L’allarme di Garibaldi Hotels: “Blindare le aziende prima di ripartire”

07 Aprile 07:00 2020 Stampa questo articolo

Garibaldi Hotels lancia l’allarme su riapertura incauta delle strutture con una stagione già gravemente compromessa. Secondo il gruppo alberghiero, un errore porterebbe al dissesto economico di molte imprese turistiche. Per fronteggiare questa crisi senza precedenti, scrive in una nota la catena pugliese, “non bastano le misure già intraprese, serve liquidità immediata e una manovra per aiutare concretamente le aziende bloccate dall’emergenza sanitaria e salvare i posti di lavoro”.

«Stiamo vivendo un momento terribile, un evento epocale per la gravità dell’emergenza sanitaria e per la crisi economica che ne è generata; una situazione che nessuno di noi ha mai vissuto prima e che per questo motivo ha colto tutti impreparati, togliendo ogni certezza», dice Fabrizio Prete, direttore generale di Garibaldi Hotels, che chiede al governo ulteriori misure anti crisi a sostegno del turismo e del comparto alberghiero.

«Condividiamo pienamente la scelta delle misure restrittive imposte dal governo che è intervenuto tempestivamente e con senso di responsabilità per contenere e rallentare la diffusione del contagio; il lockdown, anche se doloroso, era ed è ancora oggi una misura necessaria e prioritaria per tutelare la salute a livello globale – aggiunge Prete – Le prime mosse per supportare le imprese del turismo con la sospensione dei pagamenti, la cassa integrazione e i voucher sono stati dettate dalla situazione di emergenza ma non sono sufficienti».

Il dg di Garibaldi Hotels ritiene che per una ripresa del comparto sia «fondamentale immettere liquidità nel sistema turistico e garantire un intervento mirato sugli affitti delle strutture ricettive chiuse; senza introiti non si possono fronteggiare questi costi elevati e serve comunque prima un’azione di blocco degli impegni dell’anno in corso e poi sicuramente ossigeno attraverso la concessione di denaro alle imprese».

Secondo Prete la possibilità di guardare al futuro passa per «interventi strutturali da parte del governo per blindare le imprese; solo garantendone la sopravvivenza si possono salvare i posti di lavoro e pensare quindi a una riprogrammazione delle attività. La soluzione però non può arrivare dal paventato credito d’imposta che sarebbe un suicidio per il mondo alberghiero, non risolverebbe il problema del pagamento di un costo in assenza di un ricavo e in un anno di fermo quasi totale dell’attività non permetterebbe a moltissime aziende di sfruttare tale credito. La conversione del fitto in credito d’imposta a favore della proprietà, unitamente all’abbattimento dell’Imu e della già attuata sospensione dei mutui potrebbe invece portare un beneficio a entrambi gli attori, proprietari per l’appunto e affittuari».

L’auspicio del gruppo alberghiero è che le aziende del turismo siano messe in condizione di poter operare nel momento in cui sarà auspicabile una ripartenza, che potrebbe non arrivare prima dell’autunno. «A differenza di moltissimi colleghi che ipotizzano una ripresa nel breve periodo, siamo fermamente convinti che una riapertura incauta degli hotel determinerebbe, oltre al dissesto già provocato dall’emergenza, una grave perdita economica sulla stagione estiva per l’impossibilità di sostenere i costi dinnanzi a una prospettiva di ricavo basso, trasformando l’agonia attuale nella morte dell’azienda alberghiera. La priorità non è oggi avere una data di riapertura ma blindare le aziende, proteggerle, metterle in condizione di poter uscire da questo tunnel e salvare i propri dipendenti. La nostra visione in questo momento storico è chiara, meglio sacrificare un’estate se in gioco vi è la sopravvivenza aziendale futura», conclude Prete.

La società pugliese, che si è attivata dall’inizio dell’emergenza per tutelare i propri lavoratori con la cassa integrazione, attualmente sta vagliando ulteriori iniziative di previdenza integrativa per i dipendenti e le loro famiglie.

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