizionale evento emiliano del comparto.

«Credo proprio che ipotizzare un Natale sulle piste sia un azzardo. Sarebbe meglio se il governo dicesse chiaramente che per le feste si dovrà rimanere a casa. Con questa incertezza, innevare artificialmente significherebbe buttar via almeno 100 milioni di euro . Mi rendo conto che tenere chiusi gli impianti di risalita vorrebbe dire mettere in ginocchio alberghi alpini, ristoranti, noleggi sci, istruttori, ovvero tutto l’indotto che ruota attorno al turismo invernale, ma con gli attuali scenari non è pensabile fare altrimenti. Diciamo pure che sarebbe impossibile far rispettare e applicare quel distanziamento fisico legittimamente richiesto perché si creerebbero code agli impianti davvero ingestibili. Il mio augurio è che da qui a metà dicembre possa invertirsi in modo deciso la curva dei contagi e che si adottino stringenti protocolli. Ma è solo una speranza», afferma la presidentessa Anef.

A confermare questo quadro a fosche tinte si è aggiunto lo studio previsionale elaborato da Massimo Feruzzi, amministratore unico di Jfc, che ogni anno analizza il fenomeno del turismo invernale: «Basta il confronto delle ultime tre stagioni per avere un’idea della situazione: nel 2018-19 questo segmento aveva fatturato oltre 10 miliardi di euro, mentre nella stagione 2019-20 si era già scesi a 8,7 miliardi e per la prossima stagione le previsioni stimano poco più di 6 miliardi, con una perdita di fatturato del -42%. Così come si pronosticano forti riduzioni negli arrivi e nelle presenze dell’ordine del -35%.»

Circa poi i trend delle vacanze sulla neve, Feruzzi spiega che ad oggi i circa 3,8 milioni di appassionati che solitamente affollano le piste da sci, sono orientati al “piccolo”, preferendo baite, appartamenti e chalet ad alberghi, con uno human touch sempre più spiccato, e la richiesta di open air, ovvero maggiori occasioni di stare all’aria aperta molto più tempo di prima. Ci sarà inoltre una forte propensione al self drive e al self catering legati al fatto che le persone si autogestiranno nel sistema di prenotazione e nella mobilità, occupandosi in autonomia anche dei tempi e delle modalità della ristorazione.

«A conti fatti – conclude Feruzzi – ci saranno meno settimane bianche, più weekend, con una clientela sempre più individuale, un rapporto sempre più disintermediato per la voglia di flessibilità e soggiorni indipendenti possibilmente nelle immediate vicinanze delle piste, per evitare transfer, spostamenti logistici e l’uso della mobilità collettiva.»

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