Guide turistiche, scontro tra le associazioni Angt e Agta

03 Aprile 12:59 2020 Stampa questo articolo

Polemica interna alle associazioni di categoria delle guide turistiche dopo la lettera aperta inviata due giorni fa da Angt al presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte: l’Associazione guide turistiche abilitate (Agta) si dissocia dalla proposta  offerta di mettere a disposizione le competenze delle guide turistiche durante l’emergenza coronavirus “in collaborazione con le Regioni, nei beni culturali, nelle biblioteche, nei beni archivistici, compatibilmente con le misure di sicurezza”, sostenendo che questo atto possa rappresentare un “gesto nobile che da dignità, per dire grazie all’Italia”.

La presidente di Agta, Isabella Ruggiero, afferma che così come per fare la guida turistica occorre un’apposita abilitazione, allo stesso modo anche «ogni lavoro nei beni culturali (archivista, bibliotecario, ecc.) necessita di diverse competenze e il lavoro (anche) nei beni culturali si paga.

«Gli archivisti e i bibliotecari ci sono, mancano i fondi e la capacità politica di assumere il personale invece che sfruttare il volontariato o il personale a basso compenso. Nel leggere le spiegazioni dei membri del direttivo di Angt – prosegue Ruggiero – sulla pagina pubblica Angt abbiamo capito quello che intendevano: siccome le guide rimarranno al palo per un periodo più lungo rispetto ad altre professioni, almeno un anno se non due, allora si propone al governo di farci lavorare in vari luoghi della cultura in modo da darci l’indennità di 600-800 euro per un periodo molto lungo, invece che solo per alcuni mesi. Chiedono cioè un sussidio che permetta di sopravvivere nei tanti mesi in cui non ci sarà il turismo, offrendo in cambio lavoro nel campo dei beni culturali».

Secondo Ruggiero, questa sorta di disponibilità da parte dell’Angt non è accettabile: «Perché un conto è l’indennità che viene data dal governo a tutta le categorie in crisi e un conto è il compenso lavorativo. Il governo sta dando l’indennità a tutte le categorie, comprese quelle che lavorano in nero, per fare in maniera che nessuno si trovi nella impossibilità di andare avanti. È una politica con aiuti a pioggia. Le somme sono basse e simili per tutti, perché non corrispondono a quanto uno guadagnava, ma a quanto serve per sopravvivere. Siamo felici che anche le guide possano percepire tale indennità. Non siamo però d’accordo che un professionista lavori nelle biblioteche e negli archivi a 600-800 euro al mese, neanche dopo la crisi del Covid-19».

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Andrea Lovelock
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