Germania-Italia, storia di un amore non corrisposto

by Roberta Rianna | 2 Dicembre 2016 16:30

Scarpe a fiori, come la sciarpa. E un doppio sì, convinto. Sì al referendum, già espresso come italiana all’estero. E sì a un rapporto più sano, più maturo, tra Italia e Germania, «che finora è stato un amore non corrisposto».

Sette gradi a Firenze, quasi come nella Mitteleuropa, quando all’esterno di Bto incontriamo Anna Paola Concia, oggi consulente business development della Camera di Commercio Italiana per la Germania e protagonista con Alfonso Pecoraro Scanio di un panel sulla pizza, sulla battaglia perché diventi Patrimonio dell’Umanità, e sugli altri stereotipi italiani: il sole, il mandolino. Altro che i sette gradi di Firenze.

Dopo essersi sposata con una tedesca, l’ex deputata del Pd – volto noto delle battaglie per i diritti Lgbt e non solo – vive a Francoforte in pianta stabile, e a certe temperature dovrebbe essere abituata. E invece no: «Entriamo che si gela». Dal freddo, quello che intercorre negli scambi tra i due Paesi, parte la nostra chiacchierata.

Si parla tanto di brand reputation, migliore all’estero che in Italia. Ci dica, come siamo percepiti sul mercato tedesco?
«La Germania ci ama, ma è un amore sofferto, non corrisposto. Sono consapevoli di suscitare antipatie in gran parte degli italiani. E nonostante ciò continuano a sognare vacanze nel nostro Paese».

Che limiti riscontrano nell’accoglienza?
«Certamente la lingua: in Germania parlano tutti inglese, in Italia no, e questo crea difficoltà. E poi c’è una sorta di scontro tra culture. I tedeschi sono grandi programmatori e noi li esponiamo a una serie di imprevisti, che se da un lato fanno “colore”, dall’altro provocano veri e propri shock, tornano a casa spiazzati».

Cosa cercano in Italia i tedeschi?
«Il turista che sceglie l’Italia appartiene a un target medio-alto. Apprezza il clima, il cibo, l’arte: cerca un mix di bellezza, che l’Italia è in grado di offrire, ma che a volte risulta problematico».

Si riferisce al nodo dei trasporti?
«Senza dubbio. Il mix arte-mare, soprattutto nelle regioni del sud e nei borghi minori, non potrà mai essere appetibile se non si migliorano connessioni e trasporti».

La nuova Enit le piace?
«Molto, sono bravi. Gianni Bastianelli è molto competente. E c’è Roberta Milano, con cui ho appena preso un caffè, che ha davvero le idee chiare. Con lei stiamo studiando un progetto per il mercato tedesco».

Un progetto di promozione digitale, immagino.
«È ancora work in progress, non posso dire molto. Le anticipo solo che l’obiettivo è orientare i flussi verso le località minori, i borghi storici, costruendo un’offerta esperenziale. Condivido con Bastianelli l’intenzione di costruire e promuovere un turismo alternativo: trekking, percorsi rurali, ciclovie».

Siamo al Buy Tourism Online: lei cosa ne pensa di Airbnb e delle forme di ospitalità alternativa?
«Nessuna remora e nessun pregiudizio. Sono per il libero mercato: la concorrenza serve ad alzare il livello dell’offerta. E dunque, ben venga».

E poi, diciamocelo: la destagionalizzazione è un nodo ancora da sciogliere. I tedeschi scelgono la Sicilia anche a marzo, ma gli alberghi spesso sono chiusi.
«Esatto. I tedeschi con il calendario scolastico che varia da zona a zona, viaggiano tutto l’anno. Le case vacanza, come quelle in affitto su Airbnb, le trovi sempre. E non esiste più il problema della stagionalità».

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