Il sorriso di Massimo nella storia del Ventaglio

22 Ottobre 12:59 2018 Stampa questo articolo

Era – prima di tutto – una brava persona, Massimo Passalacqua. Chiunque l’abbia ricordato negli ultimi giorni, ha usato sempre le stesse, non comuni, parole: gentile, educato, con uno sguardo (e un sorriso) magnetico. E leale, anche nel mondo del lavoro.

Proprio quel lavoro che continuava ad appassionarlo, con la competenza che tutti gli riconoscevano. Persino quando le forze non erano più quelle dei tempi migliori, e l’impegno professionale aveva assunto la forma delle consulenze per Hotelplan e, da ultimo, per Settemari. Prima ancora l’avventura in Marevero, con i colleghi e gli amici di una vita.

Ma al centro della sua vita professionale, e privata, c’era sempre la grande famiglia de I Viaggi del Ventaglio, di cui Massimo è stato uno dei protagonisti fondamentali. Con quel suo fare schivo, che raramente lo faceva essere in prima fila nelle occasioni pubbliche.

«Ho sempre preferito apparire poco», mi aveva confidato solo pochi mesi fa durante un bellissimo Capodanno passato a casa di amici comuni. Ma con un sorriso, aveva subito dopo rivendicato l’orgoglio per quella che era stata l’epoca Ventaglio. «Guardando al mercato di oggi, avevamo costruito veramente qualcosa di grande».

A fianco a lui, lungo tutto quel percorso, il cugino Stefano Colombo. «Abbiamo condiviso tutta una vita, da quando passavo le estati a casa sua da piccolo e lo vedevo come il cugino grande, a quando ragazzi abbiamo incominciato a girare per le agenzie, e aspettavamo prima di entrare perché ci scappava da ridere. Poi siamo cresciuti, e sono venute le firme dei grandi contratti».

A cominciare, ricorda nel suo libro lo stesso fondatore de I Viaggi del Ventaglio, Bruno Colombo, da tutto quanto ruota intorno a un pacchetto di viaggio, i voli prima di tutto. Era il 2004, e da poco più di un anno aveva visto la luce la compagnia aerea Livingston, entrata a fare parte della holding del t.o; la sfida era gestire e organizzare «in alta stagione più di 130 rotazioni settimanali», un compito per cui «c’è davvero da farsi prendere dal panico quando un imprevisto scombussola tutto l’operativo. Da noi, però, questo ruolo è coperto da Massimo Passalacqua, direttore prodotto del Gruppo Ventaglio, che assolve in modo impeccabile questa funzione facendo appello alla sua calma rassicurante».

Una tranquillità, dunque, capace di mettere a proprio agio gli interlocutori; e quello sguardo magnetico (hanno detto in molti), che non sarà facile dimenticare per tutti quelli che l’hanno conosciuto, e apprezzato, nel mondo del turismo.

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Giorgio Maggi
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