La lettera di de Juniac: «La ripresa globale passa per l’aviazione»

22 Aprile 13:03 2020 Stampa questo articolo

La vera sfida per il trasporto aereo si chiama fiducia: in una lettera aperta diffusa da Alexandre de Juniac, direttore generale di Iata, parla apertamente di una scommessa senza precedenti per l’aviazione commerciale, ma occorre far presto e chiama a raccolta i governi di tutto il mondo.

«La sfida che attende l’aviazione commerciale è enorme perché le legittime riserve degli utenti aerei a tornare a volare sono dettate da una crescente incertezza economica personale, di fronte ad una incombente recessione, e da una preoccupazione legata alla sicurezza igienico sanitaria del viaggio aereo in sé. Per fronteggiare questa doppia reticenza a volare, dobbiamo condividere una strategia globale in termini di misure di sicurezza igienica, di protezione sanitaria a terra ed a bordo degli aerei».

CINA E AUSTRALIA LE PRIME A RIPARTIRE. Un sondaggio appena compiuto da Iata, infatti, rileva che il 60% dei passeggeri prevede un ritorno a bordo degli aerei non prima di due mesi (luglio-agosto) e ben il 40% indica che per tornare a volare attenderà sicuramente almeno 6 mesi e quindi verso la fine del 2020.

E ancora, il 69%, praticamente tre utenti su quattro, evidenzia che la decisione finale per acquistare un biglietto aereo dipenderà comunque molto dalla situazione finanziaria personale. I primi paesi del mondo a registrare un cauto ottimismo per un ritorno al viaggio aereo entro l’estate sono Cina ed Australia, dove peraltro si registrano forti cali nella diffusione del coronavirus.

Proprio dall’ultima settimana di marzo, in Cina, c’è stata una ripresa dei  voli nazionali, anche se l’operatività è ancora al 40%. Da tener presente – sottolinea de Juniac – che nel panorama dei traffici aerei domestici, quello cinese per volume di passeggeri, deteneva nel 2019 il 24%. In Australia i voli interni sono ancora al 10% e c’è comunque un azzeramento della Domanda aerea con una diffusa diffidenza ad utlizzare i velivoli.

«Ad oggi – prosegue de Juniac – ipotizzando un imminente allentamento delle restrizioni nei principali paesi europei, sembra sempre più improbabile un rimbalzo della domanda aerea che continuerà ad essere molto debole. Ecco perché è necessaria un’azione congiunta di governi e industria aerea per riportare a livelli accettabili la fiducia dell’utenza nei collegamenti aerei».

In altre parole de Juniac auspica un grande piano condiviso per un approccio globale al sistema del trasporto aereo con misure uniformi per trasmettere subito sicurezza e tutela ai passeggeri che comunque necessitano di viaggiare.

Ci sono poi le misure finanziarie che vanno varate al più presto per  contrastare l’emergenza socio-economica dell’intero settore che ad oggi, nella situazione in cui versa, mette a rischio 25 milioni di posti di lavoro, compreso l’indotto ed il turismo. Da considerare poi che, solo nel secondo trimestre di quest’anno (aprile-giugno), le compagnie aeree bruceranno 61 miliardi di dollari (pari a 58 miliardi di euro), in quanto la domanda aerea ha fatto segnare un calo del -80%.

I SOSTEGNI FINANZIARI NEL MONDO. I primi segnali di sostegno da parte dei governi si cominciano a vedere e de Juniac menziona alcuni esempi da diverse regioni nel mondo: in Colombia sono stati varati degli sgravi fiscali per i biglietti aerei, per il carburante degli aerei e per il comparto turistico; ad Hong Kong il Governo ha stanziato un primo pacchetto di aiuti per 2 miliardi di dollari HK (circa 240 milioni di euro) ed ha acquistato 500mila biglietti aerei da vettori con sede ad Hong Kong per l’Europa, assicurando loro una prima liquidità.

Il governo delle Seychelles , inoltre, ha rinunciato a tutte le tasse di atterraggio fino al dicembre 2020. I 41 paesi che partecipano all’Eurocontrol hanno deciso di posticipare fino alla fine dell’anno la riscossione di tasse di navigazione che gravano sui vettori, per un valore di 1,2 miliardi di euro. “Esempi si aiuti concreti, ma tutto questo non basta”, secondo de Juniac.

Il direttore generale di Iata conclude la sua lettera aperta ricordando infatti che gli stessi governi nazionali, in tutto il mondo, hanno bisogno dell’aviazione commerciale per far ripartire l’economia, ma in assenza di immediati aiuti e di un Piano condiviso per riconquistare la fiducia dell’utenza aerea, molte compagnie aeree potrebbero non essere più in grado di assicurare i collegamenti, semplicemente perché fallite.

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