La profezia di Palombelli: «Finita l’era del turismo di massa»

La profezia di Palombelli: «Finita l’era del turismo di massa»
05 Maggio 11:15 2021 Stampa questo articolo

L’orizzonte turistico di Roma e del turismo in Italia in generale? Si va verso il tramonto del turismo di massa e il futuro sarà sull’alta qualità. Questa la profezia-diagnosi lanciata dal presidente di Unindustria e chief commercial officer di Aeroporti di Roma Fausto Palombelli nel corso di una intervista rilasciata al Corriere della Sera dove senza mezzi termini prospetta la nascita di un prodotto nuovo.

«Serve un turismo sostenibile e di alta qualità per Roma e per l’intera regione. Non soffriremo più di overtourism, del fenomeno di domanda in eccesso e del modello di massa mordi e fuggi. Ci sarà terreno fecondo per  un progetto articolato, ma allo stesso tempo caratterizzato da proposte semplici e concrete».

Palombelli non ha dubbi sul fatto che «quando il mercato dei viaggi ripartirà, i volumi non saranno gli stessi di prima. L’associazione internazionale delle compagnie aeree (Iata) ha stimato che, per recuperare il traffico precrisi, dovremmo attendere almeno fino al 2024. E se questo da una parte è un elemento drammatico per la crisi che stiamo già vivendo, dall’altra potrebbe rappresentare una straordinaria occasione per ripensare la città», ricorda il manager.

Da qui un progetto di ripartenza legato a Roma e ai territori circostanti, con un’offerta semplice ma d’eccellenza, caratterizzata da esperienze culturali, enogastronomiche e di benessere fisico.

«Secondo diversi studi, i turisti privilegeranno l’elemento della qualità come minimo comune denominatore. Fino ad oggi, purtroppo, Roma e il Lazio si rivolgono a questi segmenti con un’offerta turistica che non solo è disallineata rispetto agli standard richiesti, ma è anche scarsamente promossa all’estero – rimarca Palombelli – Per attrarre questi nuovi potenziali turisti, manca un racconto che parli di sostenibilità, sicurezza, decoro».

E la proposta suggestiva del manager di Adr si spinge fino alla realizzazione di un “bollino di qualità”. «Un attestato certificato da un ente terzo, che assicuri al turista uno standard adeguato di servizi come pulizia, sanificazione, sicurezza. Ma anche un wifi che funzioni bene, addetti degli alberghi che parlino inglese e un decoro urbano circostante che comprenda anche il verde adeguatamente tagliato e curato. Questo marchio dovrebbe poi essere supportato all’estero con campagne ad hoc. L’aeroporto di Fiumicino è stato rilanciato e certificato ottenendo, per il suo livello qualitativo, riconoscimenti internazionali: questa è la strada».

Edi esempi italiani già ce ne sono: Palombelli cita Torino e le sue Olimpiadi Invernali del 2006, occasione colta al volo per “reiventare” un’offerta turistica di qualità, «è entrata a far parte di destinazioni italiane appetibili nel mercato estero». Per arrivare a questi livelli, però, Palombelli  ritiene necessaria la nascita di una Dmo (Destination management organization), società mista pubblico-privato, con fondi dedicati, per la gestione coordinata della meta.

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Andrea Lovelock
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