La grande crisi di primavera:
in fumo 81 milioni di presenze

by Claudia Ceci | 11 Giugno 2020 12:13

Una stagione mancata. L’effetto della crisi derivata dal Covid-19 sul turismo del nostro Paese emerge in maniera ancor più evidente dai dati Istat. In vista di un’estate incerta, la primavera ha purtroppo dovuto rinunciare a circa 81 milioni di presenze, una fetta di visitatori che corrisponde circa a un quinto delle presenze turistiche annuali.

Secondo le rilevazioni dell’istituto di statistica, infatti, “L’Italia è al primo posto in Europa per quota di esercizi ricettivi sul totale Ue, pari a più del 30% nel 2018. La capacità ricettiva nel nostro Paese è caratterizzata da un ingente numero di piccole strutture extra-alberghiere. Per l’anno 2018, l’Istat ha rilevato circa 183 mila esercizi extra-alberghieri e 33 mila esercizi alberghieri”.

Il blocco dei flussi turistici ha dunque pesato in maniera maggiore che in altri Paesi sull’economia complessiva, visto che agli inizi di marzo che si è giunti all’azzeramento dell’attività in corrispondenza dei provvedimenti generalizzati di distanziamento sociale.

L’arresto dei flussi turistici a partire perlomeno da marzo ha di fatto “azzerato un’attività che proprio nel trimestre marzo-maggio ha la sua fase di rilancio stagionale, favorita dal susseguirsi di occasioni tra le festività pasquali e la Pentecoste (rilevante soprattutto per l’afflusso estero)”.

Se guardiamo allo scorso anno, nel “trimestre marzo-maggio 2019 si sono registrate in Italia circa 81 milioni di presenze turistiche, pari al 18,5% del totale annuale – indica l’Istat – La media europea nello stesso trimestre è leggermente superiore (20,9%) perché tiene conto delle percentuali, più alte rispetto all’Italia, di alcuni paesi come la Germania (23,5%), il Regno Unito (22,5%) e la Spagna (22,4%), dove la distribuzione del turismo nell’arco dell’anno è meno caratterizzata dal picco della stagione estiva”.

A pesare molto è l’assenza degli stranieri. “La composizione della domanda di turismo in Italia indica che nella stagione primaverile la clientela estera è (con il 56% delle presenze) più rappresentata che nel resto dell’anno – si legge nella nota dell’istituto – Quanto alla tipologia di alloggio, a primavera le strutture alberghiere risultano di gran lunga le preferite, con una quota significativamente superiore a quella annua (70,6%). Nel complesso, in questo periodo si concentra il 20,3% delle presenze annuali nelle strutture alberghiere e circa il 23% delle presenze di clienti stranieri, a conferma dell’importanza di questo trimestre per il settore alberghiero e turistico. Gli alberghi a 4 e 5 stelle sono gli esercizi ricettivi nei quali le presenze del trimestre raggiungono la quota più elevata rispetto al totale annuo (22,3%): contrariamente alle strutture extra-alberghiere che, tra marzo e maggio, non vanno oltre l’11% delle strutture open air e il 19% di B&B e altri extra-alberghieri”.

Secondo l’Istat, senza il Covid-19, in primavera i soli turisti stranieri avrebbero speso circa 9,4 miliardi di euro.

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