La travel industry striglia l’Europa: “Regole comuni subito”

La travel industry striglia l’Europa: “Regole comuni subito”
25 Gennaio 14:34 2022 Stampa questo articolo

È l’ultima chiamata per salvare la stagione 2022 e con essa l’intero comparto dei viaggi e turismo in Europa: il mosaico di regole e restrizioni nei Paesi comunitari rischia infatti di compromettere la ripartenza del turismo e delle sue imprese. Così per le principali sigle della filiera continentale – da Ectaa a Etoa, da Aci Europe a Clia fino a Airlines for Europe – si deve agire tempestivamente per evitare il terzo anno consecutivo di perdite incolmabili.

In un documento congiunto le associazioni dei trasporti e del turismo ribadiscono la loro richiesta agli Stati membri dell’Ue di allineare le loro regole di viaggio per smantellare subito uno scenario normativo confuso e fuorviante. Nella nota si sottolinea come “sia i passeggeri che le imprese hanno bisogno di un quadro europeo stabile e coerente per riprendere a viaggiare e prepararsi in sicurezza alla primavera”.

La cronistoria di queste ultime settimane è ben nota agli operatori: da fine dicembre l’Europa ha assistito a un’impennata dei casi di Covid e alla diffusione dell’ultima variante altamente trasmissibile, l’Omicron. Nel contempo la Commissione europea aveva annunciato che il certificato digitale Covid (DCC-Digital Covid Certificate) dell’UE sarebbe stato valido per nove mesi senza un’iniezione di richiamo, ma diversi Paesi, tra cui Francia, Italia, Danimarca e Malta, hanno deciso di abbreviare la validità dei pass vaccinali per uso nazionale a sette o addirittura tre mesi.

Un certo numero di Paesi ha anche introdotto requisiti di test aggiuntivi (con un conseguente aggravio di costi) che si applicano ai viaggiatori dell’Ue vaccinati/recuperati, in contrasto con le attuali “Raccomandazioni” del Consiglio europeo. Ora, di fronte a questo schizofrenico alternarsi di regole, dissimili da paese a paese, le associazioni dei trasporti e del turismo sono molto preoccupate  e sostengono con vigore la tesi della Commissione secondo la quale un periodo di validità armonizzato “è una necessità per la libera circolazione sicura e il coordinamento a livello Ue”.

Purtroppo però, sebbene la Commissione raccomandi agli Stati membri di applicare lo stesso periodo di validità del Dcc per i viaggi all’interno dell’Ue e a livello nazionale, le discrepanze emergenti tra i vari Stati sono tante e preoccupanti.

In buona sostanza le associazioni di categoria ritengono che  gli Stati membri dovrebbero allinearsi alle raccomandazioni del Consiglio Ue man mano che vengono concordate e aggiornate di volta in volta, in modo che gli spostamenti tra Stati membri siano possibili in ogni momento a condizioni uguali. Di fatto la pandemia di Covid-19 ha portato alla più grande recessione globale dalla seconda guerra mondiale e i dati mostrano chiaramente una sotto-performance economica europea dal 2019 a oggi rispetto a Stati Uniti e Cina, con previsioni che confermano che una ripresa è improbabile prima del 2023.

«Questa incoerenza nelle restrizioni di viaggio in tutta l’Ue – prosegue la nota congiunta delle associazioni – incide direttamente sui singoli passeggeri e sulle imprese in termini di programmazioni e prenotazioni dei  viaggi  e vacanze: non a caso attualmente il settore dei trasporti e del turismo registra ancora tassi di prenotazione inferiori di almeno il 30% ai livelli del 2021».

Va poi rilevato che le linee guida più recenti del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) per ridurre la trasmissione in corso, si è concentrata sul rafforzamento degli interventi non farmaceutici, con misure quali il divieto di grandi raduni pubblici o privati, l’uso esteso di mascherine, la riduzione dei contatti tra gruppi di individui in contesti sociali o lavorativi, il telelavoro e la ridotta mescolanza tra famiglie; ma non ha incluso restrizioni di viaggio.

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