La guerra dei prezzi colpisce anche Ryanair

29 Luglio 10:22 2019 Stampa questo articolo

Anche i leader di mercato piangono, nonostante acquisizioni di altri vettori e aumenti di passeggeri. Così Ryanair, che contende a Lufthansa la posizione di primo Gruppo per passeggeri trasportati in Europa, ha annunciato di aver chiuso il primo trimestre dell’anno fiscale 2019-20 con un calo del 21% dell’utile netto (243 milioni di euro).

Il Gruppo, composto ormai da quattro compagnie (l’irlandese Ryanair, la polacca Buzz, l’austriaca Lauda e l’ultima new entry Malta Air) mette sotto accusa la riduzione dei prezzi dei biglietti aerei, il lievitato costo del carburante e l’aumento dei costi del personale.

Singolare è soprattutto la prima motivazione, visto che il principale competitor di Ryanair, Lufthansa, aveva accusato per bocca del suo ceo Carsten Spohr proprio la corsa la ribasso dei prezzi praticato dalle low cost come strategia sempre più destabilizzante per il settore.
Il calo dei prezzi medi delle tariffe, per la low cost irlandese e le sue controllate, è stato del 6% nonostante siano cresciuti i ricavi dalle entrate extra (posti prioritari , banali e snack a bordo).

Secondo il Gruppo guidato da O’Leary, comunque, il primo trimestre fiscale ha registrato anche un aumento dell’11% del suo traffico passeggeri (42 milioni di passeggeri) e il fatturato è aumentato in maniera proporzionale fino ai 2,31 miliardi di euro (sempre +11%).

Il costo del jet fuel, invece, è cresciuto in un anno di circa il 25%, con una spesa che è aumentata di 150 milioni di euro. Ultimo, ma non meno importante, i nuovi accordi con i sindacati in giro per l’Europa hanno visto crescere in maniera importante la voce “costi del personale” per la compagnia guidata da O’Leary.

Nonostante queste evidenti pero occupazioni, però, Ryanair prevede una crescita a fine anno (31 marzo 2020) del +7%, ma anche una leggera riduzione dell’utile netto tra 750 e 950 milioni di euro, trasportando 152 milioni di passeggeri. «Un po’ meno dei 153 milioni previsti fino a oggi a causa di ritardi nella consegna dei 737 Max di Boeing – ha ribadito il ceo Michael O’Leary (che dovrebbe lasciare entro il 2021, ndr) – Ma queste previsioni potrebbero essere nuovamente riviste a causa di fattori esterni sfavorevoli» come un ulteriore calo dei prezzi nel settore o la Hard Brexit prevista per il 31 ottobre prossimo.

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