La crociata di de Juniac contro le tasse

13 Gennaio 17:08 2017 Stampa questo articolo

Niente paura, l’aviazione è il business della libertà. Basta ridurre le tasse. Parola di Alexandre de Juniac, in passato ceo di Air France-Klm e dallo scorso settembre direttore generale e ceo della Iata. Il manager, in un post pubblicato nei giorni scorsi sul suo blog personale, non ha dubbi.

«Il trasporto aereo rende il mondo un posto migliore, mettendo in contatto persone e merci. Ma ciò non è più vero se i confini non sono aperti allo scambio», scrive indirizzando un auspicio alla nuova amministrazione Trump. «Spero che a questo proposito l’appprocio del presidente Usa ci porti delle buone notizie», dichiara il dg francese, accennando a come l’altra celebrità eletta alla Casa Bianca, Ronald Reagan, fosse riuscita in passato a fare dell’economia statunitense un sistema con meno tasse e regolamentazioni meno onerose.

E a proposito di tasse, de Juniac sottolinea come proprio le compagnie aeree siano arrivate al punto di non ritorno. «In Europa, ad esempio, la Svezia vuole introdurre un ulteriore tassa sui biglietti di 430 corone svedesi. La Germania vuole aggiungere 50 centesimi alle tasse che già garantiscono miliardi di euro di entrate. Solo in Scozia sembrano aver capito il potenziale negativo di questi aumenti, e auspicano di poterle ridurre entro il 2018», dice.

Insomma, secondo il manager, tassare l’aviazione civile è davvero una cattiva idea, soprattutto se si pensa che negli ultimi due decenni il prezzo dei biglietti è diminuito di circa il 60%, mentre il numero dei viaggiatori è aumentato in modo esponenziale tanto che nel 2017 verrà stabilito un nuovo record, e  più di 4 miliardi di persone saliranno a bordo di un aereo.

«Ma c’è il rovescio della medaglia, le tasse imposte dai governi rendono la mobilità più costosa di quello che potrebbe essere», conclude de Juniac citando il caso virtuoso del governo colombiano, che nel 2015 ha ridotto drasticamente le tasse all’aeroporto di Cartagena. Risultato: il numero dei viaggiatori è aumentato del 30%, e se la decisione è costata al governo 62 dollari a passeggero in termini di ricavi diretti per passeggero, il saldo complessivo è stato ampiamente positivo. «Merito della creazione di posti di lavoro nell’industria turistica, per non parlare delle maggiori spese effettuate dai visitatori nella località».

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