L’agenzia non vuole fregarti. Ci vorrebbe uno spot

by Roberta Rianna | 9 Maggio 2016 14:10

Ho visto agenti di viaggi colti, in gamba, che il mestiere lo conoscono a menadito. Gente che non si limita a vendere, ma vuole aggiornarsi, e alla convention di Ibiza va “per lavoro”, non per scroccare lettino e tintarella (tanto più che, udite udite, anche a Ibiza talvolta piove). Ho visto un team, quello di Gattinoni Mondo di Vacanze, con le idee chiare e un forte (e legittimo) orgoglio di brand. Un network capace di guardare avanti, indietro e poi ancora avanti. Che tra il passato da preservare e il futuro da presidiare, sa trovare nel presente la giusta misura. Ho visto aziende – i fornitori, che brutta parola – con il pallino del prodotto giusto, non del soldo facile.

In una caletta piccina picciò delle Baleari, ho visto un pezzo importante della filiera del turismo organizzato, di cui il governo – se solo se ne accorgesse – dovrebbe andare fiero. E andandone fiero, dargli il supporto che merita.

In che modo? Non solo attraverso incentivi e accesso al credito. Ma magari avviando una campagna di sensibilizzazione, spot ministeriali ad esempio, per ribadire un concetto semplicissimo: la consulenza di viaggio è preziosa, l’agenzia non vuole fregarti, se vuoi “viaggiare sicuro” rivolgiti a chi ne sa.

Le macroanalisi, i dati che vengono da oltreoceano, parlano di un ritorno dei viaggiatori nei punti vendita fisici. Ma Giovanna, Michele, Serena, Mattia e mille altri miei coetanei (ho 36 anni, l’età dei presuntuosi convinti di dominare il mondo attraverso il web) in agenzia non ci sono tornati affatto. E quando gli racconto che il mio giornale fa informazione trade, nicchiano, mi dicono “vabbè, ma chi ci va più in agenzia?”. Fa figo costruirselo da soli il viaggio, fa strafigo raccontarsela.

Le aziende si impegnano, ma quello che servirebbe è una controrivoluzione culturale che non può venire esclusivamente dall’industria. Al prossimo #matteorisponde, diciamoglielo forte a Renzi: ok Twitter, ok Google, ma c’è un mondo di agenti di viaggi – reali, in carne, ossa, vetrine e saracinesche – che contribuisce di qualche punticino al Pil e merita per questo di essere riconosciuto e aiutato.

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