Lavoro, giovani in fuga: l’altra faccia della crisi del travel

by Mariangela Traficante | 5 Marzo 2021 11:34

Il travel italiano deve cercare di impedire la fuga dei giovani talenti all’estero. L’allarme viene lanciato dai diretti interessati: «Molti giovani mi chiedono contatti su Dubai, Doha, sul Middle East in generale, dopo un anno di stop vogliono tornare a lavorare e sanno che lì la ripresa è iniziata prima, anche grazie alla campagna vaccinale più avanzata», ha raccontato per esempio Giuseppe De Martino, general manager al St. Regis Hotel di Roma.

Il rischio è concreto visto lo stop quasi totale di interi settori negli ultimi dodici mesi, tanto che anche il ministro Massimo Garavaglia – intervenuto al convegno “Per l’Italia! Il Turismo come motore economico e sociale per la vera ripartenza”, organizzato dall’Associazione Internazionale dei Cavalieri del Turismo ribadendo le linee guida illustrate già durante gli Stati Generali di Sorrento[1] – ha sentito l’esigenza di ricordare che «è importante non disperdere le competenze del settore. Se un cuoco – fa l’esempio il ministro – lascia l’Italia per la Svizzera con una retribuzione di gran lunga maggiore, poi rischiamo di non vederlo più tornare in Italia».

E a proposito di occupazione, la presidente di Federturismo, Marina Lalli, ha ribadito l’urgenza di dare «priorità alle vaccinazioni agli operatori del turismo per essere percepiti come meta sicura, e il ministro Garavaglia si è dimostrato subito molto ricettivo sul tema». E la formazione dei giovani emerge come fondamentale.

Spiega di nuovo Lalli che «come capofila di un progetto europeo dedicato, stiamo studiando le nuove competenze che serviranno per chi deve accogliere, con l’obiettivo di avere un fil rouge europeo su questo fronte contro l’attuale frammentazione.

LE RICHIESTE DELLE TERME. Accendere i riflettori sull’occupazione è cruciale anche in un settore, come quello termale, che conta 65mila addetti, ed è in fase di riconversione. Massimo Caputi, presidente di Federterme, sostiene che per «il rilancio serve un bond turismo a 20 anni garantito dallo Stato come accade altri Paesi, utilizzando le risorse ancora a disposizione dai voucher, e tre regione, Campania, Toscana ed Emilia Romagna lo stanno già pensando». L’altro punto richiesto nell’ambito delle politiche del lavoro è un fondo nuove competenze, con la possibilità per le aziende di rimanere aperte e fare formazione sul campo. E neanche Caputi manca di sottolineare il balzo dei competitor che rischia di lasciarci indietro: «Spagna e Croazia hanno lanciato piattaforme dedicate al turismo sanitario e del benessere, noi no».

GOLF, 70 MILIONI DI GIOCATORI DA ATTRARRE. E tra le nicchie che vogliono far sentire la propria voce c’è il golf: «Là fuori ci sono 70 milioni di giocatori che scalpitano per tornare a giocare e pensano anche di organizzare le vacanze in questa ottica», spiega Paolo Garlando, founder di Italy Best Golf. E l’Italia deve prendere questo treno: «Contiamo su circa 250 campi nel Paese e nel 2023 l’Italia ospiterà la Ryder Cup. Senza dimenticare l’opportunità data dal fatto che si tratti di uno sport ad aria aperta. Golfimpresa sta lavorando sulla formazione per preparare i circoli anche in ottica di ospitalità, e ci sono diverse iniziative in campo. Per esempio, stiamo anche lavorando a un evento online per promuovere e commercializzare tutto il turismo golfistico italiano».

Endnotes:
  1. ribadendo le linee guida illustrate già durante gli Stati Generali di Sorrento: https://www.lagenziadiviaggimag.it/garavaglia-tavolo-con-le-regioni-per-la-ripartenza/

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