Le case vacanza e il caos delle normative regionali

17 Luglio 12:30 2019 Stampa questo articolo

È un vero e proprio far west normativo quello che vige in Italia riguardo agli affitti brevi con le Regioni che, soprattutto riguardo alle definizioni  delle attività (dal normale case vacanze alle più specifiche “case del camminatore” in Umbria e Lazio, ndr) vanno ancora in ordine sparso. Se da un lato, infatti, il settore gode dell’enorme successo registrato negli anni delle piattaforme online,  dall’altro ha visto le continue denunce di irregolarità da parte degli albergatori che fanno leva sulla concorrenza sleale e sulla possibile evasione fiscale di questa forma di locazione extra.

È questo il risultato dell’indagine Turismo digitale e Costituzione, compiuta della Sda Bocconi col supporto di Airbnb e anticipata sulle pagine de Il Sole 24 Ore. Lo studio, infatti, ha rilevato 21 definizioni di attività extralberghiere con una media di una modifica normativa regionale ogni 12 mesi. Nello specifico, otto regioni, tra cui Abruzzo, Basilicata, Marche e Valle d’Aosta, hanno un quadro normativo che risale a più di dieci anni fa, quando ancora non si parlava di home sharing. Ma ciò che salta all’occhio è la frequenza delle modifiche: si va da una ogni 7 mesi in Liguria a una ogni 24 mesi per Campania e Lazio.

In alcuni casi le modifiche vengono effettuate per prevenire o risolvere contestazioni, come accade nelle normative di Lazio e Toscana, mentre in altri servono a supportare le norme locali, come dimostra la legge lombarda 7/2018 che impone ai locatori di indicare il codice identificativo (Cir) negli annunci.

A questo caos normativo si aggiungono gli articolati obblighi che i locatori devono affrontare: dagli adempimenti per l’avvio dell’attività all’uso del codice identificativo; dalle comunicazioni fiscali obbligatorie a livello nazionale per gli intermediari alle indicazioni a fini statistici, senza dimenticare la segnalazione dei dati degli inquilini al sistema “alloggiati web” fortemente voluto dal decreto Sicurezza.

Tra le proposte per tentare di “sbrogliare la matassa”, i curatori della ricerca – Oreste Pollicino e Valerio Lubello – suggeriscono una classificazione ad hoc dei fenomeni di home sharing che tenga conto di tutti gli interessi in gioco. Ma ciò che è davvero fondamentale è stabilire un dialogo tra i diversi database regionali esistenti operando una semplificazione amministrativa.

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Antonella Caporaso
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