Decreto Dignità, fronte in difesa degli stagionali

by Roberta Rianna | 2 Luglio 2018 13:10

Il turismo, e in particolare le associazioni che fanno capo a Confidustria, fanno fronte comune in vista del via libera in Consiglio dei ministri del decreto Dignità, voluto dal ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro Luigi Di Maio. Al leader pentastellato è rivolta la lettera congiunta di Federturismo, Federterme, Astoi, Confindustria Alberghi, Ucina, Assomarinas, Atri e Anef.

«Le anticipazioni  sulla possibile nuova regolamentazione dei contratti a termine sono motivo di grande preoccupazione per gli effetti che la nuova disciplina potrebbe avere sulle attività e sull’occupazione delle aziende dei settori turistico, termale, della ristorazione, della nautica e della montagna», dichiarano i presidenti delle sigle.

«I contratti a termine sottoscritti dalle nostre aziende, in particolare per riconosciute ragioni di stagionalità, sono uno strumento necessario, nonché l’unico utilizzabile, per imprese la cui attività è condizionata da una domanda che per sua natura è soggetta a variazioni difficilmente programmabili. L’ipotesi di vincoli aggiuntivi – prosegue la missiva – determinerebbe ripercussioni devastanti anche sul piano occupazionale».

RIDUZIONE DELLE PROROGHE. Secondo le stime del centro studi Datagiovani per Il Sole 24 Ore, il decreto che dopo il via libera di Palazzo Chigi passerà alle Camere, riguarderà nell’immediato 900mila contratti a tempo determinato, pari a quasi un terzo dei 2,86 milioni di lavoratori a termine. 
Tra le principali novità del testo, il rinnovo con causale, l’aumento dei costi per le aziende, la riduzione del numero di proroghe possibili (da 5 a 4) nell’arco complessivo di 36 mesi, che andrebbero a impattare già da subito sui contratti in scadenza entro fine agosto, pari a 892mila. Un numero che va a raddoppiare se si considerano quelli in scadenza entro fine anno, più della metà del totale.

CONTRATTI IN SCADENZA. In particolare nel settore ricettivo di alberghi e ristoranti, sono oltre 100mila i contratti in scadenza, pari al 12% del numero complessivo, «comparti ad alta stagionalità – osserva Michele Pasqualotto, ricercatore di Datagiovani – con flussi in entrata e uscita di dipendenti a termine».

La metà delle cessazioni riguarderà dipendenti residenti al nord (441mila), circa il 31% al Mezzogiorno (274mila), uno su cinque nelle regioni del centro Italia.

ISTAT, OCCUPAZIONE IN CRESCITA. Intanto, sono stati resi noti gli ultimi dati Istat, secondo cui a maggio il tasso di disoccupazione è sceso al 10,7%, in calo di 0,3 punti percentuali, segnando il minimo recors da agosto 2012. L’istituto di ricertca fa notare come la stima delle persone in cerca di occupazione a maggio abbia registrato un “forte calo” (-2,9%, pari a -84 mila), con il numero dei disoccupati sceso a 2 milioni 793 mila.
Nello stesso mese, il livello degli occupati ha registrato “un sensibile aumento”, con una crescita di 114mila unità su aprile (+0,5%) e di 457mila su base annua (+2%), per un totale di 23 milioni 382mila unità (il livello più alto dal 2008). In crescita sia i dipendenti permanenti (+70mila), sia quelli a termine (+62mila per 3 milioni e 74mila)

DI MAIO: “RECORD DI PRECARIATO”. Ma per il vicepremier Di Maio non è tutto oro quello che luccica. «Stavo leggendo i dati sull’occupazione. Smettiamo di chiamarli record di occupazione, oggi abbiamo segnato un record di precariato dello Stato italiano», ha dichiarato in conferenza stampa. «Se vogliamo celebrare il lavoro deve essere stabile e dignitoso. Nel Decreto Dignità smantelleremo quella parte di Jobs Act che ha creato precariato cominciando a eliminare una serie di istituti», ha concluso.

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