Il Manifesto di Chianciano
del turismo organizzato

Il Manifesto di Chianciano <br>del turismo organizzato
31 Ottobre 07:00 2022 Stampa questo articolo

Outgoing e incoming come due facce della stessa medaglia, il tasto dolente del magro Pnrr Turismo e l’esigenza di un Piano industriale – oltre che strategico – per il settore. Il turismo organizzato scrive agli Stati Generali di Chianciano Terme il suo nuovo Manifesto, chiedendo alle istituzioni più collaborazione e cospicue risorse anche per le Pmi per un pieno rilancio della filiera: è il forte messaggio condiviso da tutte le associazioni di categoria facenti capo a Federturismo Confindustria, Confturismo Confcommercio (solo Fiavet assente giustificata per la concomitante convention di Tenerife), Assoturismo Confesercenti e Conflavoro Pmi.

Una Conferenza programmatica, quella toscana, fortemente voluta dall’ex ministro Massimo Garavaglia, dove è pesata l’assenza del suo successore Daniela Santanchè, che ha fatto sentire la sua voce solo con un messaggio di saluto in cui ha addotto, tra le ragioni della mancata partecipazione, una forma di “rispetto” nei confronti del predecessore leghista.

Le sigle, nuovamente unite, hanno sottolineato la necessità di eliminare la burocrazia e altre zavorre che impediscono alle imprese della distribuzione turistica di competere alla pari con quelle degli altri Paesi e la necessità di un concreto cambio di passo del Mitur per farlo diventare vero propulsore di una seria politica industriale.

ASTOI: «SERVE UN PIANO INDUSTRIALE». In prima fila l’appena rieletto presidente di Astoi Confindustria Viaggi, Pier Ezhaya, che dopo aver ricordato come anche i tour operator dell’outgoing contribuiscono all’economia del sistema-Italia, ha incalzato sul tema caldo del Pnrr: «Tra tutti i rami in cui si snoda il turismo, c’è quello organizzato, con 10mila imprese, 80mila addetti e un fatturato pre pandemico di 13 miliardi di euro, che ha quindi un peso specifico di grande evidenza», ha ricordato.

ezhaya chianciano

«Un vero e proprio sistema integrato t.o.-adv con servizi di valore e un’alta protezione dei consumatori, perché la Direttiva europea sui pacchetti turistici ha introdotto rigide regole a tutela del viaggiatore-consumatore. Basti pensare che nel 2020 sono stati organizzati 150 aeromobili per il rimpatrio di nostri connazionali all’estero», ha aggiunto.

E ancora: «Anche se oggi il turista è in grado di organizzare da solo la propria vacanza, noi tour operator promettiamo un viaggio che non sia solo piacevole, ma indimenticabile, con alta esperienza e professionalità. Il nostro è un contributo tangibile anche per certe destinazioni per cui il turismo è indispensabile alla loro stessa sopravvivenza. Non a caso sta diventando determinante anche per le nostre imprese la corporate social responsability, quindi operiamo un turismo con la “t” maiuscola».

Una volta per tutte, ha ricordato Ezhaya, «dobbiamo capire che incoming e outgoing non sono settori antagonisti e va ricordato che le aziende del turismo organizzato sono imprese che pagano le tasse, occupano personale italiano e per queste ragioni noi pretendiamo che il nostro settore rientri a pieno titolo nel Piano Strategico in quanto anello fondamentale nella filiera dove operano alberghi, compagnie aeree e altre imprese di servizi. Noi operatori siamo i primi sostenitori del nostro Paese-destinazione, e in più conosciamo anche come funziona il turismo all’estero, perché dialoghiamo con le grandi catene alberghiere, i vettori, con le principali dmc, con i ministeri del Turismo e conosciamo anche i master plan che vengono adottati. Un know-how che vorremmo ci fosse riconosciuto».

Ma oltre al Piano strategico 2023-2027, di cui si è discusso a Chianciano, «per il turismo – ha ricordato il presidente dei t.o. – occorre un piano industriale e bisogna superare le barriere regionali, avere una visione nazionale e degli standard omogenei. La Spagna lo ha già fatto negli anni Ottanta e oggi vanta ben dieci catene alberghiere che competono nel mondo ad armi pari con altri colossi dell’ospitalità. L’Arabia Saudita lo sta lanciando in questo periodo e porterà l’incidenza sul Pil dal 3 al 10%».

«I poco più di 2 miliardi del Pnrr assegnati al turismo, pari allo 0,7% – ha concluso Ezhaya – sono uno sfregio alla nostra storia e a quello che potrebbe essere il nostro turismo. Perciò chiediamo che questo diventi il primo dossier che il ministro Santanchè dovrà studiare a fondo, per un progetto di ampio respiro».

FTO, MARGINI E PASSAPORTI LUMACA. Da parte sua, la Federazione Turismo Organizzato (Fto) che fa capo a Confcommercio si è soffermata, con il suo vice presidente Stefano Dall’Ara, sulla bassa marginalità e sui micro salari nelle imprese di viaggi, evidenziando l’urgenza di «rivedere il tema delle commissioni aeree, ripristinando regimi adeguati per cercare di ottimizzare i margini derivanti dall’attività d’agenzia, senza dimenticare di concordare con i sindacati un nuovo modello che assicuri retribuzioni più eque rispetto alla professionalità esercitata e fare pressing per fronteggiare una burocrazia assurda che impone tempi biblici, ad esempio, per ottenere un passaporto».

Dall’Ara ha poi toccato il tema della rappresentatività: urgente migliorare la capacità di incarnare le istanze di t.o. e adv senza disperdersi in mille sigle, dando così un contributo efficace al nuovo Piano strategico triennale.

ASSOVIAGGI E IL NODO GOVERNANCE. Ha toccato il tasto dolente della governance, tema di assoluta priorità, Gianni Rebecchi, presidente di Assoviaggi Confesercenti: «Noi facciamo impresa sui vari territori dove sono vigore norme e regole differenti da regione a regione – ha ricordato nel suo intervento – Abbiamo un Codice del turismo che è rimasto nel cassetto, bloccato dalla Corte Costituzionale e in un sistema che è già imperfetto di suo».

«Un groviglio di regole – ha incalzato – che danneggia le imprese e non tutela nemmeno i consumatori. E anche sul fronte della promozione siamo a livelli di frammentazione inaccettabili: anche in questo caso varrebbe la pena ricordare che nell’incoming operano dei veri e propri “gioielli” di professionalità che gestiscono grandi eventi internazionali, interagiscono con forti partner esteri e portano tantissimi turisti in Italia. Un valore aggiunto di enorme peso. Basti pensare all’attività di trasferire su una filiera estesa i servizi che vengono confezionati per i turisti e portano un beneficio economico per ogni regione del nostro Paese. Tutto questo va riconosciuto in termini di ruoli e di peso economico».

LE AZIONI RICHIESTE DA AIDIT. E di valore socio-economico ha parlato anche Domenico Pellegrino, presidente di Aidit Confindustria: «Innanzitutto il turismo è portatore di pace ed è un fattore socio-economico di sviluppo incomparabile – ha detto – Da qui l’importanza di azioni concrete. Oggi che siamo in presenza di un’inflazione galoppante, occorre consentire ai consumatori di beneficiare della detraibilità dalle imposte sul reddito delle spese sostenute per l’acquisto di beni e serviti turistici. Una misura che garantirebbe anche la tracciabilità delle spese e una seria lotta all’abusivismo».

Da Aidit, poi, la richiesta di «potenziare il Mitur con deleghe regionali, per esercitare una vera e propria regia strategica nella promozione. E ancora: sostegni per la digitalizzazione, affinché certe soluzioni siano realmente fruibili alle imprese turistiche, magari ridefinendo lo schema di distribuzione delle risorse del Pnrr proprio sulla digitalizzazione. Mentre sul versante fiscale, azzardiamo di immaginare un cuneo fiscale dedicato al settore per rendere realmente attrattivo questo nostro mondo lavorativo ai giovani imprenditori. E infine un criterio di equità fiscale, con ventilazione 74ter ed esclusione del regime speciale per i viaggi extra-Cee a beneficio degli acquirenti di servizi turistici».

MAAVI: «SOSTEGNO ALLE MICRO IMPRESE». Pieno rispetto per la professione dell’agente di viaggi è stato poi invocato dalla presidente di Maavi, Enrica Montanucci: «Le nostre sono micro imprese che rappresentano oggi circa 40mila addetti con una professionalità di altissimo livello, che per continuare a operare domani hanno bisogno, oggi, di crescere e adeguarsi al mercato che cambia. Dobbiamo quindi mettere tutto a sistema e ottimizzare l’interazione per fare in modo di integrarsi nella filiera».

E un sistema che guarda al futuro, ha proseguito, «deve crescere attraverso uno sviluppo trasversale: oltre a rivedere subito il Pnrr che per il turismo è insufficiente, chiediamo al Mitur, di predisporre dei bandi ben diversi da quelli messi a disposizione finora, in linea con un Piano industriale che contenga strumenti anche per le micro imprese».

«Abbiamo scoperto proprio quest’anno – ha raccontato – che il nostro presidio web, come agenzie di viaggi, ha fatto registrare il 30% in più di vendite a clienti Millennial. Questo vuol dire che le nuove generazioni utilizzano le agenzie di viaggi, grazie al fatto che le adv hanno investito sui social, con soldi propri. Ecco, allora è necessario fare gioco di squadra, tra pubblico e privato, per riqualificare il sistema restituendo dignità alle agenzie, perché prenotare tramite le adv vuole dire soprattutto dare sicurezza al viaggiatore».

I CAVALLI DI BATTAGLIA DI AIAV. Rimborsi, voucher e abusivismo dilagante sono stati invece i temi toccati dal presidente di Aiav, Fulvio Avataneo, che ha sottolineato: «Oggi 8000 agenzie di viaggi stanno ancora patendo certe ferite rimaste aperte tra il 2020 e 2021, con sei compagnie aeree che hanno lasciato a terra migliaia di passeggeri e si trovano a fronteggiare le vicende dei rimborsi: sarebbe opportuno che, anche per le aerolinee, venisse adottato uno strumento a tutela dei viaggiatori e delle agenzie partner, come si è fatto per i t.o./adv a favore dei loro clienti. Pochi ricordano che nei mesi scorsi noi agenti abbiamo fatto miracoli per riproteggere i clienti rimasti senza volo e in certi casi reinventando la loro vacanza».

E qui si innesta la questione dei voucher «perché le adv dovranno rimborsare i loro clienti, ma non sanno ancora se riusciranno a ottenere indietro i soldi dai fornitori. Serve quindi una misura d’intervento per il recupero del credito».

C’è poi l’autentica «piaga dell’abusivismo: la polizia postale ci ha detto di recente che attualmente operano qualcosa come 40mila soggetti che organizzano e vendono viaggi senza averne titolo, né credenziali. Una cifra enorme a fronte delle 8mila imprese di viaggio che pagano le tasse. Chiediamo sanzioni e una formazione mirata per adeguare le forze di polizia affinché siano in grado effettuare i controlli sugli abusivi. In una frase: chiediamo il pieno rispetto delle regole per tutti».

CONFTURISMO CONTRO LA GIUNGLA ATECO. Al coro del turismo organizzato si è unita anche Confturismo Confcommercio. Il suo vicepresidente Luciano Serra, nell’intervento a Chianciano, ha sottolineato come «in Italia, purtroppo, il turismo è e resti indefinito perché dal 2012 manca una definizione nazionale che indichi quali sono le imprese, le attività e le professioni turistiche. Ce ne siamo accorti durante la pandemia – ha ricordato – quando, per individuare i destinatari delle misure di sostegno per il settore, si sono dovuti scrivere articoli di legge che elencavano una quantità di codici Ateco, proprio perché non c’era una norma di riferimento da richiamare. E così facendo si sono dimenticate categorie, mentre ne sono state incluse altre di dubbia appartenenza al settore».

«La prima cosa da fare, mettendosi al tavolo del Piano Strategico del Turismo – ha raccomandato Serra – è definire urgentemente un elenco delle imprese e professioni turistiche che risponda alla realtà del mercato e sia condiviso da ministero e Regioni: e bisogna fissare questo elenco con una norma nazionale».

«Il turismo genera effetti economici ben più ampi di quelli che siamo abituati a pensare, quindi – ha concluso il vicepresidente di Confturismo – non solo deve diventare materia di competenza concorrente Stato-Regioni, cosa che si potrà realizzare solo con una modifica della Costituzione, ma è necessaria l’attivazione, da subito, di un’efficace cabina di regia governo-ministero-Regioni-rappresentanze d’impresa. Il Comitato Permanente per la Promozione del Turismo potrebbe essere lo strumento da cui partire, ma non certo nella sua attuale pletorica composizione, dove peraltro le nostre organizzazioni possono esprimere solo 1 partecipante su oltre 50. Ci permettiamo di suggerire al nuovo ministro di tenerne conto nel decreto di ricostituzione del Comitato, che dovrà emanare da qui a breve».

L'Autore

Andrea Lovelock
Andrea Lovelock

Guarda altri articoli