La pandemia e l’evoluzione degli hotel: l’avanguardia degli spazi emozionali

La pandemia e l’evoluzione degli hotel: l’avanguardia degli spazi emozionali
18 Gennaio 12:56 2021 Stampa questo articolo

Riqualificazione delle strutture e nuovi spazi emozionali dalla forte impronta dell’italian style: sono queste le direttrici indicate nel corso del convegno digitale “2021 Progettare la Nuova Ospitalità” promosso da Elle Decor Italia, il brand internazionale di design, interior e architettura, che ha voluto così aprire un tavolo di confronto sul cambiamento che oggi sta interessando il settore dell’hospitality nell’era post pandemia. Nello specifico, proprio per l’ospitalità Elle Decor Italia intende proporre progetti d’autore dedicati alla relazione tra nuovi stili di vita ed evoluzione del settore.

Livia Peraldo Matton, direttore di Elle Decor Italia, ha spiegato che tale confronto si inserisce nell’ambito di Elle Decor Grand Hotel, la mostra-installazione nata con l’intento di riflettere sull’evoluzione costante del concetto di hôtellerie, inaugurata a novembre 2020, e sviluppata in digitale, giunta alla sua quinta edizione: «In un momento come questo, in cui il mondo dell’ospitalità sta soffrendo moltissimo, da un lato per le chiusure, dall’altro per i mancati arrivi dall’estero, ci è sembrato necessario un momento di riflessione collettiva. Ecco, quindi, l’idea di un convegno digitale, in cui professionisti, architetti e stakeholder di vario tipo possono entrare in contatto».

Gli scenari di riferimento sono stati delineati da Giorgio Palmucci, presidente di Enit, che ha detto: «Le restrizioni che hanno coinvolto a livello globale il settore dei viaggi hanno impattato negativamente anche sull’Italia, che nel 2020 ha subito una perdita poco inferiore rispetto alla media europea sia in termini di arrivi che di ricavi. L’anno appena trascorso sarà ricordato per la grande assenza dei visitatori internazionali (-71% rispetto al 2019) e per il forte impatto che questo vuoto avrà prodotto sulla spesa turistica, con -30,2 miliardi di euro rispetto al 2019. Una cifra enorme. L’anno che ci aspetta, benché distante dai risultati del 2019, vedrà riaffacciarsi seppur timidamente i viaggiatori stranieri e una parte del mercato domestico, entrambi desiderosi di voler tornare a visitare le nostre belle località».

A tal proposito, ci sono già delle macro tendenze, come ha sottolineato Magda Antonioli, direttore Acme dell’Università Bocconi di Milano: «Progettare una nuova ospitalità per il turismo italiano significa ripensare l’offerta ricettiva, tenendo conto e ascoltando i trend della nuova domanda e dei consumi in era post Covid, e allo stesso tempo approfittarne per ridefinire e qualificare le nostre strutture. Investimenti sia nelle strutture che nei modelli di governance, accrescere la produttività anche di sistema e a livello territoriale con recuperi di aree minori e identità territoriali tipiche dell’italian way of living, sono alcuni degli esempi proposti».

Ma una nuova ospitalità, oggi, richiede l’indispensabile supporto del governo, come ha ricordato Maria Carmela Colaiacovo, vice presidente di Confindustria Alberghi: «È imperativo ripensare gli spazi sulle nuove necessità della clientela post Covid: soluzioni che richiedono attenzione e investimenti per garantire un soggiorno sereno e in totale sicurezza. Interventi necessari per ripartire, ma che rischiano di pesare ulteriormente sulle aziende già provate dalla crisi. Ancora una volta dobbiamo sollecitare governo e istituzioni per il potenziamento delle misure per la riqualificazione. Le nostre aziende hanno bisogno di aiuti per sopravvivere, ma anche per una ripartenza bruciante quando finalmente si potrà tornare a viaggiare».

E sul nuovo volto che devono avere gli alberghi, sono poi intervenuti i tecnici del settore come Maria Porro, presidente di Assarredo, che ha messo in luce il concetto di ospitalità made in Italy a 360°, evidenziando «la centralità del concetto di qualità del luogo dedicato all’ospitalità e che gli arredi e il design italiano possono contribuire a sostenere e a elevare. Il design e l’arredo italiano sono al servizio e in ascolto delle esigenze degli albergatori per proporre soluzioni abitative adeguate alle rinnovate esigenze della domanda». Per questo, auspica un contributo fattivo al fine di offrire un’ospitalità che sia inclusiva e allo stesso tempo di alta qualità.

E ancora il designer Piero Lissoni, secondo il quale «gli alberghi per noi sono sempre state creature complesse, disegnate come multidisciplinari e multifunzionali, progettate per fare diverse cose, così come fortemente legate e interconnesse con il luogo in cui sorgono. Il tutto viene poi cucito con l’architettura. La sostenibilità è sempre stata una richiesta specifica e connaturata ai nostri progetti, dall’utilizzo dell’acqua, alla gestione delle temperature oppure l’utilizzo corretto dei materiali, così come abbiamo sempre pensato alla costante sanificazione dei luoghi e al distanziamento naturale negli ambienti».

Molto incisivo, tra gli altri, l’intervento di Patricia Urquiola, che definendo i fattori per la progettazione in epoca post Covid, ha sottolineato la necessità di una «maggiore integrazione tra architettura e interior design, in una compartimentazione tra spazi pubblici e spazi privati dove il verde avrà sempre maggiore rilevanza.  Un hotel emozionale in grado di fornire esperienze per ospiti e per cittadini, supportato dalla tecnologia per l’erogazione di servizi personalizzati e capace di generare valore e lavoro per la comunità».

A chiudere il convegno digitale è intervenuta Lorenza Bonaccorsi, sottosegretario del ministero per le Attività culturali e per il Turismo, che ha confermato l’attenzione delle istituzioni per preservare e rilanciare questo settore così importante per il Made in Italy: «Lo scenario del settore del turismo è completamente stravolto dagli effetti economici della pandemia. Oggi in Italia la quasi totalità delle strutture ricettive è chiusa o sta riaprendo ora. Dovremo prepararci a una richiesta diversa di turismo, non solo per le regole previste dall’Oms coi protocolli sanitari ma anche per i risvolti che i mesi di blocco legati alla pandemia hanno avuto sul vissuto dei cittadini. Non tutto sarà subito come prima e chissà se mai tornerà quel mondo per come l’abbiamo conosciuto. Quest’anno l’Italia guiderà anche il G20 e sarà quella l’occasione per ripensare, insieme agli altri Paesi, anche l’intera offerta turistica alla luce di queste nuove esigenze che il turista dei prossimi anni vorrà trovare, a partire dal sistema dell’ospitalità. Oltre ciò, sono sempre più convinta che la direzione che dobbiamo intraprendere, e che in parte abbiamo intrapreso, è quella di una concezione sostenibile e meno impattante per i territori. L’Unwto ha sottolineato la necessità di ricostruire l’industria del turismo in un modo che sia sicuro, equo e rispettoso del clima. Sono convinta che la resilienza di questo settore possa divenire tale e trasformarsi anche in capacità di crescita».

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