Il protezionismo spaventa Iata:
«È il più grave danno all’industria»

12 Luglio 09:28 2018 Stampa questo articolo

Disegnare un percorso di rinnovamento degli aeroporti per affrontare la crescita, ridurre l’impatto ambientale del trasporto aereo e ribadire un secco “no” a rigurgiti protezionistici. Sono le tre priorità dell’associazione internazione delle compagnie aeree Iata secondo il suo ceo e presidente, Alexandre de Juniac, intervenuto durante la 36° assemblea plenaria dell’Ecac (European Civil Aviation Conference) a Strasburgo.

«Occorre affrontare subito la grave crisi di capacità aerea nei cieli europei perché gli oltre 160 milioni di passeggeri europei che nel 2040 rappresenteranno il bacino d’utenza del vecchio vontinente potrebbero trovare infrastrutture non in grado di fa fronte alla domanda – sottolinea de Juniac – Una persona impossibilitata a volare è un’opportunità persa dall’aviazione commerciale con gravi ricadute sull’economia. La priorità è modernizzare e compiere forti investimenti, sia negli aeroporti, che nelle strutture di gestione del traffico aereo».

De Juniac ha esortato i governi dell’Unione europea a concentrarsi sulla riuscita del piano “Corsia” – acronimo che sta per Civil Offsetting Reduction Scheme for International Aviation – protocollo di norme e pratiche raccomandate per assicurare un minor impatto ambientale nella movimentazione aerea, adottata dall’Icao nel 2016 ma che stenta ancora decollare nel nostro continente.

«Del problema climatico – ha sottolineato de Juniac – abbiamo ribadito di voler essere parte integrante della soluzione e contribuire a rendere percorribile la misura economica globale concordata. Appare deludente l’atteggiamento di certi Paesi europei che cercano di introdurre nuove tasse ambientali, che si sovrapporrebbero all’Ets (Emission Trading System) stabilita dall’Ue».

Sia il piano Corsia, che l’Ets, implicano che le compagnie aeree controllino e comunichino le loro emissioni, restituendo un certo numero di crediti (in termini di quote o di compensazioni) a seconda dell’aumento delle loro emissioni. Grazie a queste similitudini, quindi, è possibile per i due schemi interagire sugli stessi percorsi.

Ma le valutazioni sui costi non sono uniformi: Iata sostiene che il sistema Ets costerà ai vettori oltre 3,5 miliardi di euro, mentre società specializzate come Transport&Enviroment sostengono che i costi per questo schema non supereranno i 150 milioni di euro.

Altro motivo di preoccupazione espresso da de Juniac riguarda i venti protezionistici che soffiano dalla Gran Bretagna agli Stati Uniti: «Le compagnie aeree stanno già provvedendo alla vendita di biglietti aerei per il periodo post-Brexit, con procedure snelle proprio per evitare disagi ai passeggeri e alle aziende, ma rimane inquietante lo scenario di ritorno al protezionismo annunciato da taluni governi perché, a lungo termine, la ritirata della globalizzazione è il più grave danno alle persone e al commercio. L’aviazione commerciale è il business della libertà ed è sempre più un potente catalizzatore per una globalizzazione inclusiva».

  Articolo "taggato" come:
  Categorie

L'Autore